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Quante sorelle di Parigi a Milano, e che diverse fraternità

 Il fenomeno Rambert - ovvero la straordinaria carriera di un autore e regista nato a Nizza nel ’62, Pascal Rambert, le cui pieces negli ultimi anni sono finite a macchia d’olio nei cartelloni dei teatri di mezza Europa e del mondo intero - è decollato dalla periferia nord di Parigi una quindicina d’anni fa, quando è stato chiamato a dirigere il Théâtre de Gennevilliers: non una sala qualsiasi fuori città, ma un grande spazio con quattro palcoscenici, oltre a vari luoghi d’aggregazione sociale, che il celebre ministro socialista della cultura Jack Lang nel 1981 ha voluto trasformare in T2G - Centre Dramatique National de Création Contemporaine, affidandolo alla cura di un grande protagonista della scena teatrale francese, Bernard Sobel, che aveva mosso i primi passi nella Berliner Ensemble brechtiana. La grande ascesa di Rambert comincia nel 2011, quando al festival d’Avignone presenta ‘Clôture de l'amour- Love’s End’, che gli vale una montagna di riconoscimenti. Più che la ‘Fine di un amore’ è l’inizio di un successo strepitoso, verrebbe da dire persino di un marchio di fabbrica, che gli appassionati di teatro possono facilmente riconoscere già leggendo anche solo la tramina del riadattamento italiano: ‘In una grande stanza bianca, una donna ed un uomo si parlano attraverso due lunghi monologhi - che non arriveranno mai a farsi dialogo - interrogandosi sulle ragioni della fine della loro storia d'amore. Il flusso ininterrotto di parole, le domande - risposte che si scatenano e la respirazione bloccata creano una sorta di maratona tra paura e liberazione…’. La consacrazione definitiva arriva con lo spettacolo successivo ‘Répétition’ (2014), forte anche della presenza nel cast di Emmanuelle Béart.

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ANNA E LA CASA A DUE PASSI DALLA NOLO HIPSTER

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Partner e artista residente di alcuni teatri europei (tra gli altri, il Théâtre des Bouffes du Nord che fu di Peter Brook a Parigi e il Teatro Nazionale di Strasburgo), Pascal Rambert è straordinariamente amato anche in Italia. Lo hanno adottato prima di tutto l'Emilia Romagna Teatri e poi anche varie sale a Milano. Per il Piccolo, dove Claudio Longhi se lo è voluto portare dietro dopo l’esperienza in ERT, sta scrivendo addirittura una trilogia ambientata nel mondo del teatro, con un cast ad hoc. Del resto Rambert ama cucire e/o riadattare i suoi testi su misura degli attori. Fino al 22 gennaio al Teatro Menotti è in cartellone una nuova edizione del suo ‘Sorelle’, già a FOG Triennale Teatro nel 2021: da sole, in una scena scarna, per quasi 100 minuti, si ritrovano una sorella maggiore, Sara (Sara Bertelà, attrice e regista, nel 2022, de ‘L’intervista’ dello stesso Rambert) che tenta di sfuggire all’ineludibile confronto-scontro con la minore, Anna (Anna Della Rosa, presente in tutti i Rambert in italiano, da ‘Fine di un amore’ all’imminente ‘Prima’ che sarà al Piccolo Teatro dal 29 aprile). Piccola curiosità che si distingue bene, tra le urla e le crude tirate delle due: le sorelle fanno più volte riferimento alla casa che fu della loro famiglia - padre professore di archeologia, madre scrittrice cult, appena scomparsa dopo una brutta malattia - a Milano, in via Padova, indirizzo di cui non è precisato il numero; per i non local, parliamo di prima periferia nord est, oltre piazzale Loreto, al confine con l’area hipster denominata NoLo.

