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Aprite l'agenda e fate il conto: 7 imperdibili appuntamenti al Presente Indicativo, più 1 a Fog, più 4 dibattiti, meno...

Hannah Morrish con Jacob Warner in 'The Confessions' (foto di Alipio Padilha)

 Dalla A di Andreatta alla Z di Zeldin, bando alle ciance: il ‘Presente’ del teatro artistico è ‘indicativo’ di un forte ritorno alla realtà. E l’appuntamento con la seconda edizione del festival internazionale del Piccolo Teatro a Milano offre agli appassionati varie ghiotte occasioni che, tutto sommato, rendono onore al pomposo sottotitolo ‘Milano Porta Europa’.

 Ecco una prima scelta, per un ideale palinsesto di appuntamenti da non perdere all’inizio di maggio a Milano: accanto a vari spettacoli di Presente indicativo s’inserisce di rigore anche una data per l’evento di chiusura del festival di Triennale Teatro FOG

1) Al via, il 4 e 5 maggio, nella sede della galleria d’arte Assab One, un ex edificio industriale nella prima periferia, a due passi dalla fermata della MM2 Cimiano, sarà allestito il nuovo spettacolo ‘Frankenstein’ di OHT Office for a Human Theatre, con regia, scena e scrittura di Filippo Andreatta. Per chi non lo sapesse ancora, è una delle realtà più interessanti della nuova scena italiana, caratterizzata da una particolarissima scelta di contenuti e di format coerenti, che mira a proporre un nuovo genere a parte, il cosiddetto ‘teatro di paesaggio’. Anche in questo caso, seppur ispirata al mito letterario del mostro di Mary W. Shelley, la rappresentazione creata da OHT va dritta al cuore del problema ecologico, facendo perno sul suono e la musica eseguite dal vivo di Davide Tomat e i gesti performativi di Silvia Costa e Stina Fors

2) Con perfetto tempismo si può alternare l’appuntamento con ’Frankenstein’ alla riproposta contemporanea, il 4 e 5 maggio al Teatro Strehler, di ‘Saigon’, il capolavoro che nel 2017, dopo il festival d’Avignone, ha portato all’attenzione del teatro artistico la figura di Caroline Guiela Nguyen, autrice e regista di origini vietnamite. Si parla di 200 minuti, compreso intervallo, tutti ambientati dentro un ristorante che si trova, alternativamente, a Saigon nel 1956 – anno delle ultime partenze dei francesi dell’Indocina – e a Parigi nel 1996 – quando il governo vietnamita autorizzò le persone a ritornare nel proprio paese natale. 

3) Martedì 7 maggio gli appassionati più previdenti si sono già accaparrati il posto in Triennale Teatro, dove si conclude grandiosamente FOG con l’arrivo - per la prima volta a Milano, con tanto di spettacolo inedito ’To Da Bone’ - di un marchio tra i più importanti del teatro-danza contemporaneo, (LA)HORDE. E’ un collettivo di coreografi e artisti visivi (Marine Brutti, Jonathan Debrouwer e Arthur Harel) che ha assunto la direzione del Ballet national de Marseille nel 2019 e un anno dopo l’altro ne ha costruito un punto di riferimento internazionale il cui prestigio spazia ormai dal pop alla moda.

4) Occhi puntati di nuovo verso il Teatro Strehler, il 9-10-11 maggio, per l’appuntamento con la prima italiana di ‘The Confessions’ che vede finalmente arrivare a Milano uno dei nuovi guru del teatro di realtà contemporaneo, Alexander Zeldin. Regista di origine inglese che è di casa a Parigi da anni, Zeldin questa volta mette in scena un intreccio di storie vere di donne della working class nella Londra thatcheriana, partendo dalla vicenda umana di sua madre, così come l’ha ricostruita personalmente, intervistando anche le sue amiche. 115 minuti di realtà nuda e cruda, come le avvertenze in locandina segnalano: ‘Lo spettacolo presenta scene di nudo e rappresentazioni, fuori scena, di violenza sessuale che potrebbero urtare la sensibilità degli spettatori’

5) Attenzione a combinare, più o meno negli stessi giorni, 10-11-12 maggio, l’appuntamento al Teatro Studio Melato con la prima quasi fiabesca de ‘La Obra’ di Mariano Pansotti presentata come ‘un’articolata riflessione sui meccanismi della rappresentazione, che invita lo spettatore a districarsi tra il vero e il falso nel grande teatro del mondo’. Tutto parte dall’intrigante vicenda di un ebreo polacco sopravvissuto allo sterminio nazista che, emigrato per rifarsi una vita in Argentina, nel 1962 cominciò a costruire scenografie che riproducevano fedelmente i luoghi della sua vita in Polonia. Parliamo di uno spettacolo, tanto per aggiungere una piccola nota, scelto da Milo Rau per il suo primo cartellone da direttore di Wiener Festwochen.

6) Quasi in chiusura e sicuramente tra gli eventi clou dell’intera stagione, il 16-17-18 maggio al Teatro Strehler, l’ambiziosissimo ‘Rohtko’ - sì con le consonanti centrali sbagliate apposta, il pittore Mark è Rothko - di Łukasz Twarkowski: 235 minuti di spettacolo in lingua lettone, inglese, polacca e cinese, con sovratitoli in italiano e inglese, per raccontare una storia che parte da un clamoroso falso Rothko, dipinto da un cinese che insegnava matematica nei Queens, per affrontare i temi chiave dell’arte nella società contemporanea. Chi ha avuto occasione di vederlo a Parigi ne parla con entusiasmo e di sicuro Twarkowski con questa sfida è entrato nel novero dei registi teatrali europei da tenere d’occhio. 

