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Che Porto di Mare, con le Pecore Giganti, i fischiatori di Gomera e l'eco-femminista Marta che deve sbloccare la città

Marta Cuscunà in zona Porto di Mare con un fischiatore gomero (foto di Marta Cervone)

 Benvenuto raggio di sole, hanno pensato verso le 18 e 30 di una serata milanese grigia e bagnata d'inizio novembre i giornalisti e gli addetti ai lavori riuniti nel Chiostro Nina Vinchi del Piccolo Teatro per la presentazione del progetto ‘Unlock the city!’ nonché della sua ‘prima tappa perfomativa’ intitolato ‘Bucolica: paesaggio con fischiatori, pecore e umani’.

 A segnare il luminoso punto di svolta è stato il sorriso di Marta Cuscunà, ideatrice-drammaturga di quest’insolita perfomance sulla transumanza che si svolgerà nella prima periferia milanese il 18 e 19 novembre.

Poche parole, sincere e disarmanti, seguite dall’invito sul palco della conferenza stampa a due dei ‘fischiatori di Gomera’, che hanno dato un breve esilarante saggio della loro strana lingua non verbale (una delle 70 prodotte con fischi e trilli ancora in uso tra gruppi umani, Wikipedia).

 ‘Bucolica’ consisterà nell’esibizione di sette virtuosi fischiatori che arrivano dalle Canarie, mentre sui prati della zona periferica Porto di Mare-Vettabia, a sud est di Milano, dovrebbe passare un gregge di Giganti Bergamasche, per la consueta transumanza. Parte di questo insolito paesaggio teatralizzato saranno anche l’introduzione, la traduzione e altri ‘contenuti video’ della perfomance.  

 La locandina segnala la presenza delle pecore con l’avverbio ‘auspicabilmente’ seguito da un asterisco di buone intenzioni (ovvero che si vogliono ‘rispettare e non piegare a fini spettacolari i ritmi della transumanza’), per avvisare dell’eventualità che il gregge non sia intorno alla Cascina Carpana proprio tra le 12 e le 13 e 30 del terzo fine settimana di novembre, come previsto dall’appuntamento con il pubblico.

Non ha sciolto il dubbio nemmeno una dei due pastori, Anna, pure lei chiamata da Marta a intervenire dopo l’assessore '5 minuti-e-via', e i ben più prolissi professori e direttore .

Ritratti delle pecore di 'Bucolica' di Masiar Pasquali

 ‘Bucolica’ è il primo atto di un progetto post-Covid, finanziato dalla Ue con i fondi Creative Europe, che vede il Piccolo con il Politecnico di Milano riunirsi ad altre realtà teatrali di varie città, da Anversa a Barcellona, da Fredrickstad (Norvegia) a Piatra Neamț (Romania) e Praga, per uno scambio di idee e progetti relativi al rapporto stesso tra teatro e città.

L'ampia e storica materia viene declinata ora sul tema del ‘paesaggio urbano’, ovvero nella fattispecie milanese, come è evidente in ‘Bucolica’, del limite, del confine e dell’orizzonte. 

 Per scendere in concreto dai massimi sistemi, anche solo per dimostrare subito quanto siano impervi i tentativi di ridefinizione del teatro come ‘specchio attraverso cui la città prende conoscenza di se stessa’ e/o viceversa, sono bastate solo quattro oneste parole d’artista, come quelle con cui Marta Cuscunà ha introdotto il suo ‘Bucolica’.

 La performer di Monfalcone, cresciuta tra Barcellona e Londra per poi lavorare per un decennio in una realtà particolare come Centrale Fies, è nota per la recente serie ‘Corvidae’, dalla trasmissione tv di Marco Paolini e Telmo Plevani, ma sembra rimasta la ragazzina che muoveva i pupazzi di Mirò.

E ha ammesso subito la sua reazione di ‘spaesamento’, letterale, quando il Piccolo, di cui è artista associata, le ha affidato un progetto che prevedeva il riferimento a un luogo, Milano, e a un linguaggio di ‘teatro non tradizionale’ rispetto ai quali si sentiva estranea. 

 Perciò ha provato a mantenersi fedele alla linea di ricerca artistica eco-femminista che ha scelto di praticare negli ultimi anni, cercando prima di tutto una comunità non umana su cui appoggiarsi, ovvero il gregge.

Poi ha pensato ai fischiatori, quando ha constatato quali modificazioni del paesaggio anche sonoro venivano introdotti dalla transumanza delle pecore, per meglio conferire appunto il tocco bucolico a quest’area così urbanizzata.

 Dopo l’intervento dei due custodi dell’antica forma di comunicazione agro-pastorale, venuti dalla Canaria cantata un decennio fa come ‘isola dei fischi’ dal film ‘La Gomera’ (un cult-thriller del rumeno Corneliu Porumboiu), il discorso s’è concentrato ancora un attimo sulla performance. E una giornalista preparata ha citato un altro precedente cinematografico, ancor più preciso, ‘Il pastore’, documentario lirico di Marco Bonfanti dedicato proprio ai protagonisti della transumanza intorno a Milano.

 Touché? Ma va, Marta sfodera ancora un bel sorriso e con sincero candore ammette di non aver mai sentito parlare del film ‘Il Pastore’, che pure aveva una locandina con tanto di pecore immortalate ‘de retro’ davanti al Duomo di Milano… E certo che no, non erano i curatissimi ritratti ‘de visu’ delle Giganti Bergamasche che Masiar Pasquali, fotografo del Piccolo, ha realizzato durante il primo giro di ricognizione per ‘Bucolica’, immagini appena proiettate sullo schermo.     

 Per la cronaca, alla fine Marta è riuscita a sorseggiare giusto una birretta, al rinfresco dopo la conferenza stampa, rinunciando a pane, focaccia e formaggi squisiti per dar retta ai giornalisti che le chiedevano questo o quel dettaglio della performance.

Uno sfacciato, addirittura, ha provato a sfrucugliarla su come si lavori bene in quelle belle realtà di ricerca del nord-est, la Centrale Fies o il CSS di Udine, dove non si respira certo il clima da carrozzone pubblico, con tanto di bagarre sulle nomine dei consiglieri d’amministrazione.

 E a proposito del Piccolo Teatro qualcuno si sarà chiesto a che cosa stava pensando il professor direttore Claudio Longhi durante la gag del dialogo con fischi, a doppia traduzione (i trilli in silvo-gomera venivano introdotti e tradotti in spagnolo e poi in italiano), prima di levare le tende dichiarando di non poter perdere un treno in partenza. 

 Le arti perfomative che spingono via le parole, il teatro fuori dai teatri, 'i fischiatori' di casa, altro che quelli di Gomera, come furono il giovane Paolo Grassi e il suo gruppo di rottura contro la tradizione...

In ogni caso, bisogna riconoscere che 'Unlock the city!', dopo il festival Immersioni, nel Piccolo di oggi segna perlomeno un altro tentativo in positivo per riscoprire il rapporto fondante con la realtà di Milano.

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