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C'è sempre un'Elena di mezzo, e a Milano sono due, anche per far ripartire la guerra delle donne

Elena Russo Arman, prima a sinistra, ne 'I Corpi di Elisabeth' all'Elfo Puccini
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UN QUADERNO DAL CARCERE DI RITSOS

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 Il tempo delle donne è arrivato, anche nei teatri. E’ la ventata di metà gennaio, che registra innanzitutto come una perla rara l’appuntamento con la nuova ‘Elena’, dal testo del poeta greco Ghiannis Rissos, che viene portato in scena, al Teatro Out Off di Milano, da Elena Arvigo, prima della ripresa del suo ‘Monologhi dell’atomica’, premio Le Maschere 2023.

 'Elena' è l’ultimo dei 14 poemi brevi di Ritsos che fanno parte del ciclo intitolato ‘Quarta dimensione’ (pubblicato in Italia nel 2013 da Crocetti editore). Lo scrittore militante comunista perseguitato dal regime dei Colonnelli, ha scritto 'Elena' nel 1970 durante la prigionia a Karlòvasi (Samo). 

Più che l’ennesimo racconto sulla mitologica dèa contesa, per Ritsos Elena è un personaggio storico attraverso il quale parlare in filigrana del presente, aggirando la censura. Nel monologo quella che un tempo era considerata la donna più seducente del suo mondo, è ormai un’anziana abbandonata nelle mani delle sue infedeli domestiche, è amareggiata e vive solo ricordando il glorioso passato, anche se ha dimenticato persino il nome di molti i suoi amanti…

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ETTY, ANNA E ALTRE IMPERDONABILI

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 Elena Arvigo si era già impegnata in un primo studio del testo di ‘Elena’ di Ritsos nel 2013, proprio mentre decideva di varare il lodevolissimo progetto ‘Le Imperdonabili’ dedicato a straordinarie figure di donne, mitiche e reali, partendo da due eroine contemporanee per cui l’atto di scrivere diventa simbolo e testimonianza di resistenza.

I primi titoli delle Imperdonabili sono stati ‘Etty Hillesum, o della resistenza del pensiero’ e ‘Donna non rieducabile’ ispirato ai reportage di Anna Politkovskaja. Sono seguiti poi ‘I diari della guerra’, tratto dal ‘Dolore e dai quaderni della guerra’ di Marguerite Duras, e ‘La Metafisica della Bellezza’, lettere dalle case chiuse, che finirono fuorilegge solo nel 1958 grazie alla tenacia di Lina Merlin, prima donna ad essere eletta in Senato.

 Con quella capacità particolare, e riconosciuta dal pubblico degli appassionati, di saper toccare le corde profonde dell’emozione, la Arvigo si è fatta notare qualche anno fa anche per l’impegnativa prova in ‘4:48 psychosis’ di Sarah Kane, l’ultimo testo di un’autrice teatrale di culto, morta suicida nel 1999, che verrà riproposto in primavera sempre all’Out Off.

Enrico Fiore, che persino i dramaholici più sospettosi nei confronti dei critici considerano un maestro, ha scritto addirittura: ‘Il fatto è che Elena Arvigo non si limita a rientrare, sul piano tecnico, fra le migliori attrici italiane in circolazione. Possiede una sensibilità rara, voglio dire una sensibilità prensile: nel senso che lei sente il testo non solo con il cervello, ma anche con tutto il resto del corpo, appropriandoselo con un trasporto sofferente e gioioso insieme. E gli si concede, dunque, con la stessa naturalezza del respiro’. 

La citazione

Rimani ancora un poco. Si è fatta sera. Il vello d’oro di cui dicevamo – Oh, il pensiero/
arriva in ritardo per noi donne – è quasi riposante. Gli uomini al contrario/
non si fermano mai a pensare – forse hanno paura; forse non vogliono/
guardare in faccia la paura, guardare la loro stanchezza, riposarsi –/
vili, vanitosi, indaffarati, avanzano nel buio. I loro abiti/
sentono sempre del fumo di un incendio cui son passati accanto o in mezzo/
senza saperlo. 

di Ghiannis Ritsos (trad. it. di Nicola Crocetti) da 'Elena'
Elena Arvigo nella locandina di 'Elena' di Ritsos, che sarà in scena all'Out Off
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PIU' ELISABETTIANA DI COSI'...

