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Bruciano ancora Černobyl’ e il crollo dell'Urss ma se ne può pure ridere di gusto

Una scena di Černobyl’ (foto Marcella Foccardi)

 Sabato sera del 4 novembre, a Milano zona Isola, sotto la pioggia battente, nell’atrio del Teatro Fontana tra una folta pattuglia della cinquantina di spettatori che erano in attesa della seconda replica del nuovo spettacolo Černobyl’, l’argomento principe era più o meno la titubanza: ‘oddio, speriamo che non sia troppo pesante…disastro nucleare e crollo del comunismo…’. 

 Intanto andavano quasi a ruba i piccoli adesivi quadrati con un vago contorno di nuvole rosso fuoco e la scritta in maiuscolo ‘BRUCIA ANCORA’, che sarebbe poi il brillante titolo della stagione teatrale di questo quinto polo milanese, quinto per così dire, riunito tra questa bella sala parrocchiale all’Isola e il centro di produzione Elsinor. 

 All’uscita giravano anche i programmi con la stessa focosa scritta dell’adesivo e, peraltro, siccome pioveva davvero a dirotto, e tanti spettatori si sono attardati nell’atrio del teatro o sotto i portici della chiesa, sperando in qualche pausa del temporale, si poteva ascoltare quasi il ritornello: ‘non pensavo che potesse essere così divertente uno spettacolo con questo titolo e con questi temi’.

 Va subito notato il particolare che il record delle risate l’ha fatto registrare una ragazza seduta in sesta fila tra un gruppo di giovani che, ad occhio e croce, potevano essere bambini quando hanno tirato giù le Torri Gemelle, non l’Urss; ridevano con più ritegno gli adulti che nella seconda metà degli anni Ottanta erano già elettori, magari del Partito comunista italiano.  

 Ecco, ciò premesso, veniamo a questo benedetto ‘Brucia ancora’ (1).   

 Di titoli pomposi per stagioni teatrali che non potranno mai essere all’altezza del claim, come dicono gli addetti ai lavori, è pieno il mondo, purtroppo. Senza andare troppo distanti, al Piccolo Teatro va in scena ‘il corpo DELLE PAROLE’, scritto così forse per sottolineare il doppio senso tipografico: arriva dopo ‘La misura delle cose’ e, addirittura, ‘Presente indicativo’, che era la rassegna internazionale, d’indubbia alta qualità, per i 100 anni dalla nascita di Strehler e i 75 da quella del teatro stesso.

 In Triennale, dismesso l’impegnativo logo di Teatro dell’Arte, si prendono comunque sul serio (Boeri docet) e non nascondono la sana vocazione di sprovincializzare un po’ la scena teatrale di Milano, tanto da presentarsi come ‘Lo sguardo sul mondo’. Vedi il manifesto originale e poi sic. 

 Il sempreverde Parenti non s’accontenta di aver inglobato pure la piscina accanto, battezzandola ‘Bagni misteriosi’, ma va ancora ‘In viaggio’, che sarebbe semplice se non fosse scritto con la specifica dopo un trattino ‘- incontro ad altri viaggiatori’… Attende visite Andrée Ruth Shammah, che ha annunciato di dismettere almeno i panni della regista. 

 Persino il post-punkeggiante Elfo Puccini, che subito dopo il lockdown si era rifugiato in un prosaico invito ‘Esci di casa, vieni a teatro’, per questa stagione senza false umiltà promette: ‘Ampie vedute’. 

 Per carità, non c’è confronto con Walter Malosti: appena arrivato alla guida di Emilia Romagna Teatro, garantisce ‘Nuovo Cielo, Nuova Terra’ (che poi nella canzone di chiesa 'cieli e terra nuova' sono seguiti dal verso ‘e il Signor verrà’…). Per finire con altri poli pubblici molto ben finanziati, a Roma l’Argentina nasconde nel minuscolo l’intento metafisico, ‘vero tuo infinito’, il teatro di Torino infioretta ‘Lo spazio del tempo’ e via elencando.

 ‘Brucia ancora’, dunque, e brucia ancora sia: non sarà un titolo capolavoro originale, l’hanno usato anche i rapper Dogo, ma in cotanto panorama istituzionale suona come il segnale di vita da un altro pianeta, sicuramente meno ricco e meno ‘marketing oriented’ di quello che, al meglio, fa segnare anche i ‘sold out’ in cartellone, come capita ora per l’esordio teatrale di Nanni Moretti. 

 Questo Černobyl’ è il titolo d’apertura della stagione, e si mostra decisamente all’altezza delle brucianti promesse. E’ al Fontana in cartellone fino al 26 novembre e quindi non vorremmo mai rovinare lo spettacolo a chi volesse andare a vederlo, speriamo tanti come si meritano alla luce delle prime rappresentazioni. La compagnia degli attori dà un’ottima prova (peraltro come succede in genere agli Elsinor-iani), il testo di Federico Bellini è eccellente - tanto di cappello - e l’allestimento imprevedibile e davvero coerente. 

 Senza spoilerare troppo, si può aggiungere che il relais tra incidente atomico e la’ fine della storia’ viene pregevolmente giocato sul piano grottesco, con citazioni e riferimenti alla cultura russa, al romanzo e anche al teatro che fu delle avanguardie. Nonostante il più che difficile tentativo di mettere a tema - e in qualche modo irridere - il comunismo e la realtà sovietica, Černobyl’ non passa mai il segno politico.  

 Non sarà uno spettacolo perfetto, ma almeno non è antistorico anche come linguaggio teatrale, anzi è molto fresco, nel senso di cool, forse un filo troppo. Eppure si meritano gli applausi quei due-tre passaggi davvero strepitosi, i personaggi così bene a fuoco, il virtuosismo del testo… Poi, sì, ci sarà pure qualche scena che non pare proprio così indovinata, ma è inutile star lì a dire adesso quale, tanto il regista Michele Sinisi ha mestiere da vendere e saprà già da solo dove aggiustare il tiro. 

Un'altra scena dello spettacolo al Fontana (foto Marcella Foccardi)

(1) Dalla presentazione della stagione del Teatro Fontana, fatta nel giugno ’23


Brucia ancora.

Il claim della stagione racconta una passione ancora viva nel tempo, una ferita aperta che continua a far male, una città in fiamme, un crepitare infinito di un fuoco che, sotto la cenere, non si rassegna a spegnersi.

Brucia ancora.

Quest’anno prendiamo in prestito queste due parole, che scivolano via veloce sulla lingua fondendosi l’una nell’altra, per evocare significati multipli: amore, dolore, macerie, ostinazione, tensione all’infinito. C’è tutto questo nel programma della stagione 2023/2024 del Teatro Fontana. Ci sono tante braci che crepitano ad alternanza in ogni spettacolo proposto. La tragedia di Černobyl’, l’amore tradito della Piccola Compagnia Dammacco, la complessità del conflitto israelo-palestinese di Birds, la violenza dell’assenza in La ferocia e così via, fino a delineare una percorso all’interno di tutto ciò che non si spegne, della vita che palpita.

Questa nuova stagione vuole essere un grande racconto, un incubatore di domande, visioni e sentimenti, di narrazioni interconnesse, in gran parte di autori contemporanei e incentrate sui temi cruciali dell’oggi, per interrogarci su cosa sta cambiando nelle nostre sensibilità, esplorando i segni di una realtà in mutamento e trasformando le inquietudini in possibilità di bellezza. (Rossella Lepore, Direttrice artistica)


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