" /> Lassù tra le montagne si balla all'insegna della natura: Bolzano Danza fa 40 con un programma festoso e superlativo

Letture buone (2) per capire una stagione teatrale de Milàn

Nella foto di Giulio Mazzi, 'Fotofinish' di RezzaMastrella
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 DUE RAINER MARIA (RILKE NON FASSBINDER)

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 Marta Cuscunà, che anima la perfomance ‘Bucolica’ (sempre che le pecore in transumanza ripassino a metà novembre dall’area agricola del Parco Cassinis, sud-est di Milano…), forse per far dimenticare d’essere stata scelta per questo più unico che raro smarcamento dal teatro di parole, ripropone addirittura Rainer Maria Rilke ‘Lettere a un giovane poeta’.  

 E rilancia Rilke con ‘I quaderni di Malte Laurids Brigge’ anche il regista di casa Stefano De Luca, chiamato a un incarico da far tremare le vene ai polsi, ri-allestire con gli allievi della scuola Ronconi e con Enrico Bonavera proprio il long-seller strehleriano ‘Arlecchino servitore di due padroni’ il 24 luglio, nel giorno del debutto di 77 anni fa… 

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DA GUEST A GHOST, IL PASSO E’ BREVE

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  ‘Il corpo delle parole’ è il titolo della prossima stagione del Piccolo Teatro, e le parole - si sa - facilmente diventano un gioco. 

 E così, dopo le prime venti pagine del comunicato stampa ufficiale, il lettore trafelato che aveva già intuito qualcosa dalla sequenza dei soliti nomi (in attesa di vedere qualche autentica novità almeno al Festival Presente Indicativo, che arricchirà di nuovo con ospitalità internazionali la scena del Piccolo nel maggio prossimo) scopriva l’arcano della sparizione di un pugno dei nuovi ‘artisti associati’ internazionali: da guest a ghost, appunto, o quasi.

Si tratta di alcune tra le stelle più brillanti del firmamento teatrale internazionale, nonché di tre nuovi e variamente giovani italiani. ’Si stanno definendo le future tappe di lavoro per Caroline Guiela Nguyen, Christiane Jatahy, Marcus Lindeen, Tiago Rodrigues, Davide Enia, Pier Lorenzo Pisano, Federica Rosellini’. Sic.

 In ogni caso, di alcuni di questi guest-ghost stars del Piccolo possiamo almeno vedere, attraverso i libri che hanno consigliato, di che pasta sono fatti.

 Caroline Guiela Nguyen, regista francese che scandaglia l’umanità ai margini delle società opulente, ha scelto di consigliare ‘Raconte-moi la fin’ della scrittrice di origini messicane Valeria Luiselli (‘Dimmi come va a finire’, trad. it. La Nuova Frontiera, 2017), resoconto attraverso quaranta domande-tipo dell’esperienza come interprete al Tribunale dell’Immigrazione di New York. 

 Christiane Jatahy, con un ruggito da Leone(ssa) d’Oro, ha messo in primo piano ‘Agua Viva’ di Clarice Lispector, che Adelphi presenta in edizione italiana come ‘testo estremo di un’autrice estrema’. La grande scrittrice brasiliana di origine ucraina, propone ‘un assolo ammaliante, in cui tornano i suoi temi ricorrenti - la natura e i suoi sfaccettati simbolismi, lo specchio e la rifrazione obliqua, il male e la morte, l'incomunicabilità fra amanti - spinti all'incandescenza, senza che mai, ai suoi incantesimi, ci sia dato sottrarci’.

 Marcus Lindeen, regista e autore svedese classe 1980, conosciuto in mezza Europa per la sua Trilogia dell’identità, porta nella biblioteca ‘I remember’ di Joe Brainard (la traduzione italiana è ‘Mi ricordo’ per Edizioni Lindau): un volume cult del 1969, in cui l’eccentrico pittore, poeta e romanziere americano propone un collage della sua macchina dei ricordi, in un gioco intellettuale che per fortuna non è stato ancora scoperto dagli autori degli elenchi televisivi tipo ‘ce l’ho/mi manca’.

