" /> Lassù tra le montagne si balla all'insegna della natura: Bolzano Danza fa 40 con un programma festoso e superlativo

Raffinatezze hipster

Nella foto di Richard-Haughton, James Thierrée in ‘Room’

Sarà che la parola festival ha una storia controversa… Per esempio, in pieno fascismo il celebre giornalista Paolo Monelli, prestatosi con successo anche al ruolo di linguista nazionalista, mostrava di detestare ‘festival’, prima di tutto per l’origine da un termine entrato in uso nell'inglese del XIV secolo. Monelli ne parlò nel suo pamphlet di successo, dal titolo inequivocabile: ‘Barbaro dominio. Cinquecento esotismi esaminati, combattuti e banditi dalla lingua con antichi e nuovi argomenti, storia ed etimologia delle parole e aneddoti per svagare il lettore’ , edito da Hoepli nel 1933. In realtà l’Archivio glottologico italiano registra ufficialmente dal 1961 che la parola viene dal latino medievale ‘festivale’, ovvero un derivato del ‘festivus’ latino classico romano, che vuol dire festivo, ma anche piacevole tout court (secondo il dizionario etimologico di Cortelazzo-Zoli, da cui peschiamo questa singolare vicenda linguistica). Ma a Monelli stava sulle scatole anche l’idea che questa parola della ‘perfida Albione’ fosse stata adottata prima di tutto a Venezia per le feste musicali, “togliendola dal suo regno popolaresco e dandole un carattere di raffinatezza che non ha mai avuto”; per non dire del pleonastico aggettivo “musicale”, sosteneva il nostro: festival ha sempre indicato le feste musicali con luminarie, suoni, canti e balli, in piazza o più spesso intorno a “un grande baraccone fra le baracche carnevalesche con banchi di vendita, pesche di fortuna, lotterie e simili, il tutto sommerso in un frastuono di bande musicali”. 

 IL GURU HISPTER MICHAUX

Sarà quel che sarà, sta di fatto che oggi la parola festival viene condita sempre con un pizzico di ‘hipsterismo’. Per il Romaeuropa2022, domenica 27 settembre, ricompare addirittura Henri Michaux, ai cui testi si ispira ‘Liberté d’action’, uno spettacolo di teatro musicale con l’attore David Bennet e i pianisti della raffinata Ensemble Moderne, firmato dal pluripremiato compositore e regista tedesco Heiner Goebbels, classe 1952, artista innovativo che ama le contaminazioni anche culturali.

Come noto Michaux, scrittore anticonformista dei primi del Novecento, fu ripescato come una sorta di guru ai tempi dell’esplosione del fenomeno hippie, dato che il suo ‘Altrove’ racconta il primo viaggio psichedelico, negli anni Trenta, e ha fatto sempre da riferimento a una certa contro-cultura del viaggio, fino ad essere rilanciato, in esergo, dal film di Jim Jarmusch ‘Dead man walking’ (anti-western del 1995, con un giovane e impegnato Johnny Depp e una strepitosa, ossessiva, colonna sonora della chitarra di Neil Young).

Prototipo del viaggiatore post-religioso, una sorta di nuovo pellegrino della fuga dalla contemporaneità, Michaux vive il viaggio come un’esperienza elitaria alla ricerca di un altrove in ogni dove, e soprattutto nei territori dove alcune particolari droghe erano ancora accessibili. 

CASSAVETES, CHAPLIN JR E SNOWDEN

Altro giro, altro guru Sessanta/Settanta, John Cassavetes, che con ‘La sera della prima’ fa da punto di riferimento al coreografo spagnolo Marcos Morau, con la sua compagnia La Veronal, per uno spettacolo sulla forza del teatro e della macchina scenica, intitolato appunto ‘Opening Night’ (titolo originale del film di Cassavetes), il 5 e 6 ottobre. E sempre verso un Altrove alla Michaux guarda l’istrionico nipote di Chaplin James Thierrée, con ‘Room’, che ha per tema proprio la magia della scena, in una creazione di teatro musicale sulle trasfigurazioni, con altri tredici musicisti e danzatori. Ancora: nientemeno che a ‘1984’ di George Orwell si rifà il compositore estone Mihkel Kerem, con l’esecuzione della sofisticata New European Ensemble, che riunisce artisti sperimentali dei Paesi Bassi, il 9 novembre: il pepe sarà garantito dall’attualizzazione con immagini cinematografiche del regista Gijs Besseling, dai testi recitati dall’attore italiano Marco Quaglia e da un’introduzione affidata ad Edward Snowden, l’informatico, attivista e whistleblower, ex membro della CIA.

BALLANDO CONTRO LE STELLE (E IL POTERE)

Di quanto sia militante la danza in scena a REF2022 fa testo poi il comunicato ufficiale: “il coreografo Roduan Mriziga dirige Dorotheé Munyaneza in un assolo in cui si mescolano rituale, danza, architettura, canto, poesia e rap per riscrivere la memoria delle popolazioni del Nord Africa; l’icona della danza Sudafricana Robyn Orlin porta in scena otto giovani interpreti della sua compagnia Moving Into Dance (tra le prime compagnie di danza non razziali a Johannesburg) per raccontare l’energia, l’inventiva e i colori dei risciò Zulù, la loro creatività come forma di resistenza. Dal Brasile il coreografo Bruno Beltrão con Grupo de Rua risponde attraverso la scrittura coreografica alle pratiche repressive dell’estrema destra nel suo paese, mentre alle estreme polarizzazioni dei nostri giorni e al linguaggio violento che caratterizza alcuni discorsi politici il coreografo Jan Martens reagisce con il suo ‘Any attempt will end in crushed bodies and shattered bones’ dando vita, insieme al Dance On Ensemble, ad un inno alla ribellione, alla disobbedienza e alla resistenza. Globalizzazione e antiche tradizioni spirituali asiatiche convivono come nuovi modelli di trasmissione e resistenza corporea in ‘Yishun is Burning’ di Choy Ka Fai, che costruisce un assolo trascendente, multimediale e multinazionale facendo propri i linguaggi della scena Vogueing e Queer asiatica…La compagnia messicana Lagartijas Tiradas al Sol è protagonista di due differenti spettacoli che indagano il concetto di democrazia…

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