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Altro che 'ottobre è bello, tieni pronto l'ombrello'! Corri a Reggio Emilia dopo la tempesta

La compagnia Rosas nel prologo di EXIT ABOVE (foto di Anne Van Aerchot)

 Chi è che non conosce qualche spettatore appassionato d’emozioni artistiche che, almeno una volta su due, esca da teatro brontolando ‘non ci casco più’? Eppure anche il pessimista più convinto sull’immiserimento del nostro teatro di prosa, potrebbe sostenere con convinzione la teoria che ‘la danza invece no’, ovvero che a restare pur sempre vivace è perlomeno la scena del balletto e del cosiddetto performativo, laddove soprattutto viene presentato da scuole o da compagnie di caratura internazionale. 

 E non è solo una questione di grandi maestri, ma anche sì.

 Ora, questa comune convinzione che la danza contemporanea tenga in qualche modo vivo il teatro stesso (e non da oggi, vedi Pina Bausch) vale un po’ anche al rovescio: per così dire, è l’ottimo risultato delle ambizioni teatrali di vari protagonisti della scena perfomativa, nati e cresciuti come ballerini.

 Potrebbe essere questo anche il caso, acclarato e riverito da anni ormai, di Anne Teresa De Keersmaeker. Lo conferma il nuovo spettacolo della sua Compagnie Rosas, intitolato ‘EXIT ABOVE, after the tempest’, che ha esordito nella casa madre di Bruxelles, per poi affrontare una lunga tournée.

 Per tornare a bomba, ossia al balletto che ora letteralmente ‘si mangia’ la scena drammatica, EXIT ABOVE ha trovato un posto d’onore sia nel festival teatrale più importante di Francia, quello Avignone, sia alla Biennale Danza di Lione, una delle manifestazioni più prestigiose dedicate al mondo del balletto contemporaneo.

 E’ anche già passato una prima volta per l’Italia, dove ha inaugurato il Roma Europa Festival, che è ‘di tutto e di più’ performativo interdisciplinare (quest’anno, peraltro, un po’ meno puntato sulla musica e più sul balletto). 

 Nell’agenda degli spettacoli da non perdere di ottobre, questo nuovo gioiello ‘tempestoso’ va sicuramente messo ai primissimi posti, e l’ultima opportunità di vederlo senza sobbarcarsi viaggi internazionali è per domenica 8 ottobre a Reggio Emilia, Teatro Valli.

 De Keersmaker è solo uno dei primi grandi nomi europei, da Morau ai Peeping Tom, che animeranno la XV edizione della sempre straordinaria iniziativa che è il Festival aperto de I Teatri reggio-emiliani. Qualche posticino c’è ancora, coraggio, presto ‘EXIT ABOVE’ sarà sold-out, come è stato quasi dovunque.

 Che cosa ha di così particolare questo nuovo spettacolo della De Keersmaeker? Anzi, più provocatoriamente: che cosa può avere ancora di tanto importante da esprimere un’ormai più che riverita maestra della scena e della coreografia, dopo una quarantina d’anni di carriera ad alto livello? 

 Tanto più la domanda non pare solo retorica se si parte dall’idea che, guardando il punto di vista strettamente di parola del contenuto - e non spoileriamo niente di più di quanto abbiano già fatto gli autorevoli critici come Franco Cordelli - in fondo è un’opera che muove dall’Angelus Novus di Paul Klee, così come è stato interpretato nelle 'Tesi sulla Storia' di Walter Benjamin, per parare sul finale più misericordioso dell’originale shakespeariano 'The Tempest', con Prospero che depone il bastone della magia. 

 Oltretutto - e ci limitiamo a notare quanto si vede dalle foto di scena distribuite - EXIT ABOVE è un’opera che si apre visivamente con la citazione della classica rappresentazione de ‘La Tempesta’ a grande telo volante, modello Giorgio Strehler fine anni Settanta, piuttosto che Alessandro Serra l’altro ieri: in questo caso un semplice grande velo bianco mosso da un ventilatore, che poi viene fermato (e cominciano pochi minuti d’attesa davvero magici…).

 Adesso, però, basta. Chi vuole si legga in nota (1) la scheda ufficiale dal sito di Rosas, tenendo presente l’ironia di fondo, appena stemperata dal traduttore automatico, per esempio quando l’inarrivabile Anne Teresa cita testualmente Franz Schubert come ‘il più noto cantautore del XIX secolo’ e si riporta così con ammirevole leggerezza a un’immagine emblematica del Romanticismo come il Viandante… 

 Non aggiungeremo altro, se non la storia di come sia nato dal caso - o dal magico potere del riordino, che è lo stesso - questo spettacolo di rara e universale bellezza, di straordinaria efficacia proprio teatrale.