La citazione

Oggi recitano tutti, i commercialisti, i dottori, i politici. Quelli che recitano peggio sono gli attori, se continuano a recitare alle vecchia maniera…

Paolo Rossi
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LA SCUOLA FRANCESE DEL TEATRO NEL TEATRO 

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Nell’ultimo ‘Due amici’, portato in scena anche a Milano, in lingua originale, al festival Presente indicativo del Piccolo, nel maggio del 2022, Rambert mostra al pubblico l'impronta profondamente francese del suo teatro. I ‘Deux Amis’ sono due attori che vivono insieme e si stanno confrontando su come dovranno fare la ripresa di un celebre allestimento minimalista dei ‘Quattro Molière’ (ovvero ‘Il misantropo’, ‘La scuola delle mogli’, ‘Tartufo’ e ‘Don Giovanni’)… Risale al XVII secolo la tradizione della ‘comédie des comédiens’ (dal titolo di un dramma di Nicolas Gougenot, 1633, anche se è più noto quello con lo stesso titolo di Georges de Scudéry, 1635), dove, ‘attraverso l’espediente del teatro nel teatro, gli attori vi compaiono come personaggi mentre riflettono su se stessi, sulla loro vita professionale e sul loro rapporto con il mondo. La più celebre commedia degli attori è ‘L’impromptu de Versailles’ in cui Molière si divertì a coinvolgere i suoi attori che compaiono in scena con i loro veri nomi’ (Nicola Savarese). E’ stato Paolo Rossi nel 2016 - alla sua maniera, ovviamente, come si vede anche dalla citazione - l’ultimo ad affrontare la sfida di riproporre in Italia questo singolare e complesso ‘Improvviso’ di Molière.

Nella foto di Luca Del Pia sopra il titolo, Sara Bertelà e Anna Della Rosa in ’Sorelle’. A seguire, il frontespizio de ‘La comédie des comédiens’ di Gougenot (dal volume ‘I cinque continenti del teatro’ di E.Barba e N.Savarese, edizioni pagina 2017)
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CAROLINE E CHRISTIANE GEMELLE DI MILITANZA

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A proposito d’incroci con Parigi, tra i nuovi artisti internazionali del Piccolo Teatro, oltre a Rambert, sono arrivate altre due personalità che si sono fatte notare all’Odéon-Théâtre de l’Europe, protagoniste di un teatro di profilo decisamente più impegnato. Di una, Christiane Jatahy, abbiamo già parlato più volte: il suo nuovo ‘Depois do silêncio’ è annunciato al teatro studio Melato dal 16 al 18 maggio. L’altra nuova punta di diamante è Caroline Guiela Nguyen, che si presenta a Milano dal 26 al 28 gennaio con 180 minuti di ‘FRATERNITÉ, Conte fantastique’, racconto distopico e pluri-linguistico affidato a una compagnia composta anche da attori non professionisti, nato dopo la lettura del volume del medico legale Cristina Cattaneo ‘Naufraghi senza volto: dare un nome alle vittime del Mediterraneo’ (Raffaello Cortina, 2019). 'La violenza terribile di queste situazioni mi impediva di costruire un racconto, e per sbloccarmi ho fatto ricorso per la prima volta a un linguaggio non realistico ma da sci-fi', spiega Caroline a proposito di ‘Fraternité’. questo ' racconto di fantasia' fa parte di una sorta di Trilogia della Cura, a cui Caroline Guiela Nguyen si è dedicata negli ultimi anni, che si è aperta con il film ‘Les Engloutis’, sulle difficoltà di reinserimento dei carcerati dopo lunghe pene detentive, ed è terminata con ‘L’Enfance, la Nuit’, una piece prodotta dal teatro Schaubühne di Berlino che documenta in modo realistico la controversa realtà delle adozioni internazionali. Da poco nominata direttrice del Teatro di Strasburgo, Caroline ha comunque promesso di voler mantenere il programma concordato qualche mese fa con Longhi per i prossimi anni, un progetto singolare e affascinante, come si evince fin dal titolo di servizio, ’Storia contemporanea delle lacrime’, che dovrebbe affrontare da vicino anche temi legati alla religione e alla spiritualità nel nostro mondo. Classe 1981, di madre vietnamita, Caroline si è affermata dopo ‘Saigon’, toccante racconto di vite sradicate, ambientato in un ristorante viet di Parigi, presentato al Festival d’Avignone del 2017 (poi anche al RomaEuropaFestival e in una quindicina di Paesi diversi).  

Caroline Guiela Nguyen

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