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E' ora di cambiare il teatro italiano e c'è chi può farlo/2: Muta Imago. Un marchio che forse vuol dire 'guarda e taci d'ammirazione'

Riccardo Fazi con Claudia Sorace, i due fondatori di Muta Imago

 Giovani, lo sono per davvero, ma solo giudicando la regista Claudia Sorace e l’autore-sound designer Riccardo Fazi dal viso fresco di bell’aspetto, poiché invece è già quasi maggiorenne il marchio di Muta Imago che li riunisce in compagnia. Quindi, propriamente tra gli ’emergenti’ - categoria peraltro ormai davvero desueta - erano stati già catalogati dopo il primo spettacolo rivelazione, una storia d’amore, di danza e di guerra originale fin dal titolo ‘(a+b)3’, che Claudia e Riccardo hanno inventato nel 2007 (1).

 Eppure, si può considerare che negli ultimi mesi Muta Imago abbia finalmente imboccato quel tragitto indiscutibilmente in levare verso la consacrazione. 

 E’ cominciato bene il 2024, con un bel Capodanno a Parigi, la notte prima dell’ultima apertura di ‘Bar Luna’, al Centre Pompidou, una sorta di esposizione attraverso un percorso immersivo, allestito in occasione della retrospettiva ‘Alice Rohrwacher, rêver entre les mondes’, e ispirato all’ultimo film ‘La Chimera’ nonché realizzato insieme alla stessa Rohrwacher. 

 Il duo Sorace-Fazi ha anche finalmente portato a termine la trilogia di spettacoli con cui, dal 2021, Muta Imago si è impegnata, come scrivono, in ‘un percorso di ricerca sulla percezione del tempo e sulle possibilità che il teatro ha di formulare nuove modalità di racconto che indaghino le caratteristiche del rapporto tra tempo, memoria e identità’. 

 Mentre ancora gira il precedente titolo, l’incantevole ‘Ashes’, che aveva fatto seguito al curioso viaggio per spettatori sull’amaca di ’Sonora Desert’, è cominciata pure la sfida forse più impegnativa, con il nuovo ‘Tre Sorelle’ da  Čechov.

 Dopo un debutto di successo al Teatro India di Roma, ha affrontato le prime prove di una piccola tournée, con la riproposta al TPE di Torino (che co-produce con Teatro di Roma) e l’attesa due giorni a Milano, in Triennale Teatro, per il festival FOG.

 Terza notizia che fa di quest’inizio 2024 il periodo clou per Muta Imago in Italia, a giugno i due fondatori della compagnia sono attesi alla Biennale Teatro di Venezia, nientemeno che come docenti di un workshop di quattro giorni. Il tema della loro masterclass di Biennale College sarà proprio lo stesso della trilogia, le nuove forme possibili di un teatro che si misuri con un’altra idea del tempo, entrando appunto nel merito di questo ‘Tre Sorelle’.

 Spettacolo notevolissimo, che peraltro è annunciato per il 15 marzo al Teatro Astra di Vicenza (non a caso un’altra sana realtà attenta all’innovazione), ma attende un più significativo calendario di rappresentazioni su altre piazze italiane, e se ne riparla casomai tra una stagione. 

 Il nostro sistema teatrale, si sa, soffre di cronica sordità, persino ai volumi alti che sono propri del linguaggio con cui Fazi e Sorace hanno riletto Čechov.

 Vale quel che vale, per certi nostri burocati, pure se Muta Imago è un marchio considerato nel teatro artistico in mezza Europa, e pure se sono stati già invitati ai festival internazionali da Teheran a Mosca...

Anzi, Claudia e Riccardo hanno potuto crescere ancora trasferendosi per un quinquennio a Bruxelles e dintorni, sperimentando e affinando ulteriormente sensibilità, ampiezza e coerenza del loro progetto di proposta artistica.

 A dire il vero, qualche osservatore temeva che i Muta Imago se la fossero proprio data a gambe dalla nostra scena e, più in generale, dal teatro-teatro, dopo questi anni di trasloco belga seguiti dal biennio segnato dal Covid.

 Così, all’inizio del ’23 Matteo Torterolo ha chiesto direttamente a loro se, per caso, fossero spariti anche in seguito a un certo approccio di ‘restaurazione’ che ha travolto tante timide novità degli anni Zero. E si era sentito rispondere così: ‘Quella che tu chiami restaurazione, purtroppo, è sempre al lavoro. Contro la paura non possiamo che continuare a mettere in campo le forze dell’immaginazione’.

 Ecco, a seguire, anche l’enunciazione di una poetica complessa, fin quasi all’altezzosità: ‘in questa fase del nostro percorso sentiamo il forte desiderio di entrare in relazione con una tradizione precisa per metterci alla prova e per mettere questa alla prova del tempo. 

 La fisica quantistica e la fenomenologia ci dicono che il tempo lineare non esiste, ma noi continuiamo a percepire la nostra finitezza e ad averne paura, come i nostri antenati di 30mila anni fa. 

 In che modo il teatro può dialogare con questa paura? 

