Sveglia, milanesi! Sarete anche i numeri uno per qualità della vita, ma una bella lezione d'umanità ci vuole
20.11.2024
Se cinque ore vi sembran poche... Milano sogna con l’Europa dei grandi performers
Non è il canonico pesce d’aprile, l'avviso ‘durata: 5 h’ sulla locandina di ‘Dream’, lo spettacolo che segna l’atteso rientro di Alessandro Sciarroni in Triennale Teatro a Milano, sabato 1° aprile e domenica 2, alle 17. Lo si evince anche dall’annotazione, forse un po’ pleonastica, che segue sul programma ufficiale l’indicazione di un tale numero di ore: ‘il pubblico è libero di assistere alla performance per il tempo che desidera, arrivando e uscendo in qualsiasi momento’. Del resto, la performance dei sei ballerini scelti da Sciarroni non si terrà nella consueta sala teatrale, bensì nel Salone d’Onore della Triennale stessa, il che appunto rende agevole e meno irritante il prevedibile via-vai del pubblico. Artista insolito e trasversale, già attore per caso e poi coreografo pluripremiato (anche con il Leone d’oro, alla Biennale 2019), nome italiano di punta tra gli associati al Centquatre-Paris, Sciarroni questa volta parte da uno spunto elementare, che gioca sulla contraddizione: ‘sei performer abitano uno spazio per un tempo sufficientemente lungo da perdere la nozione di tempo, mentre un pianista spezza il silenzio suonando brani del repertorio internazionale classico e contemporaneo’. Nelle intenzioni dell’artista si tratta di un’installazione in movimento dove le reazioni del pubblico dettano i passaggi: ‘i performer organizzano il proprio campo sensibile e tattile in relazione allo sguardo di chi li osserva, muovendosi come corpi sonnambuli, opere in carne e ossa. La musica, unica rappresentazione possibile dell’anima, li spinge ad ascoltarsi reciprocamente, nel tentativo di comporsi all’unisono. Fino a un nuovo silenzio’.
CONFRONTO DIRETTO PARIGI-BARCELLONA
*Particolarmente interessante sarà l’incrocio delle atmosfere di ‘Dream’ di Sciarroni, in prima italiana, con una delle proposte più attese di FOG 2023, la ripresa di ’Sonoma’ del collettivo La Veronal di Barcellona fondato da Marcos Morau, coreografo, regista, fotografo e artista visionario tra i più quotati della scena europea. E’ in cartellone sabato alle 19.30 e domenica alle 16, nel teatro della Triennale. Al centro di questo ammaliante spettacolo, che ha incantato il pubblico già al primo assaggio in Italia al festival Oriente Occidente di Rovereto nel 2020, un gruppo di donne che cerca una via di fuga alla perdita di significato che caratterizza il nostro mondo e la trova nella pura irrazionalità e nell’istinto. Il sotto-testo di questa performance sono le opere e la vita del grande regista Luis Buñuel, il maestro spagnolo del cinema surrealista (tra l’altro nei prossimi giorni sarà nei cinema la copia restaurata dalla Cineteca di Bologna di ‘EL’ del 1953, considerato il capolavoro del periodo messicano di Buñuel, al cinema Beltrade di Milano, per esempio, dal 3 aprile). A Buñuel Morau aveva dedicato ‘Le Surréalisme au service de la Révolution’, e chi lo ha visto troverà qualche richiamo anche in ‘Sonoma’; in ogni caso, senza scivolare nello spoileraggio, ricordiamo solo che l’aggettivo meno superlativo speso dai critici per questo spettacolo è stato ‘formidabile’.
MA IL PUPO DOVE LO METTO?!?
*L’uno-due combinato di Sciarroni e Moreau a FOG, nel cartellone di Triennale Teatro che si fa notare per la capacità di rinnovamento anche dello spaccato sociale del pubblico milanese, ricorda per associazione lo sforzo analogo che porta, per esempio, il Centro Teatrale Bresciano a varare un’iniziativa davvero particolare nel fine-settimana, la Nursery del Teatro. Questo servizio di baby-sitting giocoso è stato chiamato ‘Il campiello dei bambini’ e affidato a due attori animatori che intrattengono un gruppo di 15 bambini al massimo, tra i 5 e gli 11 anni, in uno spazio adiacente al Teatro Sociale, durante gli spettacoli del CTB, fino a fine recita, al sabato dalle ore 19.45 e la domenica dalle 14.45. Il servizio è offerto gratuitamente agli abbonati, altrimenti costa 5€ a bambino. La partita per conquistare il pubblico giovanile, e - ancor più ardua - l’impresa per riuscire a mantenere il contatto con quello tra i trenta e i quaranta anni, sono decisive per la scena teatrale: sono parte di una battaglia culturale che si gioca sui contenuti, ovvero con una maggiore circolazione di nomi e di idee nuovi, come appunto su un'offerta di servizi ad hoc.
La citazione
…il teatro, in un paese che voglia avere un teatro, è un’istituzione come la scuola, come le biblioteche, come i musei e ha bisogno del sostegno dello Stato. Ritengo però che questo aiuto dello Stato si abbia oggi nelle condizioni peggiori, in una situazione corporativa, che è la stessa creata a suo tempo dal regime fascista e che si perpetua nei clima di mafia totale in cui viviamo: in una perpetua convivenza di mafie politiche, sociali, artistiche, letterarie. E a questo io sono nettamente contrario.
MILANO VICINO ALL’EUROPA, O A ROMA?
*Si fa un gran parlare, nel bene e nel male, di Milano. E questo sicuramente anche grazie a una certa vivacità della vita culturale (cui contribuiscono alcune realtà teatrali particolari) e a qualche segno di resipiscenza intellettuale che in nota sulla scena mass-mediatica, dopo la svolta impressa alle pagine di cronaca di Milano del ‘Corriere della Sera’ da Pier Luigi Vercesi. Vedremo come si consumerà, se ci sarà, l’auspicabile battaglia contro un’eventuale ‘romanizzazione’ de La Scala: il governo Meloni avrebbe promesso il posto di Sovrintendente all’attuale numero uno della Rai, Carlo Fuortes, già all'Opera di Roma e da quasi due anni responsabile di una programmazione radiotelevisiva pubblica ben poco meritoria, nonché decisamente scadente sul piano estetico. Una 'Scala-ta' lottizzattoria del genere fa rabbrividire. Non che sia esemplare l’assetto attuale della principale istituzione culturale pubblica di Milano, nonostante una consolidata elevatissima professionalità. Ma almeno sul piano del prestigio, parrebbe che la Scala sia riuscita a conservare una solidissima immagine internazionale, come si evince persino da un bell’omaggio di Sofia Paravicini all’importanza del ‘Proscenio’ della Gran Milan, che si fa notare all’interno della fortunata serie ‘The Milaneser’, singolare ‘progetto diffuso che riunisce decine di artisti sotto un’unica visione: raccontare Milano attraverso le copertine di una rivista che non esiste’.