" /> Lassù tra le montagne si balla all'insegna della natura: Bolzano Danza fa 40 con un programma festoso e superlativo

LIFE, un glorioso logo da magazine per il nuovo festival del post-teatro d'attualità: Zona K così salva il finale di stagione a Milano

Un'immagine di 'Fight Night' nuova versione, capolavoro degli innovativi Ontroerend Goed (foto di Michiel Devijver)

Nelle chiacchiere degli ultimi giorni tra gli appassionati milanesi, terminate le sane belle discussioni sul provocatorio 'Parallax' di Kornél Mundruczó e archiviata la stupefatta ammirazione per 'Medea's Children' di Milo Rau, si passava rapidamente allo sconforto: l'agenda degli appuntamenti da non perdere rischiava di restare desolatamente vuota.

Alla fine di FOG di Triennale Teatro, gratta-gratta, restavano sulla carta da non perdere giusto 'Le nuvole di Amleto' di Eugenio Barba con Odin Teatret, al Teatro Menotti, alla fine della prima settimana di maggio, e 'Works and days' di F.C.Bergman al Piccolo Teatro Strehler, dal 28 al 30 maggio. Due splendide occasioni, di sicuro, ma che da sole danno l'idea di un panorama francamente non così vivace per una città che dovrebbe essere l'unica metropoli europea d'Italia.

Poi, per fortuna, a farci uscire dall'area piagnistei e rimpianti, ci hanno pensato a Zona K, che quest'anno si lancia addirittura nell'organizzazione di un festival. Dio-sia-lodato, che vi piaccia o meno, il glorioso e imponente logo LIFE della rivista americana di Henry R. Luce celeberrima per i foto-reportage, scelto dalle nostre ammirevoli Valentine e ragazze varie dell'Isola, indica ben chiaramente il campo dell'attualità viva e vera come riferimento.

La presentazione, poi, non dà adito a dubbi: 'LIFE propone un teatro che osserva e interpreta il presente, attinge da dati reali e li restituisce in modo vivido sulla scena, unendo performance, arte visiva, cinema, giornalismo, scienza e ricerca. Il rapporto con la realtà diventa oggetto e strumento di un’indagine che rimescola le narrazioni e i linguaggi, ridiscute il concetto di autore e interprete, riformula i criteri di fruizione e di appropriazione degli spazi, apre connessioni esplicite con la sociologia, l’urbanistica, la statistica, la storia, l’economia e la tecnologia'.

Il programma è articolato in due parti, entrambe molto ricchie, e si dipana tra Fabbrica del Vapore (prima parte, dal 7 al 19 maggio), Teatro Fontana, Out Off e Zona K stessa (seconda parte, 4-21 giugno). Sono previsti sia veri e propri spettacoli sia letture, incontri e proiezioni, con diversi costi del biglietto.

Sintetizzando brutalmente, LIFE si fa notare subito anche soltanto per queste tre splendide occasioni che per molti appassionati sono imperdibili (soprattutto per i fortunati che hanno già visto questi stessi o altri titoli di queste tre belle compagnie):

- il 17 e il 18 giugno la riproposta di 'The Mountain' di Agrupación Señor Serrano, che verrebbe da definire il più bello spettacolo teatrale di questi geniali raccontatori di realtà - ché poi ne hanno fatti almeno altri due o tre 'più belli', ma fa lo stesso - per mescolanza di temi e riferimenti, per leggerenza e vivacità;

- il 14 maggio la versione lettura del diario di preparazione di 'A place of safety' di Kepler-452, che è stato sicuramente l'evento politico-teatrale più importante di questa stagione, con un racconto di realtà dal mondo dei soccorsi nel Mediterraneo davvero sconvolgente;

- il 15 e il 16 maggio il nuovo allestimento di 'Fight Night' di Ontroerend Goed, il collettivo guidato dal direttore artistico Alexander Devriendt che ora è di casa a NtGent (in Italia purtroppo s'è visto molto poco, a Milano giusto al solito FOG, con uno strepitoso spettacolo palindromo). 'Fight Night', trasformando gli spettatori in elettori che eliminano gli attori, è considerato uno dei loro lavori più riusciti.

