" /> Lassù tra le montagne si balla all'insegna della natura: Bolzano Danza fa 40 con un programma festoso e superlativo

Da Volterra a Stoccolma ecco chi grida 'Forza Biennale Emerald'

Federica Rosellini, al centro, durante la lettura di 'Veronica' (foto Andrea Avezzù)

 Che la Biennale del teatro di Venezia debba offrire al pubblico e agli addetti ai lavori d’Italia occasioni di studio, di ricerca e di confronto con i diversi linguaggi teatrali che si vanno affermando nel mondo, è un dato di fatto che nemmeno il fascismo, con la spinta autarchica e l’incombere del controllo politico, o i vari goffi tentativi di 'regimetti' successivi, sono riusciti più di tanto a piegare. 

 L’appuntamento di quest’anno, sotto il segno del colore verde-magico Emerald, si apre con lo spettacolo ‘Naturae. La valle della permanenza’ del Leone d’Oro Armando Punzo, con la Compagnia della Fortezza del Carcere di Volterra. Seguirà un appassionante caleidoscopio di proposte e di stili, con un occhio di riguardo sia al confronto con la multimedialità sia al linguaggio performativo. 

 Sono tante le presenze di prim’ordine, molte in prima visione italiana e alcune che si erano già affacciate nei nostri teatri, in brevi occasioni festivaliere, romane o milanesi, dal nuovo direttore d’Avignone Tiago Rodrigues a El Conde de Torrefiel, per dire degli artisti di lingua spagnola. E’ il caso anche di Romeo Castellucci, che ripropone la perfomance ‘Domani’.

 La varietà e la complessità dei linguaggi sarà davvero notevole: si va dal teatro-danza politico di Bashar Murkus, impegnato con la compagnia palestinese di Haifa Kashabi in ‘Milk’, alla vera e propria ‘art-in-action’ ecologista delle francesi Noémie Goudal e Maëlle Poésy; dai monologhi disturbanti sull’identità di genere e l’eutanasia dello svizzero Boris Nikitin alle costruzioni sociologico-antropologiche e multimediali dello svedese Mattias Anderson

Grande interesse suscita anche l'evento legato al Leone d'Argento conferito ai belgi F.C. Bergman, che ri-allestiscono nella sala Marghera della zona industriale, in prima italiana, uno straordinario spettacolo, 'Het Land Nod', sul museo di Anversa, considerato una sorta di straniante metafora sul destino della cultura e dell'Europa stessa.

 Sarà dunque una Biennale quantomeno coraggiosa e ‘tosta’ politicamente: i curatori ricciforte, come si firmano Stefano Ricci e Gianni Forte, non sembrano essersi per niente preoccupati di compiacere il nuovo ministro della Cultura, né sulla svolta nazionalista e identitaria che vorrebbe imprimere alle istituzioni artistiche pubbliche, né sulla scelta di contenuti politicamente e socialmente più tradizionalisti, anzi… 

 Però, giusto per fare un po’ i rompiscatole professorali, si può comunque osservare che, per un appuntamento istituzionale di questo genere, ‘non abbiamo bisogno di una sommatoria di spettacoli fine a se stessa, sia pure di alto livello: bisogna ritrovare l’essenzialità del lavoro di formazione teatrale assieme ai principi della progettualità’. La citazione è pescata dalle conclusioni di una ‘Storia della Biennale Teatro 1934-1995’ (ed.Marsilio 1999) di Lamberto Trezzini, un cattedratico che è stato anche manager teatrale.

 E, in effetti, questo aspetto viene anch’esso curato, nella ricca e speciale attività parallela di seminari e occasioni di studio che la Biennale offre e che magari non interessa affatto al pubblico normale. Sarà invece sotto gli occhi di tutti l’impegno profuso per individuare e lanciare nuovi protagonisti della scena, partendo dai vincitori dei vari bandi indetti da mesi.

 In queste nuove produzioni, i cui testi avevano convinto già alla mise en lecture, conteranno tanto anche i ‘tutor’, ovvero:

 Federica Rosellini a cui è stata affidata la regia di ‘Veronica’ di Giacomo Garaffoni (vincitore di Biennale College Teatro Drammaturgia Under 40 nel 21-22), il 20 e 21 giugno;

 Fabiana Iacozzilli che porta in scena il testo ‘En abyme’ scritto da Tolja Djokovic (vincitore di Biennale College Teatro Drammaturgia Under 40 21-22), il 29 e 30 giugno.

 Ricci stesso si è invece interessato da vicino alla realizzazione dello spettacolo ‘Cuspidi’ di Valerio Leoni (vincitore di Biennale College Teatro Registi Under 35 eppure già anche molto attivo sulla scena teatrale, con pregevoli rapporti internazionali), che si potrà vedere il 16 e 17 giugno.

 Dal 24 giugno al 1° luglio, infine, in giro per Venezia, ci sono anche due nuovi spettacoli ‘site specific’, come si dice: Gaetano Palermo presenta ‘Swan’ in Via Garibaldi e Morana Novosel ‘Fluid horizons’ in Campo Sant’Agnese.

 In bocca al lupo a tutti. Da tante nuove proposte qualcosa di buono sicuramente verrà fuori. 

 Basta fare un piccolo salto all’indietro, per non sembrare troppo buoni solo con il duo ricciforte, alle Biennali precedenti curate da Antonio Latella, e tirare giù un po’ di nomi usciti da quel vivaio: evidenziamo solo il primo, Leonardo Lidi, che in questi giorni debutta a Spoleto con l’attesa seconda parte della sua trilogia cechoviana.

E potremmo citare ancora, dei bravi 'collegiali' di Latella, in ordine alfabetico, Martina Badiluzzi, Caroline Baglioni, Fabio Condemi, Leonardo Manzan, Giovanni Ortoleva… 

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