Sveglia, milanesi! Sarete anche i numeri uno per qualità della vita, ma una bella lezione d'umanità ci vuole
20.11.2024
25/9, II - Calendate, precari e periferie
Guardando bene i programmi elettorali aldilà dei blocchi sulla carta più forti, si può notare prima di tutto che la vulgata nazionalista e l’attenzione alla “turba al vil guadagno intesa” che mal sopporta la ‘povera Filosofia’ (Petrarca) sia ormai davvero egemonica: persino nel testo ufficiale di 5Stelle la cultura compare tra le righe programmatiche dedicate al turismo. Con le promesse di un piano di assunzioni pubbliche, del freno alle esternalizzazioni e della lotta al precariato sottopagato, comunque, s'accentua perlomeno la connotazione sociale delle pagine gialle delle promesse di Conte sui luoghi della cultura.
A proposito, solo guardando un attimo agli alleati verdi-sinistra del Pd, ecco che ricompare per la seconda volta la parola ‘teatro’, inserita nel contesto del punto sull’Italia sociale: “ogni periferia, oltre ai servizi necessari, sarà dotata di una specificità a livello urbano che la caratterizzi (teatro, biblioteca, museo, parco…) in modo che si crei interdipendenza con le altre parti del territorio”. A specchio i 5Stelle promettono pure di promuovere la cultura anche per 'l’inclusione’ degli emarginati e dei migranti.
Dimenticata la Leopolda dove bussava alla porta di Baricco per ritrovarsi in un Campo dell’Orto (poi spedito alla Rai), Renzi lascia la scena a Calenda e alla piccola comitiva di leaderine per il centro-sinistra-Draghi. Ufficialmente presentano 68 pagine di programma, di cui 1 e mezza soltanto dedicata alla cultura. Eppure, tutto sommato, è questa la piattaforma meglio articolata, in 13 punti, con il principale intendimento di smuovere la scarsa dinamica dei nostri consumi culturali, che vede l’Italia al penultimo posto in Europa.
In mezzo a vere e proprie ‘calendate’, come la proposta di ‘un viaggio gratis a Roma per tutti gli under 25’, nell’autoproclamatosi Terzo Polo si ricordano almeno dello ‘spettacolo dal vivo’ - detto così, con categoria onnicomprensiva -, puntando a promuovere il ritorno nelle sale degli studenti e delle scuole, promettendo incentivi agli under 40 che vogliano impegnarsi nel settore, ai progetti di rigenerazione urbana e ai soggetti culturali che operano nelle carceri. Bene, peccato che poi il programma unico concreto di Azione-Italia Viva sia l’agenda Draghi e quel che già è nel Pnrr europeo, ovvero nella fantomatica ‘Missione Turismo e Cultura 4.0’, molto limitata alle pur sacrosante digitalizzazione del patrimonio artistico e abbattimento delle barriere architettoniche, con qualche mancia per l’industria cinematografica.
Se queste sono le promesse elettorali dei partiti italiani, il povero dramaholic si sente già soffocare, figurarsi gli addetti ai lavori. Resteremo ancor più chiusi rispetto alla realtà internazionale e sempre più sordi alle avanguardie. Sono tutti d’accordo, però, nei due grandi blocchi, che avremo sempre gli stessi ‘grandi’ teatri e tanti nuovi ‘grandi’ eventi, che divorano montagne di soldi pubblici e li sottraggono ad altre iniziative. Persino nell’improbabile caso di una vittoria molto diversa da quella che s’annuncia, c’è poco da sognare, a parte qualche scolaresca a teatro in più, l'apertura di piccole nuove sale di periferia oppure che la finta cooperativa non potrà più dare la miseria di 5/6 euro l’ora alle maschere.
Nella foto di Pietro Bertora, Ntando Cele in Go Go Othello a Santarcangelo Festival 2022