 Non ci siamo mai allontanati dal teatro, ma è vero che ogni ricerca porta con sé l’immaginazione di forme adatte a raccontarla’. 

 Questa nuova prova teatrale cechoviana così ben riuscita, dopo la sequenza di ultime produzioni nei vari linguaggi, danza contemporanea, musica e perfomance, chiude per Muta Imago la trilogia sul tema del tempo e insieme anche il percorso nell’ambito del progetto Oceano Indiano, ideato per rinnovare il Teatro di Roma da Francesca Corona, sfruttando appunto il Teatro India.

 Già nelle parole con cui fu presentata, il 23 febbraio del 2020, quest’idea sembrava davvero ambiziosa visto l’ambiente circostante. Corona immaginava ‘un teatro-oceano dal respiro triennale, che nasce con cinque compagini artistiche in residenza: Fabio Condemi, DOM- (Leonardo Delogu e Valerio Sirna), Industria Indipendente (Erika Z. Galli e Martina Ruggeri), mk e Muta Imago (Riccardo Fazi e Claudia Sorace), una pluralità di visioni e creatività, provenienti da generazioni e discipline diverse, insieme per offrire non solo spettacoli, ma ibridazioni ed esperienze non convenzionali’.

Purtroppo è finita in fretta la parabola romana di un talento come Francesca Corona, anche se qualche seme lanciato in quell'oceano ha dato ottimi frutti.

La nostra scena artistica e l’istituzione davvero malconcia della Capitale hanno perso qualcosa; Francesca Corona, che in Francia aveva già diretto il Dansem di Marsiglia, ha invece guadagnato ‘sic e simpliciter’ il trasferimento a Parigi, dov’è stata chiamata dal più che prestigioso Festival d’Automne come direttrice per la parte teatro, danza e arti visuali (la parte musicale è da tempo solidamente nelle mani di Joséphine Markovits). 

 Altro che baruffe destra-sinistra sulle nomine, con il tira-e-molla tra Luca De Fusco e ‘Ninni’ Cutaia, altro che pseudo-manager e presidenti e figli di presidenti: basterebbe guardare a chi sa proporre davvero un teatro artistico contemporaneo di livello internazionale e i primi ad alzare questo sguardo con serenità dovrebbero essere gli osservatori esterni, a partire dal mondo dell’informazione, come ha ben spiegato la stessa Corona

 Che il dio della scena stramaledica burocrati e baroni e chi li protegge. E benedica ancora tante volte quelli come Claudia e Riccardo, le migliori compagnie e gli outsider di genio.

Una scena di 'Tre sorelle': da sinistra si distinguono Arianna Pozzoli, Federica Dordei e Monica Piseddu (foto di Gaia Adducchio)

(1) da https://www.mutaimago.com/en/biografia/

 Muta Imago è una compagnia teatrale nata a Roma nel 2006. E’ guidata da Claudia Sorace, regista, e Riccardo Fazi, dramaturg e sound artist, ed è composta da tutte le persone che sono state, sono e saranno coinvolte nella realizzazione dei lavori. La continua ricerca di forme e storie che mettano in relazione la sfera dell’immaginazione con quella della realtà presente, umana, politica e sociale, porta la compagnia negli anni a investigare diverse forme di arti dal vivo: il teatro, la performance, il teatro musicale, la radio, con l’obiettivo di cercare sempre la forma migliore per indagare al presente il rapporto tra l’essere umano, il suo tempo e il suo sentire.

 Gli spettacoli della compagnia sono da anni presentati e co-prodotti dai più importanti teatri e festival nazionali e internazionali. 

Da tre anni la compagnia sta portando avanti un percorso di ricerca sulla percezione del tempo e sulle possibilità che il teatro ha di formulare nuove modalità di racconto che indaghino le caratteristiche del rapporto tra tempo, memoria e identità. Fanno parte di questa ricerca gli ultimi lavori prodotti: Tre Sorelle (2023), Ashes (2022) e Sonora Desert (2021).

 Nel 2022 Muta Imago ha vinto il Premio Ubu per il miglior progetto sonoro e miglior attore protagonista (Marco Cavalcoli) per lo spettacolo Ashes; nel 2021 il progetto Radio India, co-ideato dalla compagnia, ha vinto il Premio Speciale Ubu e il Premio Rete Critica. Nel 2013 Muta Imago è arrivata finalista ai Premi Ubu con il progetto Art You Lost? 

 Nel 2011 Claudia Sorace ha vinto il premio come migliore regia e migliore spettacolo con (a+b)3 al XXIX Fadjr Festival di Tehran. Nel 2009 Muta Imago ha vinto il Premio Speciale Ubu, il Premio della critica dell’ ANCT e il premio DE.MO./Movin’UP. Nello stesso anno Claudia Sorace ha vinto il Premio Cavalierato Giovanile della Provincia di Roma e il Premio Internazionale Valeria Moriconi come Futuro della scena.

 Dal 2018 la compagnia è finanziata dal Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo come Impresa di produzione teatrale di teatro di ricerca e di innovazione.

 Nel triennio 2019-2022 Muta Imago è stata artista residente del Teatro di Roma, all’interno del progetto Oceano Indiano.

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