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Fausto Cabra ha così nostalgia di papà Ronconi che il suo nuovo regista gli vuol regalare un bel pezzo di... mamma!

Raphael Tobia Vogel, regista di 'Scene da un matrimonio' al Teatro Parenti dal 14 marzo

 Certo, prima di tutto bisognerebbe prendere sul serio le novità - e potrebbe pur riservarci qualcosa, questa riproposta che a tutta prima ha ben altro sapore, trattandosi di un nuovo adattamento teatrale delle celebri ‘Scene da un matrimonio’ che Ingmar Bergman presentò alla tv svedese nel 1973…  

 Ma stavolta come si fa a restar seri? In genere, andare a teatro per una conferenza stampa, o una presentazione, richiede un bello sforzo, raramente ripagato dall’intelligenza dei discorsi e/o persino dalla ricchezza dei buffet, peraltro sempre più rari.

Ormai ci si ricorda bene se in un’occasione arriva qualche benedetta bruschetta di pomodorini su fetta di pane agricolo ai cereali antichi di Davide Longoni, al Piccolo Teatro, invece del solito algido standard da bar del centro, o addirittura un calice di champagne, come al Fontana. 

 E’ difficilissimo, in ogni caso, anche quando si ascolta qualche discorso curioso, riuscire a divertirsi: diventa quindi una notizia che il Teatro Franco Parenti abbia offerto addirittura già la seconda occasione, in questo peraltro bisesto 2024, d’imprevedibile brio press-reserved, nella tarda mattinata di lunedì 11 marzo.

Tra parentesi, la palma d’oro del mix tra intelligenza e divertissement se l’era già nettamente assicurata il Teatro Menotti, il 2 febbraio, con l’irraggiungibile zingaro-forlivese, e classico-pop, Danilo Rossi per la presentazione del suo memoir ‘Viola d'Amore’ (ed. Baldini+Castoldi), complici sparring partner di altrettanto rare vivacità intellettuale e travolgente simpatia, prima di tutto il violoncellista Mario Brunello e il narratore cult di Classica Francesco Maria Colombo.

 Stavolta, al Parenti, come da copione, ci si aspettava una qualche regale uscita sopra le righe della padrona di casa Andrée Ruth Shammah, che ovviamente ha dato il meglio, ma la sorpresa è arrivata, ormai a tempo scaduto, proprio sulle ultime curve prima dei saluti, per un’inattesa battuta proprio su di lei. 

 Si stava già parlando di massimi sistemi, che nel teatro a Milano comportano l’immancabile citazione di Luca Ronconi, o di Giorgio Strehler, o di entrambi. Com’era abbastanza prevedibile, si è riservato l’omaggio postumo a Ronconi, quasi a chiusa, il protagonista Fausto Cabra, che non si è limitato a ripetere di poter considerare come un padre il Maestro, di fronte al quale esordì con un monologo di fine scuola di recitazione nel lontano 2002. 

 ‘Caspita, sono passati già vent’anni, anzi di più’, ha notato subito ad alta voce la Shammah, cogitabonda, anche se si capiva bene quanto ci tenesse ad annunciare il matrimonio di Cabra con il suo teatro, scaramanticamente a margine di quello bergmaniano in ‘Scene’.

Lo spettacolo sarà il primo importante di una collaborazione più articolata, che vede l’attore - già diventato anche regista con il Parenti, per ‘La Storia’ di Elsa Morante, in pieno Covid -, sempre più proiettato dietro le quinte, in ipotesi addirittura come autore.

Cabra, nell’immaginario di un certo pubblico, signorile borghese maturo e più al femminile, è sempre il ‘bel tenebroso’ ultimo erede di Ronconi, il ‘giovane’ in una covata di talenti attoriali di prim’ordine dove prima di lui si sono formati, una generazione via l’altra, per farla breve, Massimo Popolizio e Paolo Pierobon.

 In questa prima occasione, però, la fondatrice del Parenti non voleva distrarre troppo il suo nuovo talento Cabra dal ruolo del giorno, che era ed è di primattore - garanzia di richiamo per il vasto pubblico della Sala Grande - del nuovo regista di casa, Raphael Tobia Vogel, classe 1987, figlio di seconde nozze della stessa Shammah, che dopo alcuni spettacoli low budget fa ora il salto in avanti.

Un giovane ormai maturo e all’apparenza così ben corazzato, Raphael Tobia, che a tu per tu, narrano gli agiografi, si rivolge alla mamma chiamandola ‘Dedi’, ovvero con il nomignolo che la travolgente Shammah portava da bambina. 

 In francese tante André bimbe diventano ‘Dede’, ma la nostra Dedi era solo al primo cambio di vocale, chissà se pensava già di diventare la regista, l’allieva di Strehler, l’interlocutrice di Testori, la moglie di Franco Parenti, la vedova e l’erede culturale, nonché, ovviamente, dopo ancora di risposarsi con il padre di Raphael Tobia, un luminare della paradontologia, Giorgio Vogel, scomparso nel 2013.

 Stringendo e tornando a questo ‘Scene da un matrimonio’, va detto per la cronaca che vede tornare sul palco come moglie bergmaniana di Cabra un personaggio noto come attrice del piccolo schermo, con tanto di regolari fan club, Sara Lazzaro.

Così, alla fine, quello che fu il più giovane e 'sconvoltone' dei Lehman nella Trilogy dell’addio alle scene di Ronconi, cioè appunto Cabra, ha voluto giustamente ricordare ai distratti gazzettieri che, proprio nell’anno della scomparsa, il riverito maestro preparò anche con un bel tre ore di carnevale di Goldoni in veneziano, ‘Le donne gelose’ (che fu poi portato in scena dall'allievo di Ronconi Giorgio Sangati, il quale ultimo ha fatto quest’anno ‘Boston Marriage’ da David Mamet, che a Milano si è visto proprio qui al Parenti...).