 Tiago Rodrigues si accinge a ripresentare alla Biennale di Venezia il suo ‘Catarina e a beleza de matar fascistas’ (testo contro le smemoratezze sui regimi dittatoriali di ieri, che non va proprio giù anche ai nostri post-fascisti), e a curare il suo primo Festival d’Avignone da direttore. Ai frequentatori del Piccolo di Milano ha voluto indicare la singolare rilettura del ‘De vita Caesarum’ di Gaio Svetonio Tranquillo: otto libri, due secoli di storia antica, undici imperatori romani...

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AH, LES NOUVEAUX ‘AFFINEURS’

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 Davide Enia sembra aver voluto uscire davvero dai canoni, e ha scelto di provare a ‘épater le bourgeois’ meneghini d’antan, ripescando il liceale perfido e amorale ‘Zanardi’ di Andrea Pazienza, fumetto generazionale anni Ottanta lanciato originariamente dalla rivista ‘Frigidaire’.

 Pier Lorenzo Pisano, che scrive anche romanzi, oltre a fare il regista e autore per teatro e cinema, torna al titolo più illustre dell’e/o pre-Ferrante, il divertentissimo ‘Ho servito il re d’Inghilterra’ del ceco Bohumil Hrabal.

 Federica Rosellini, che forse si deve riprendere dal superlavoro, trova ancora lo spazio interiore per ripescare le delicatissime parole di una poetessa argentina segnata da una vita tragica, Alejandra Pizarnik, ‘La figlia dell’insonnia’ (trad.it. Crocetti), un caso letterario di lingua spagnola.

 Restando sugli artisti associati, il collettivo lacasadargilla ha fatto una scelta che appare coerente con la complessità degli impianti teatrali che firmano, scovando dal catalogo della casa editrice di Giorgio Agamben, Quodlibet, nientemeno che il filosofo teoretico dell’uomo ‘macchina desiderante’, di gran moda a fine anni Settanta, Gilles Deleuze, con ‘Pourparler’. 

 E, quasi di concerto, un altro esperto nuovo affinatore meta-teatrale, il regista e autore Davide Carnevali, marca il territorio intellettuale francese più complesso con il libro-laboratorio ‘Espèces d'espaces’ di Georges Perec, nato come ‘bestiario di spazi’ su indicazione di Paul Virilio

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 PIU’ SPIAZZANTI DI COSI’: MORETTI, REZZAMASTRELLA, POPOLIZIO…  

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 Tutta da discutere, ovviamente, come i suoi film, la scelta del libro di Nanni Moretti, che arriverà anche a Milano con la sua prima regia teatrale, annunciata dal Teatro Stabile di Torino per ‘Diari d’amore’ un dittico composto da due atti unici di Natalia Ginzburg, ‘Dialogo’ e ‘Fragola e Panna’. Ed è come se poi avesse voluto fare un saltino letterario in avanti, Moretti, indicando Gianni Celati con il suo titolo forse più noto, ‘Narratori delle pianure’.

 Davvero tanto impegnate le letture che sono state indicate da alcuni dei nomi più originali a cui il Piccolo si è finalmente aperto: Armando Punzo, che arriva con ‘Naturae’  e i suoi carcerati-attori dal Leone d’Oro alla Biennale, ha scelto coerentemente ‘Il principio speranza’ di Ernst Bloch, ovvero il libro-chiave di un filosofo quanto mai degno di rilettura.

 Antonio Rezza, altro che comicità surrealista, propone addirittura di riflettere su ‘Un apolide metafisico’ di Emil M. Cioran e Flavia Mastrella di rincalzo indica persino ‘Massa e potere’ di Elias Canetti: niente paura, al Piccolo in scena riportano il loro classico ‘Fotofinish’, del 2003.

 Ancora: paiono un po’ telefonati quei ‘Promessi sposi’ di Alessandro Manzoni suggeriti dall’immancabile Toni Servillo nella nuova veste di divulgatore dei classici, o Primo Levi de 'Il sistema periodico' di un nostalgico Marco Paolini (presente in cartellone con il suo vecchio 'Vajont' e il suo nuovo 'Boomers').