7) Infine, combinata possibile il fine settimana conclusivo, 18-19 maggio, tra i due vicini eventi musicali, ‘Mothers. A song for wartime’ al Teatro Studio Melato e ’Nina’ allo Strehler. Diciamo pure che in questo caso ci deve essere dimestichezza e/o propensione per l’originalità delle proposte. In ‘Mothers’ di Marta Górnicka (regista fondatrice del Political Voice Institute al Maxim Gorki Theater di Berlino) un coro di donne canta per 60 minuti in ucraino, polacco e bielorusso il dramma delle violenze sessuali durante le guerre. ‘Nina’ di Fanny & Alexander con il soprano Claron McFadden è una sorta di omaggio alla figura di cantante e militante di Nina Simone.

Un'immagine di ‘Rohtko’ di Łukasz Twarkowski (foto di Arturs Pavlovs)

INCONTRI E QUERELLE, IL SALE DEI FESTIVAL

 Non ci sarebbe festival senza dibattiti e senza la possibilità di una più corta distanza, anche fuori scena, tra il pubblico e gli artisti. Perciò, intanto che andate a caccia dei vostri biglietti, prenotatevi attraverso il sito del Piccolo Teatro per assistere anche ad alcuni incontri. Per chi ancora non ne avesse fatto esperienza, in genere i creatori e registi internazionali sono abituati a una maggiore disponibilità al dialogo e al confronto diretto con il pubblico. 

 Limitando al massimo si possono scegliere alcune date e personalità, ovvero: 

1) domenica 5 maggio, alle 18, nella galleria Assab One, a ingresso libero, Filippo Andreatta

2) venerdì 10 maggio, alle 18, sul sagrato davanti al Teatro Strehler, Alexander Zeldin;

3) sabato 18 maggio, alle 17, sempre davanti allo Strehler, Łukasz Twarkowski;

4) sabato 18 maggio, intorno alle 20.30, al termine dello spettacolo al Teatro Studio Melato, Marta Gòrnicka.

 Tutti gli incontri saranno introdotti e moderati da Graziano Graziani, scrittore, esperto di teatro e conduttore radiofonico, che ha una certa consuetudine con gli eventi pubblici: presenta anche la serata conclusiva del Premio Ubu, in cui figura nel cosiddetto ‘comitato scientifico’. Quest’anno avrà il suo bel daffare a districarsi tra i candidati al riconoscimento per il migliore spettacolo internazionale, dai due festival FOG e Presente Indicativo di Milano a Venezia Biennale Teatro, da Vie di ERT a Colline Torinesi, non mancano certo ospiti degni di nota.

 Parlando di geopolitica teatrale, alcune scelte di Presente Indicativo sembrano condizionate da interessi di fatto, pur lodevoli, come l’impiego di artisti associati e la valorizzazione di coproduzioni, altre decisioni paiono piuttosto segnate da affinità e simpatie. Per esempio, è più che comprensibile l’attenzione nei confronti del teatro cileno di Claudio Longhi, soprattutto dopo ‘Ho paura torero’, ma…

 Anche solo confrontando la programmazione dell’ultimo Mitem di Budapest (il festival ungherese vanta la direzione artistica di Theodoros Terzopoulos, il grande regista greco che da anni lavora anche in Italia, in Emilia Romagna per ERT) si possono però notare alcuni buchi significativi, in particolare riguardo al ricchissimo teatro di lingua tedesca e alla gloriosa tradizione russa. 

 Alzi la mano chi non avrebbe voluto vedere, per citare un caso soltanto, la versione di ‘Anna Karenina’ firmata dal maestro di origini lituane Rimas Tuminas e già rappresentata, tra l’altro, anche a Parigi, dove è stata considerata un autentico capolavoro. Lo spettacolo è stato prodotto dal Teatro Gesher di Tel Aviv perché Tuminas si è auto-esiliato in Israele da quando ha dovuto lasciare la Russia, dove dirigeva il Teatro Vakhtangov a Mosca, per aver preso posizione contro l’invasione dell’Ucraina. 

 Per lo stesso motivo ha conosciuto enormi problemi anche Lev Dodin, di cui non si sente più parlare, anche è stato per anni puntualmente ospite del Piccolo Teatro, e nonostante sia diventato di fatto, dopo la scomparsa di Peter Brook, il più grande regista teatrale europeo vivente.

 Ci sarebbe poi la questione belga, considerando che è nel cuore dell’Europa che negli ultimi anni si sono concentrate tante esperienze innovative. Ora è pur vero che a Biennale Venezia quest’anno c’è un filo diretto evidente con Gent, e che al REF di Roma è stato annunciato addirittura un matrimonio formale con le istituzioni culturali fiamminghe. Ma anche a Milano sarebbe stato bello vedere arrivare qualche teatrante da Molenbeek o dintorni. 

 Ecco, per chiudere, sono tutte querelle laterali, da appassionati frequentatori di festival internazionali, e ognuno poi stilerebbe in quattro e quattr’otto un altro elenco dei migliori d’Europa. Resta che, in concreto, questo Presente Indicativo offre comunque numerose occasioni di grande interesse.

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