 Per la riproposta di quel primo e poco frequentato Goldoni sulla gelosia al femminile, Ronconi nel 2015 scelse come una delle protagoniste, un po’ a sorpresa perché era ben fuori dal giro dei soliti nomi, proprio la Lazzaro, peraltro ancora non così ingaggiata da fiction e serie tv. Faceva la Siora Orsetta - un po’ vittima di tanto di madre, si noti, bella tirannica - nello stesso spettacolo post-ultimo di Ronconi, dove invece Cabra era, addirittura, ‘Arlecchin’.

 Si sono così ritrovati, quasi dieci anni dopo, di nuovo compagni di scena, ha spiegato l’attore, in un cerchio ideale che si chiude perfettamente, come in un metaforico ritorno alla casa del padre.

Tutto merito della responsabile delle produzioni del Parenti, Maria Zinno, che di Ronconi è stata collaboratrice così vicina che ancora oggi è tra le vestali del tempio ronconiano denominato Associazione Centro Teatrale Santacristina, con l’erede del patrimonio artistico Roberta Carlotto e solo altre due colleghe-socie.

 Et voilà, le fil rouge. Ma altro che l’ombra lunghissima e tanto ingombrante di Ronconi: il regista per cui oggi il Parenti organizza la presentazione, Raphael Tobia Vogel, ha già in proprio i suoi, di problemi ereditari, ché persino il titolo di questo ‘Scene da un matrimonio’, a giudicare dalla presentazione, potrebbe dover oscillare tra un cambio semplice di consonante al genitivo singolare, ‘Scene da un patrimonio’ (teatrale e culturale, certo nobile, non vil denaro) e un più suggestivo e puntuale cambio di suffisso, ossia ’Scene da un matriarcato’.

 Ma ecco che, con grande sorpresa di tutti, a questo punto, dopo il fervorino di Cabra su papà Ronconi, mentre la regina di casa fremeva per chiudere, Raphael Tobia Vogel si è prenotato per il premio simpatia 2024 - del resto, alla categoria registi, si vince facile - rivolgendosi all’attore con un serafico: ‘Bene, siccome di padri ne hai avuto uno di cotanto lignaggio, e giustamente lo rimpiangi, se ti può consolare ti cedo volentieri un bel pezzo di mamma, ché ne ho parecchio…’ 

 Immaginate le risate, e la reazione di quella povera piccola Dedi, povera e piccola si fa per dire, con un diavolo per capello ma in fondo, in fondo, anche un bel sorriso d’orgoglio materno.

 Non fatevi troppe illusioni, comunque, difficilmente si potrà ridere così di gusto in teatro per questo ‘Scene da un matrimonio’: preparate invece i fazzoletti, come si suol dire. Di certo sarà uno spettacolo molto ben recitato, l’anteprima in quel di Tradate sembra sia piaciuta assai, i professionisti in campo nel cast tecnico danno ottime garanzie, ci sono persino diversi cambi di scena, degli inserti video…

Il tema non sarà lo stesso di Bergman, ‘sono passati cinquant’anni e adesso ci si sposa anche per un giorno’ (Cabra), ma ‘l’anatomia di un relazione sentimentale’ porta sempre dritto alla stessa domanda: ‘che cosa vuol dire amare?’ (Lazzaro). 

 Altro flash d’involontaria comicità, quando Cabra spiega: ‘recitiamo due personaggi che non riescono nemmeno a diventare genitori, non riescono mai a crescere e assassinare il proprio ego, come figli uccidono la madre e poi…’, si ride in sala per le espressioni buffe sui volti di ‘Dedi’ e Raphael.

Meno evidente la parte comica quando Sara parla dei problemi di ‘una coppia coi figli, ché si ritrova a far ruotare tutta la vita intorno ai bambini e agli impegni dei piccoli…vacanze, scuola, dentista…’

 Vacanze, scuola, dentista, sic: esattamente in questa sequenza, con l’odontoiatra al terzo posto e poi più nulla. Beh, si vede che al Parenti c’è in giro ancora pure lo spirito di Vogel, che avrà applaudito. Magari, nelle case con bambini del Veneto dei Colli Euganei di di Rovolon, dove è nata la Lazzaro, negli anni 80 del Novecento vigeva quest'ordine di priorità... 

 Alla fine si esce con qualche bel sorriso e la sensazione di aver visto proprio una bella famiglia felice, tutti insieme sembrano persino sereni, anche se l’ansia da debutto è lì che incombe: si parte il 14 marzo e ci sono già più di 480 poltrone occupate in Sala Grande, per ora è rimasta libera giusto la fila ZZ.       

Fausto Cabra e Sara Lazzaro in scena per la riproposta del celebre dramma verità di Ingmar Bergman

MINI-SEDUTA COLLETTIVA CON MASSIMO: 20 EURO

 P.S.: Lo spettacolo sarà accompagnato, tra l’altro, da una bella rassegna cinematografica ‘Scene da Ingmar Bergman. Luci e ombre sulla coppia’, e il 19 si potrà vedere il film originale che la stessa grande interprete Liv Ullman, che recita il conflitto familiare con Erland Josephson, considerava il migliore del regista svedese. Ancora, il 20 marzo, al termine della rappresentazione con Cabra e Sara Lazzaro, Lectio magistralis di Massimo Recalcati, con titolo rock-gianna-nanniniano ‘Quest’amore è una camera a gas’, ingresso euro 20.  

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