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 E’ un’altra Elena, e un’altra interprete riconosciuta d'alto livello, Elena Russo Arman, a reggere dal 17 gennaio il nuovo spettacolo di punta all’Elfo Puccini, ‘I Corpi di Elisabeth’, da un lavoro di Hella Hickson che Elio De Capitani firma con Cristina Crippa. La vicenda ruota intorno alla complessità della figura storica di Elisabetta I, che ha vissuto in pieno 1500, al suo mito di monarca appassionata, determinata e fortissima. Una che, appunto, ha incarnato in se stessa i molti ‘corpi’ di una figura reale così complessa: il corpo politico della Regina, il corpo sacro del monarca scelto da Dio, il corpo fisico di una donna fatta di desideri carnali e grandi, brucianti passioni. 

 Una bella prova per la Russo Arman, che nello stesso spettacolo dovrà interpretare altre due figure femminili della storia di Elisabetta: Mary Tudor o Mary I, figlia di Enrico VIII e sorellastra di Elizabeth, che divenne Regina d’Inghilterra alla morte di Edward (nota con l’appellativo di Bloody Mary, Maria la Sanguinaria, avendo fatto mettere al rogo almeno trecento oppositori religiosi); e ancora Catherine Parr, sesta e ultima moglie di Enrico VIII, eccezionalmente sopravvissuta al matrimonio con lui, considerata una delle donne più colte e intelligenti del periodo (fu la prima donna a pubblicare un libro a proprio nome in Inghilterra). 

 Sarà un gioco nel gioco, per gli appassionati di recitazione, misurare le interpretazioni di tre così diversi volti, con relativi sontuosi costumi che Elena dovrà cambiare velocemente durante ‘I Corpi di Elisabeth’. Sulla carta, parrebbe naturale immaginare la Russo Arman, che da anni è anche una delicata e affettuosa custode del mito della poetessa Emily Dickinson, vesta meglio i panni della Parr, ma si sa che non funziona mai così per affinità il risultato. Vedremo.

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IL FUMETTO FINISCE NEL TITOLO

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Quattro giovani attrici, Maria Chiara Arrighini, Giulia Heathfield Di Renzi, Chiara Ferrara e Beatrice Verzotti, tengono la scena di una delle proposte più interessanti di questo inizio 2024, ‘Wonder Woman’ di Antonio Latella e Federico Bellini, al TPE Teatro Astra di Torino fino al 21 gennaio.

Suggeriscono gli autori nella presentazione che lo spettacolo nasce dalla vicenda di una donna di origini peruviane che fu stuprata da un branco ad Ancona nel 2015 e poi rimase pure vittima della peggiore malagiustizia maschilista, ma si ribellò e portò avanti una lunga battaglia giudiziaria: una moderna eroina alla Wonder Woman, la cui storia s’intreccia a quella dell’inventore del fumetto William Moulton Marston, che fu anche il creatore della cosiddetta ‘macchina della verità’.

L’originalità e l’attualità dell’intreccio sono evidenti, lo spettacolo risulta insieme denso e in qualche modo pure leggero, perfomativo e visionario.

Purtroppo fino alla prossima stagione 24-25 ‘Wonder Woman’ non andrà in tournée ma si può sempre approfittare della comodità dei collegamenti con Torino (l’Astra è a quattro passi dalla stazione di Porta Susa) e dei giorni con gli orari anticipati in cartellone (mercoledì e sabato alle 19, pomeridiana la domenica).

Da 'Wonder Woman' di Antonio Latella e Federico Bellini al TPE Teatro Astra di Torino

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