Questo elenco minimo, sia chiaro, vale soprattutto per chi volesse correre ad acquistare l'abbonamento 'entry level' per il festival LIFE di Zona K (3 spettacoli della fascia BLU + 2 della fascia ROSSA per 45 €; 5 spettacoli della fascia BLU + 3 della fascia ROSSA costano invece 64 €). Ma basta poi leggere anche la prima sommaria presentazione ufficiale, riprodotta a seguire, per puntare decisi sull'abbonamento che include tutti gli spettacoli del festival, a 154 € (intero).

Basta chiacchiere, ecco come si passa alle prenotazioni:

T. +39 02 97378443 | Cell +39 393 8767162 (dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.30) 

M. biglietti@zonak.it

(Per gli spettacoli che si svolgeranno a ZONA K occorre effettuare richiesta o rinnovo di tesseramento per l’anno in corso almeno il giorno prima. Tessera ZONA K € 2,00)

Il profetico e spettacolare 'The Mountain' di Agrupación Señor Serrano aveva un solo difetto: è arrivato troppo presto, nel 2021 post-Covid. Torna in scena a Milano il 17/18 giugno (foto di Jordi Soler)

 Il rapporto tra realtà e finzione e tra verità e menzogna è il principale fil rouge di tutto il festival. Una linea che appare più evidente in alcuni spettacoli e che resta invece una traccia meno esplicita in altri. 

La performance Who’s Afraid Of Representation? di Rabih Mroué e Lina Majdalanie è dedicata proprio al rapporto tra rappresentazione artistica e realtà e mette a confronto la rappresentazione della violenza nelle performance estreme della body art con la brutale situazione nei reali contesti di crisi e conflitto, così come nella conferenza non accademica Sand in the Eyes Mroué indaga la manipolazione della percezione della violenza tanto nei video di propaganda dell’Isis quanto nelle comunicazioni ufficiali. 

Torna Agrupación Señor Serrano con The Mountain - già presentato nel 2021 con tutte le difficoltà del momento - che esplora il concetto di verità nell'era dell'informazione frammentata. Attraverso una combinazione di elementi scenici e narrativi, lo spettacolo mescola riferimenti storici e contemporanei, creando connessioni inaspettate e invitando il pubblico a riflettere sulla natura della realtà e sulla sua rappresentazione.

Boris Nikitin sempre in bilico tra teatro di finzione e performance, tra documentario e propaganda, in Magda Toffler or An Essay on Silence utilizza la storia della propria famiglia per portare alla luce un pezzo nascosto della storia europea. In questa performance l’artista scava nelle memorie dimenticate del XX secolo ed evoca il silenzio dei secoli, intersecando storia personale e collettiva, riflessione ed emozione.

Centroamérica dei Lagartijas Tiradas al Sol è uno sguardo su una realtà vicina e paradossalmente sconosciuta quale l’America Centrale. Trait d’union tra due linee: quella di cui sopra, dove esercitano un’azione politica mescolando realtà e finzione e quella seguente che parla di confini e spostamenti di popolazione. E’ dall’incontro con una donna costretta a lasciare il Nicaragua che i Lagartijas si concentrano sulle migliaia di persone sradicate dalla propria terra.

Lo sguardo su migrazioni, esili, confini emerge da Odissea Minore di Nicola Di Chio, Mariam Selima Fieno e Christian Elia, un progetto che fonde teatro, giornalismo e cinema per raccontare la violenza dei confini e il futuro di una generazione in cammino lungo la rotta balcanica.

Anche l’esperienza collettiva di Ant Hampton con Borderline Visible diventa un viaggio partecipato attraverso le pagine di un libro che intreccia fotografie e audio: storia, autobiografia, letteratura e un’indagine urgente sulle atrocità nascoste perpetuate ai margini dell'Europa.

La performance per uno spettatore alla volta di Basel Zaraa condivide l’esperienza - in questo caso palestinese - di sfollamento e resistenza attraverso la storia di una famiglia, esplorando come la guerra e l’esilio vengono vissuti attraverso la quotidianità, lo spazio domestico e pubblico.

Esplicito riferimento al tema della migrazione è La zona blu dei Kepler -452. Una lettura di appunti, scritti durante i giorni a bordo della Sea-Watch 5 nel luglio 2024, accompagnata da immagini documentarie originali, che parla di cosa succede quando ci si incontra ai confini dell’Europa con persone molto diverse, dello smarrimento che ci coglie quando guardiamo il nostro continente dai suoi confini.

