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Schermaglie e ammonimenti da Lindeen's MoM, la nuova lezione di uno scaltro e talentuoso maestro del racconto

'Memory of Mankind' (Mom), screenshot da marcuslindeen.com

 E’ un tipo davvero scaltro, nonché molto talentuoso, Marcus Lindeen, di una scaltrezza goldoniana, gran manipolatore di parole e personaggi quale si dimostra nel suo nuovo spettacolo, ‘Memory of Mankind’, ideato in collaborazione con la drammaturga Marianne Ségol

 Incuriosito dalla storia di Martin Kunze - un artista/ceramista che ha deciso di incidere su delle piastrelle speciali il sapere dell’umanità, per poi seppellirle sul fondo di una miniera di sale in Austria, in modo da preservarle per almeno un milione di anni -, Lindeen vi ha costruito intorno una sorta di mirabolante lectio magistralis che sembra trattare del valore e del senso della memoria, ma che in realtà ci mette in guardia sul significato profondo dello storytelling. 

 Circondati dal pubblico su quattro lati, come in un antico teatro anatomico, i quattro personaggi sembrano discutere tra loro dell’importanza del ricordo e del potere oscuro dell’oblio, ma l’apparenza didattica del contesto ne maschera solo in parte la funzione didascalica.

 Sia che ci troviamo nel bel mezzo di un conte philosophique, o di una garbata storiella, o di una pièce goldoniana, tutte quante potrebbero cominciare così: ‘quattro persone entrano in un’aula, e sono: un artista che vuole conservare la memoria dell’umanità, un archeologo queer che vuole recuperare dall’oblio quanti vi sono stati sepolti per discriminazione, una coppia in cui la moglie funge da memoria esterna per un marito che soffre di amnesie totali ricorrenti…’

 Costoro iniziano tranquillamente a conversare tra loro, narrandosi le proprie esperienze ed intenzioni, talvolta illustrandole agli astanti con l’ausilio di diapositive, filmati o manufatti. Come in un gioco di società, completato un giro di interventi, si fermano e si cambiano di posto, per poi ricominciare.

E passo dopo passo, cambio dopo cambio, con un’elegantissima esibizione di dialettica, i nostri quattro ‘schermagliano’ sul senso e la congruenza del loro agire, smascherandone falle e contraddizioni. 

 Si comincia dunque a dubitare dell’adeguatezza del ceramista quale custode dell’intero nostro sapere, all’emergere di una certa maniacalità in alcune parti del suo progetto, mentre l’affettuosa compagna dello smemorato appare un po’ troppo selettiva nel riattivarne i ricordi, e persino l’integrità scientifica del virtuoso archeologo, paladino dei discriminati negati e dimenticati, perde smalto quando si dichiara favorevole alla creazione di un passato fittizio che corregga emarginazioni ed ingiustizie.

 Tutto chiaro, missione compiuta, lezione compresa: tra il bisogno di una memoria che preservando e tramandando ci aiuti a definirci in quanto specie, e l’esigenza di limare e limitare questo sapere, per riconoscerci più facilmente, si intromette un procedimento di archiviazione necessariamente arbitrario.

 Ma c’è di più, questa arbitrarietà è l’anima intrinseca di ogni narrazione, finzionale o documentaristica che sia, ivi compresa quella che Lindeen ci propone, sussurrata da attori professionisti negli auricolari dei quattro personaggi in scena.

 Semplici portavoce, dunque, semplicemente umani, proprio come tutti, traditi e smascherati da quelle stesse parole che srotolandosi le une sulle altre finiscono in una battuta. Geniale e scaltra.


Le 'menti selvagge' Marianne Ségol e Marcus Lindeen (screenshot da marcuslindeen.com)

 P.S. (1): ECCO LE ‘MENTI SELVAGGE’ DI MoM

 Attualmente ‘Memory of Mankind’ è l’unica produzione in tournée della Wild Minds, compagnia teatrale con base a Parigi fondata da Lindeen insieme con l’altra ‘mente selvaggia’ di Marianne Ségol, prolifica drammaturga (ha all’attivo già 40 opere) nata in Normandia e specializzata in lingue e letterature scandinave, traduttrice da e in svedese e norvegese di una certa fama.   

