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‘La nostra città brucia e tu stai lì a guardare con le braccia conserte’: Gian Maria Tosatti prova a scuoterci con un infernale Paradiso

Gian Maria Tosatti, dettaglio di Paradiso (galleria Lia Rumma)

 Eh no, stavolta no, il Paradiso non può attendere. Per vedere la nuova installazione di Gian Maria Tosatti a Milano, dal 22 marzo negli ex Magazzini Raccordati della Stazione Centrale di Milano, c’è tempo soltanto fino all’11 aprile, tutti i giorni, dalle ore 11.00 alle ore 16.30, ma -attenzione! - l’ingresso sarà limitato a 5 persone alla volta. Si accede dal numero civico 15 di via Ferrante Aporti, proprio vicino alla Fondazione Memoriale della Shoah, in Piazza Edmond Jacob Safra 1, dove venerdì 21 marzo 2025 alle 18:30, l’artista presenterà con Vittorio Lingiardi questo suo nuovo lavoro-evento.

 A dire il vero è un ritorno a Milano, questo di Tosatti, a due anni di distanza dalla personale al Pirelli Hangar Bicocca: ma è la prima volta che questo artista italiano così affermato sul piano internazionale ha finalmente l’occasione di organizzare un’installazione a Milano, e lo fa addirittura abbinando una vera e propria mostra in galleria delle sue ultime opere. Il merito va ascritto a Lia Rumma, gallerista eccelsa e affermata, che del resto aveva portato già Tosatti in Hangar Bicocca, accanto alle Torri e ai grandi quadri del ‘suo’ Anselm Kiefer, che peraltro ha voluto scrivere la prefazione al catalogo.

 L’arte di Tosatti ha un linguaggio particolare, che più teatrale non si potrebbe, tendenzialmente essenziale e freddo eppure tanto evocativo ed emozionante: senza banalmente scomodare di nuovo Kiefer, si potrebbe dire che la grandezza e il mistero delle messe in scena artistiche di Tosatti stanno nella capacità di evocare e smuovere emozioni profonde pur con una pratica artistica fortemente impegnata e immersa nella realtà. Perciò questo appuntamento va considerato davvero imperdibile per gli appassionati.

 ‘Paradiso è un’installazione concepita e progettata come una immagine distopica e lacerante di un cielo declinato in questo presente storico, in cui ogni prospettiva ideale sembra crollata’, si legge nel comunicato della galleria Rumma. 

 ‘Una monumentale opera ambientale che si sviluppa su uno spazio di tremila metri quadrati, come un affondo diretto sulla realtà e sul tempo in cui viviamo. Agli occhi del visitatore si apre un paradiso svuotato, ridotto al proprio scheletro, devastato dal tempo o da qualcosa che lo ha lentamente consumato. Le sette volte celesti sono semi-crollate, infiltrate dall’umidità, dall’acqua, tappezzate di precari isolamenti’.

 ‘Le sette grandi aule dove risiedono le gerarchie angeliche sono vuote, abitate da clochard, avvolti nelle loro coperte termiche. Lungo il percorso, tra latrine sudicie e pozzanghere sciolte accanto a cumuli di neve, si insinua la sinistra sensazione che tutto ciò che vediamo sia il risultato di un atto di violenza. Una parete di marmo, su cui sono incisi tutti i nomi degli angeli, è in frantumi. Nell’ultima sala, dietro un grande portale di ferro un binario sotterraneo evoca una immagine indelebile nella memoria collettiva: la strada ferrata che si perde nella notte e conduce ai campi di sterminio’.

 ‘Alla Galleria Lia Rumma di Via Stilicone 19 (zona Bullona-Ghisolfa, vicino a MM5 Cenisio), in parallelo la mostra ‘Es brent!’ porta questo orizzonte metaforico in una dimensione più intima e terrena. Il titolo, tratto da una canzone yiddish del 1938, ‘El Mole Rahamim’, ripresa nella versione di Moni Ovadia, chiama in causa direttamente il visitatore in una profezia. ‘La nostra città brucia’ - recita il testo - ‘e tu stai lì a guardare con le braccia conserte’.

 All’esterno della galleria (dal 21 marzo al 8 maggio 2025: orari 11-13:30 e 14:30-19) campeggiano sei grandi bandiere trasparenti, appese ad alti pennoni. Le opere del 2025, appartenenti al ciclo ‘Fondamenta’ alludono alla invisibilità̀ e all’irriconoscibilità dei poteri che governano il mondo dal 1945 a oggi. Nella sala d’ingresso, un grande neon del 2025, montato su una tipica struttura pubblicitaria, propone l’ambiguo rapporto tra i sogni di una società e le loro conseguenze. 

 Al primo piano alcuni dipinti della serie ‘Fireworks’ si ispirano alle riprese notturne delle città bombardate e del lancio di missili. Al piano superiore un nuovo ciclo pittorico ci conduce nelle dimensioni interiori del nostro sentimento del tempo, mentre alcune installazioni rivelano come la realtà si stratifichi creando enigmi esistenziali nella nostra vita quotidiana.

 Come dichiarato da Tosatti stesso, che ha presentato il suo lavoro in un’anteprima stampa giovedì 20 marzo: ‘Paradiso è una metafora lancinante del sentimento di un tempo in cui gli uomini, hanno lentamente scalato il cielo per devastarlo, rinnegarlo, svuotarlo. È un’analogia della progressiva distruzione di ogni ideale, finanche quello democratico, dell’avvelenamento dello stesso concetto di sacro nella società dell’indifferenza.

Paradiso è una visione crudele e disincantata di un mondo che non crede più a sé stesso, né ad un orizzonte ideale, e abita una terra oscura, desolata, su cui il cielo è caduto in pezzi. Le opere raccolte nella mostra Es brent! sono ciò che si vede al ritorno da questo viaggio dantesco, quando si riaprono gli occhi in un mondo che brucia’.

Un particolare di 'Paradiso' negli ex Magazzini Raccordati della Stazione di Milano (galleria Lia Rumma)

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