Con “foresti” e stranieri, ispirandosi al testo di Koltès, si confronta anche Babilonia Teatri in Foresto.  Una commistione di linguaggi per esplorare il tema della complessità della diversità: una voce parlata, una segnata, la voce della musica live e la parola scritta. Un gioco di specchi in cui lingue e culture diverse si intrecciano e dialogano tra loro.

Il Mediterraneo e le rotte dei migranti sono al centro del lavoro di ricerca di Liminal (Italia) Assymetric Visions, installazione multimediale che traccia l’azione di Frontex sul monitoraggio delle frontiere marittime attraverso l’analisi dei dati e delle immagini disponibili, facendo emergere un quadro lontano dalla narrazione politica.

Il lavoro di Liminal si inserisce anche in una terza linea che è quella dello sguardo documentario, giornalistico, d’inchiesta nella quale rientra la conferenza spettacolo Schwarz Rot Braun (nero rosso marrone) del giornalista tedesco Jean Peters dell’agenzia giornalistica tedesca CORRECTIV sugli stretti legami tra politici dell'AfD, neonazisti e imprenditori emersi alla fine del 2023. Quali sono stati i risultati effettivi dell'indagine? È stata una svolta per la democrazia o solo una breve protesta della classe media? 

In questa linea ovviamente rientra la collaborazione con il DIG festival: tre i documentari presentati, rispettivamente sui legami in Siria tra il narcotraffico e la famiglia Assad, sul crollo economico-finanziario del Libano e sulle conseguenze dell’inquinamento atmosferico dell’estrazione del petrolio in Iraq. 

Reas di Lola Arias per quanto sia un film rientra a maggior diritto nella linea realtà-finzione. Attraverso lo strumento del re-enactement la Arias reinterpreta il genere musicale e il documentario in modo audace e innovativo.

Dal ruolo cruciale del giornalismo investigativo nella società democratica portato avanti sia da Correctiv che dal DIG, il tema della democrazia si ritrova in due spettacoli: Fight Night uno degli spettacoli più popolari nel repertorio di Ontroerend Goed ripreso e ripensato per il presente e per un nuovo tour mondiale. Una lucida analisi di come funziona la democrazia, messa in scena come un gioco con cinque contendenti, dove apparentemente è il voto dello spettatore a decidere chi vince.

Di democrazia e di processi di pace, in modo satirico e graffiante, si occupa anche Negotiating Peace di Jeton Neziraj. Dall’Irlanda del Nord al Medio Oriente, dagli accordi di Dayton a quelli di Oslo, dalle trattative ancora irrisolte tra Kosovo e Serbia fino alle imprevedibili conclusioni del conflitto russo-ucraino: cosa succede dietro le quinte di un negoziato? È possibile negoziare la pace?

Dalla democrazia all’economia, dal teatro al giornalismo, dal cinema alla performance, si arriva all'installazione Everything Must Go di Dries Verhoeven che esplora le contraddizioni morali del capitalismo: un’installazione riproduce meticolosamente la corsia di un supermercato, dove il furto è visto sia come crimine che come forma di resistenza, incarnando la tensione tra apparenza e realtà etica.

E a Parcel Project di Johannes Bellinkx , progetto artistico ed esperimento giornalistico. All'interno di un pacco postale si trova uno strumento digitale discreto, progettato per catturare dati audiovisivi dall'ambiente circostante. Gli spettatori, improvvisamente diventati pacco, sono teletrasportati in spazi normalmente inaccessibili all'uomo, attraversando l'intricata rete della nostra società consumistica.

Infine uno sguardo sull’Intelligenza Artificiale, lasciata in finale per il suo pervadere ormai ogni aspetto del nostro presente. Il coreografo Arkadi Zaides con The Cloud ci porta in un’indagine sulla nube tossica che il reattore di Chernobyl ha sparso nell’aria, e sui dati fluttuanti nella nuvola che alimenta l’intelligenza artificiale. Qual è la singolarità del corpo umano in questo improbabile ma inevitabile punto di convergenza tra le due nuvole?

Mentre Ruggero Franceschini con Pentothal mette in gioco e in dialogo l’intelligenza artificiale con la controcultura degli anni Settanta, proponendo contenuti onirici e visionari, eppure incredibilmente attuali, a cui il pubblico è chiamato a contribuire, esplorando luci e ombre della controinformazione.

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