 Lindeen si presenta con una scheda biografica ufficiale che si apre con la definizione di ‘scrittore, regista e cineasta svedese’. Ha studiato regia al Dramatiska di Stoccolma e presentato il suo primo lavoro nel 2006, ‘Regretters’, opera teatrale e insieme film documentario. Altra opera teatrale che ama ricordare è ’The Archive of Unrealized Dreams and Visions’.

 E’ piuttosto noto come documentarista, soprattutto dopo il notevole successo del suo ultimo film, ‘The Raft’, uscito nel 2018 nelle sale cinematografiche in Francia e in altri 11 Paesi, dopo aver vinto diversi premi ed essere stato proiettato in oltre 50 festival. Ancora: un'installazione con la scenografia originale di ‘The Raft’ è stata esposta al Centre Pompidou di Parigi. Il film è stato selezionato per il NYT-Critic's Pick del ‘New York Times’, è stato trasmesso in tv da BBC Storyville e ha vinto il Prix Europa per il miglior documentario televisivo europeo nel 2019. 

 Lindeen aveva peraltro già vinto lo stesso Prix Europa con il primo documentario ‘Regretters’, realizzato nel 2011 e ancora disponibile su Netflix. Ha vinto anche il Premio Orizzonti Mediometraggio alla Mostra del Cinema di Venezia, sempre nel 2011, con il secondo film ‘Accidentes Gloriosos’, un dramma co-diretto con Mauro Andrizzi.

 Prima di ‘Memory of Mankinds’, nel 2022 ha creato per il Festival d'Automne di Parigi una ‘Trilogie des identités’, che comprende ‘Orlando e Mikael’, ‘Wild Minds’ e ‘L’Aventure invisible’. 

 Nel 2024 è tornato anche all’Università delle Arti di Stoccolma, per un dottorato di ricerca sul tema della ‘Conversazione in scena’, attraverso un progetto composto da opere cinematografiche e teatrali, da cui ha tratto anche un volume, ad oggi pubblicato solo in svedese.

 Tutte le informazioni e gli aggiornamenti, anche relativi alle tournée, si trovano agevolmente online.

Lezioni di teatro partecipato: festa aperta dalle 18, il 29 gennaio a Reims per il vernissage della rassegna, davanti a La Comédie, con l'artista Kevin Hunt che inagura la sua installazione per il festival: si degustano la birra creata per Faraway 'Jour Polaire' e le tisane del Nord, si cena con piatti tipici nordici e si prepara tutti insieme una zuppa, con gli attivisti di Les Bons Reste, associazione per la sostenibilità alimentare

P.S. 2: COME RECUPERARE ‘MoM’, PRESTO E BENE, DAI VICINI FRANCESI

 Dopo il debutto al Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles, dal 23 al 26 maggio del 2024, e la seconda tappa a Vienna, dal 6-8 giugno Wiener Festwochen, ‘Memory of Mankind’ ha intrapreso una lunga tournée.

Per chi non avesse potuto vederlo a Milano nel pugno di date ‘sold out’ al Piccolo Teatro Studio Melato, o in questi giorni, fino al 24.1, alla Comédie de Clermont-Ferrand, la migliore occasione per recuperarlo subito è il 5-6 febbraio alla Comédie de Reims, nell'ambito dell’intrigante Festival Faraway, peraltro già in un’ideale agenda dramaholica per via del nuovo ‘No Words’ di Yana Ross.

 Ad oggi sono previste altre rappresentazioni di Mom in Francia, relativamente vicine: dal 2 al 4 aprile a Le Méta-CDN Poitiers; dall’8 all’11 aprile, al Nouveau Théâtre di Besançon; 15 e 16 maggio a Rennes, Théâtre National de Bretagne...

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