" /> Lassù tra le montagne si balla all'insegna della natura: Bolzano Danza fa 40 con un programma festoso e superlativo

‘E voialtri signoroni/ che ci avete tanto orgoglio/ abbassate la superbia…’ canta il pubblico con Serena e Teresa

'Il bacio della vedova' (nella foto di Carmen Surico)

 Bisogna aprirsi alle periferie, anche per trovare degli appassionati esperti. L’altra sera, all’uscita del Teatro della Cooperativa di Milano, all’inizio della via privata Hermada - in cui il celebre motore di ricerca e geo-localizzazione con la G propone già di default le previsioni meteo del limitrofo comune di Bresso - , si potevano ascoltare commenti insolitamente accurati, nei capannelli degli spettatori. 

 Per contestualizzare, da queste parti, nel viale principale che porta dentro questo quartiere della periferia Nord Est di Milano, campeggia ‘Niguarda Antifascista’ scritto a caratteri cubitali in maiuscolo su un murales, e più in piccolo accanto è riportata la celebre epigrafe di Piero Calamandrei, per la lapide ‘ad ignominia’ del camerata Kesserling: ‘Su queste strade se vorrai tornare/ ai nostri posti ci ritroverai/ morti e vivi con lo stesso impegno/ popolo serrato intorno al monumento/ che si chiama ora e sempre RESISTENZA’ (in rosso).

 Tra coloro che avevano appena applaudito convinti la ripresa di ‘Utøya’, un bel lavoro teatrale e politico scritto nel 2016 da Edoardo Erba sulla base di un’inchiesta giornalistica di Luca Mariani, che ha per tema la sconvolgente strage di 69 giovani militanti laburisti in Norvegia perpetrata dal neo-camerata Breivik, c’è stato persino chi notava una certa somiglianza di costruzione drammaturgica con un recente spettacolo sul Bataclan.

E vattelappesca, se l'invidiabile anonimo commentatore parlava di quello passato pochi giorni fa a Milano, giusto in un’altra singolare sala periferica, al teatro Martinitt, o di chissà quale altro.

 Discettavano con competenza della recitazione, invece, alcune signore, anch’esse alla prima visione di questo pur già fortunato ‘Utøya’ (esiste anche una versione televisiva su Raiplay, ripresa a San Simone in Spoleto: lo spettacolo è una coproduzione del Teatro Metastasio di Prato con ATIR, pregiata realtà indipendente milanese).

Si chiedevano se gli attori si fossero apposta rivelati man mano bravissimi, da un cambio di personaggio all’altro. Una, poi, notava la semplicità della scena con tronchi d’albero, cocci di vetro e tanto, tanto fumo. 

 A proposito degli attori, entrambi di scuola milanese, e di una certa indiscussa levatura nonché notevoli curricula(1), a Milano capita ormai solo in queste sale meno note e polverose, di vedere i protagonisti chiacchierare un attimo dopo gli applausi con il pubblico, e infine uscirsene tranquilli dalla sala, camminando lungo il corridoio della platea. 

 (1)‘Utøya’ è un ingranaggio che si regge sulla bravura degli interpreti, due soltanto che formano però tre diverse coppie di protagonisti della storia, una dopo l’altra, senza cambi d’abito né uscite: lei è Arianna Scomegna, pluripremiata e multiforme attrice di grande affiatamento con la regista Serena Sinigaglia, che dirige la compagnia di ATIR Teatro di Ringhiera; lui, Mattia Fabris è un altro validissimo attore di casa con la Sinigaglia, la affianca addirittura come docente.   

 Un clima bello e sano di emozioni condivise, del tutto simile a quello intorno a ‘Utøya’, si respirava qualche giorno prima al Teatro Fontana per ‘Il bacio della vedova’, spettacolo prodotto anni fa da Teatri di Bari/Kismet e finalmente sbarcato a Milano.

Un altro titolo che si faceva notare sulla carta per la regia femminile, che è pur sempre ancora adesso un’eccezione, soprattutto nei cartelloni dei ‘teatroni’ dove prima o poi ‘i signoroni’ delle programmazioni sentiranno risuonare di nuovo le strofe de ‘La Lega (Sebben che siamo donne)’.

 La regista, Teresa Ludovico, era scesa in sala ad accogliere il pubblico e con grande garbo sollecitava i ritardatari a sistemarsi più vicino al palco, ma quattro-cinque spettatori sono rimasti a metà, per distendere meglio le gambe nella fila del corridoio centrale. Un accudimento caratteristico, quello per la buona sistemazione del pubblico, nelle scelte teatrali magistrali di Eugenio Barba, di cui si può ben dire che Ludovico sia perlomeno conterranea. 

 Anche l’impostazione degli attori (2) verso un apparente sotto-recitazione e con la voce naturale, sono altrettanto pregevoli caratteristiche di un teatro artigianale della provincia italiana, più ‘sobrio’, per non usare sempre l’abusato aggettivo ‘povero’, e tuttora di sicuro impatto. Applausi scroscianti e convinti anche al Fontana. 

  (2) Molto ben caratterizzati i due diversi personaggi maschili, da Alessandro Lussiana, che si alterna con Mario Cangiano, e da Michele Schiano Di Cola. Assolutamente strepitosa, poi, l’attrice Diletta Acquaviva, in una parte difficile ma che le consente di mostrare la bravura con radicali cambi di tono (solo il monologo sulle tette, recitato da sdraiata sul tavolo, vale la lode).

 E’ apparsa coraggiosa, a molti spettatori meno giovani, anche la scelta di un testo abbastanza duro contro il maschilismo volgare e violento, quasi perfetto anche se datato, firmato da Israel Horovitz. Forse in pochi ricordano che il drammaturgo americano di fama e considerazione per diversi decenni, anche in Italia, alla fine è stato travolto lui stesso da accuse di molestie sessuali. Ma questa sarebbe una pièce a parte, tutta da scrivere. 

 Per chi è arrivato fin qui, ecco l’extra contenuto di un dialogo raccolto all’uscita de ‘Il bacio della vedova’, nella notte sempre viva del quartiere Isola, dove il Teatro Fontana con il centro di produzione Elsinor sembrano l’ultimo avamposto della civiltà culturale nella nuova Milano da bere. 

 Una spettatrice, con ‘il manifesto’ che spuntava dalla borsetta, dice al suo accompagnatore: ‘beh, dato che questa regista Teresa Ludovico è così capace, forse valeva la pena di andare a vedere anche lo spettacolo che ha messo in piedi per Concita De Gregorio…’. 

 Risposta sorridente di lui, forse reduce da una trasferta nel Niguarda antifascista per ‘Utøya’: ‘Eh, già, allora si dovrebbe anche tornare al Carcano per Lella Costa, dato che ha chiamato a darle una mano una così brava come Serena Sinigaglia…’ 


Nella foto di Serena Serrani, ‘Utøya’ con Arianna Scomegna e Mattia Fabris

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