E' più imprevedibile lo scarto di Massimo Popolizio, chiamato a numerosi impegni per la prossima stagione, a partire dal riportare in scena ‘L’albergo dei poveri’ di Maksim Gor'kij che fu il primo spettacolo di Giorgio Strehler al Piccolo, nel 1947, per non dire poi di dover tenere le redini, come regista, di due cavalli di razza, Branciaroli e Orsini, nientemeno che per ‘I ragazzi irresistibili’ da Neil Simon

  Popolizio ha voluto indicare ai suoi fans di rileggere ‘La nube purpurea’ di Matthew Shiel(ed. it. Adelphi), un classico d’inizio Novecento della fantascienza apocalittica: forse è anche un messaggio trasversale, una paradossale via di fuga in mezzo a tanto guardare all’indietro e al teatro del teatro sul teatro (di parola, ovviamente).

 I due grandi vecchi chiamati a tornare malinconicamente ragazzi, invece, hanno voluto scegliere due titoli celebri, ‘Martin Eden’ di Jack London - indicato dall’attivissimo Umberto Orsini, e ’Sotto il vulcano’ di Malcolm Lowry, scelto da Franco Branciaroli

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ATTORI CHE STUDIANO DA REGISTI, E NO

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 Passando agli attori che fanno anche i registi, Valerio Binasco (‘La ragazza sul divano’ e Moretti-Ginzburg) consiglia a tutti una sorta di manuale narrativo di sceneggiatura, ‘Anatomia di una storia’ di John Truby. 

 Raffinato e teatralista anche Fausto Russo Alesi (in tournée al Piccolo con ‘L’arte della commedia’ da Eduardo De Filippo): ha scelto di riproporre ‘Eptalogia di Hieronymus Bosch’, i sette testi di Rafael Spregelburd che furono pubblicati a suo tempo da Franco Quadri e in parte portati in scena da Luca Ronconi.

 Non esattamente ‘ronconiana’ la curiosa combine libresca di Claudio Longhi con il suo attore Lino Guanciale, già protagonista di una serie di regie di Longhi dai primi anni Novanta: sono di nuovo insieme nel cartellone teatrale con ‘Ho paura torero’, unico romanzo dell’attivista politico cileno e militante della liberazione omosessuale Pedro Lemebel.

E sono insieme pure, Longhi e Guanciale, nel cartellino che indica la scelta del libro: uno in due appunto, anche se si tratta di ‘Grande Sertão’ di João Guimarães Rosa, voluminoso e complesso romanzo latinoamericano che ebbe un certo successo anche in Italia, già negli anni Settanta.

 Ci sono poi i nomi che paiono decisamente all’altezza della fama da innovatori e ‘internazionalisti’: il ballerino e coreografo Marco D’Agostin (in scena con ‘Jérôme Bel’ e poi in ‘Paysages partagés’ con Rimini Protokoll), ha indicato un romanzo mittel-europeo impegnativo, quasi senza punteggiatura, come ‘Melancolia della resistenza’ di László Krasznahorkai;

i lodevoli attivisti culturali milanesi di ZONA K, che collaborano al progetto europeo di teatro nel paesaggio, indicano ‘Inferni artificiali. La politica della spettacolarità nell’arte partecipativa’ di Claire Bishop, un bel saggio che è anche una manifestazione d’intenti.

Un autore iperattivo e premiato a livello internazionale come Stefano Massini, che infliggerà ai suoi fans teatrali ‘L’interpretazione dei sogni’ di Sigmund Freud, non può sbagliare perlomeno la scelta di un libro: ed ecco sui banconi al Teatro Grassi ‘La famiglia Karnowski’ di Israel Joshua Singer.

 Ci sarebbero ancora da seguire svariati consigli: Riccardo Frati (‘Il barone rampante’) sceglie ‘Finzioni’ di Jorge Luis Borges mentre Fanny&Alexander (‘Trilogia della città di K.) provocano con ‘Fiabe’ dei Fratelli Grimm e, ancora, Frosini&Timpano (rivoluzionari francesi in 'Ottantanove') preferiscono il marxismo all'italiana dei ‘Quaderni dal carcere’ di Antonio Gramsci eccetera eccetera. 

- 2. Fine -

Sul bancone dei libri al Piccolo Grassi il 24 maggio

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