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Covacich, un atto d'amore per Joyce

Covavich presenta il suo Joyce a La Milanesiana di Elisabetta Sgarbi

'Joyce' di e con Mauro Covacich, a cura di Massimo Navone, è una nuova produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, dopo il precedente analogo 'Svevo' del 2021: è arrivato a Milano per La Milanesiana ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, che quest'anno si è aperta con un'altra proposta teatrale di richiamo, al Parenti, l'8 giugno, 'Qui a tué mon père' (Chi ha ucciso mio padre), scritto e interpretato da Édouard Louis e diretto dal regista Thomas Ostermeier.

E' un atto d'amore per Joyce, quello che lo scrittore Mauro Covacich mette in scena vestendo i panni del narratore teatrale. Visto nella cornice del piccolo e prezioso Teatro No'mha di Milano, domenica 10 luglio, ha richiesto un atto di fiducia, oltre che d'amore, anche agli spettatori che hanno riempito la sala verso le 21 e prima di tutto hanno dovuto traguardare numero 3 discorsi 3 di presentazione/introduzione, nonché un inizio non proprio perfettamente accattivante.

Può capitare, ma a ripagare la pazienza dell'attesa è stato proprio quel che dopo una ventina di minuti ha cominciato a fluire amabilmente dal palco, l'amore per Joyce, la passione per la grande letteratura, la forza delle radici triestine. A un certo punto Covavich si è sciolto e la scrittura teatrale si è fatta accettare: combinazione, la svolta arriva con un inatteso brano di repertorio wagneriano, e apre la breve serie delle citazioni musicali e filmate che arricchiscono il racconto, fino all'emozionante finale.

Qualcuno si è anche alzato in piedi ad applaudire, e per ora, in attesa di pareri più autorevoli e motivati, diciamo solo che Covacich si merita la 'standing ovation' anche soltanto per la scelta di tenere ben alto il livello della sua meravigliosa lezione joyciana, senza omissioni particolari ma pure con la rinuncia a far leva sugli episodi e sulle storie di più facile impatto (per esempio relativamente al profondo e complesso rapporto con Beckett).

Covacich a teatro non è emulo del Baricco che fu ma riesce a trovare una strada originale e altrettanto fruttuosa, nel senso che sa suscitare il desiderio di andare poi leggere o a rileggere l'autore e l'opera di cui parla. Magari, in questo caso, l'Ulisse, visto che dalla complessità di 'Finnegans Wake' mette in qualche modo tutti sull'avviso. Da non perdere.

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