In un pomeriggio libero, mentre scartabellava tra vecchi Lp e Cd in casa, ad Anne Teresa è tornato tra le mani un disco in vinile nero che nemmeno ricordava di avere.

 Dalla copertina è uscito un vecchio biglietto firmato Jean-Marie Aerts, con una nota mai letta prima. C’era scritto: ‘Potresti ascoltare questo?’

Jean-Marie aveva un gruppo con il cantante Arno Hintjens, i TC Matic, che la De Keersmaeker ricordava molto bene, perché all’inizio degli anni Ottanta quella musica cosiddetta 'eurorock', che mescolava stili diversi, era stata un po’ anche la sua colonna sonora nel tempo libero, quando andava lei stessa a ballare per rilassarsi nei locali di Bruxelles.

Nel biglietto fatalmente riemerso quasi 25 anni dopo, c'era solo un numero di telefono fisso del 1996 e il caso ha voluto che fosse ancora valido. 

 Chiacchierando con Aerts per invitarlo a preparare le musiche di un’eventuale nuova coreografia che muovesse da un celebre pezzo blues di Robert Johnson, la prima sensazione di Anne Teresa è stata quella che era assolutamente necessario includere una voce. E sempre il caso, ovvero la memoria, le ha fatto ricordare i video di Meskerem Mees che aveva visto su YouTube. 

 Lavorando poi tutti insieme alla colonna sonora, è stata la stessa cantautrice di origini etiopi a chiedere di poter esordire in scena e di affrontare la sfida dello spettacolo al fianco di Carlos Garbin, che era già un ballerino di Rosas ma pure un musicista che avrebbe suonato dal vivo. E il risultato è strepitoso: ‘above exit’ pure Meskerem.

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QUEL PAESAGGIO DENTRO DI NOI

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La schermata dal sito di Rosas con Meskerem Mees in primo piano durante lo spettacolo

NOTA (1)

EXIT ABOVE
after the tempest / d'après la tempête / naar de storm
Scheda ufficiale della compagnia

Per EXIT ABOVE, Anne Teresa De Keersmaeker torna sui suoi passi: alle radici della danza, alle radici della musica pop occidentale. Fin dai suoi primi lavori, "il mio camminare è il mio ballare" è uno dei suoi principi guida: camminare come forma primaria di movimento, così familiare che difficilmente ci fermiamo a pensarci. Anche per quanto riguarda la musica, De Keersmaeker intraprende un viaggio verso un punto di partenza che è in realtà un'intersezione: le radici della musica pop, il blues, e le sue misteriose "note blu", zone intermedie, tra maggiore e minore, dolore e gioia.

 Il punto di partenza dello spettacolo è la canzone ‘Walking Blues’ del leggendario artista blues Robert Johnson; anche se il viaggio riporta a ‘Der Wanderer’ di Schubert, il più noto cantautore del XIX secolo. Meskerem Mees, cantautrice fiamminga emergente con radici etiopi, comporrà una serie di variazioni, permutazioni e altri adattamenti di "canzoni che camminano", insieme a Jean-Marie Aerts, architetto del suono dei TC Matic, la leggendaria formazione rock belga degli anni '80 che ruota intorno al cantante Arno, e al ballerino e chitarrista Carlos Garbin.

 In EXIT ABOVE, la camminata come movimento primordiale e il blues come fonte musicale si incontrano. Dal punto di vista coreografico, De Keersmaeker si muove sempre dall'apertura organica di materiale di movimento semplice verso la complessità spaziale e fisica, utilizzando precisi schemi geometrici.

  EXIT ABOVE esplora la tensione tra il marciare insieme e l'uscire, tra il romantico "wandern" (vagare) solitario e il potenziale politico di un gruppo di persone disarmate che camminano insieme, l'individuo e il collettivo, la linea e il cerchio. L'atto del camminare è in contrasto con l'egemonia della funzionalità e dell'efficienza. 

 È uno sforzo che non produce nulla, se non lo scorrere del tempo e l'attraversamento dello spazio. Tuttavia, camminare genera anche pensieri e reminiscenze che rivelano quanto il nostro mondo interiore sia anche un paesaggio, un paesaggio che spesso può essere attraversato solo a piedi.

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