" /> Lassù tra le montagne si balla all'insegna della natura: Bolzano Danza fa 40 con un programma festoso e superlativo

Che combinazione, l'album delle emozioni teatrali da non dimenticare del 2023-24 si apre proprio con... 'Album'!

Da 'Album' (foto di Elisa Vettori)

 In chiusura di stagioni e d’annata, gli spettatori appassionati insieme con gli auguri si scambiano le liste degli spettacoli più belli che hanno visto. Belli, e anche significativi, nel senso non solo del contenuto proprio, ma del valore aggiunto, delle piccole o grandi lezioni che impartiscono.

 E' già un gran casino arrivare a scegliere i titoli, figurarsi, per una persona qualunque, ricordarsi bene le date, in modo da poter escludere gli incandidabili per una questione temporale, legata all’anno di produzione e/o di rappresentazione in Italia.

All’individuazione dei candidati per l'ideale dramaholico premio, poi, non contribuisce certo la similitudine di tante proposte. Addirittura dal punto di vista nominalistico. Prendete il caso di queste maledette ‘Tre sorelle’, ché più benedette di così poi…Quante ne andrebbero ricordate di recenti?

 Nel 2024 molti appassionati si sono incantati a vedere, finalmente, all’Arena del Sole di Bologna, il gioioso e tanto vivo ‘dramedy’ intitolato ‘Non tre sorelle’, che aveva per giunta la traduzione in cirillico accanto e il sottotitolo 'liberamente non ispirato a un’opera di A. Cechov'. In recupero da chissà quale stagione post-Covid, è stato allestito da Enrico Baraldi di Kepler 452 con un pugno di attrici e studentesse di recitazione ucraine in momentaneo parcheggio italiano grazie al progetto Stage4Ukraine. 

 Ok, vanno di moda gli ex-aequo: allora, lasciando da parte un attimo Cechov, come lezione di quanto sia giusto affidarsi ai giovani registi, va citato sicuramente anche Andrea Piazza per ‘Parlami come la pioggia’, pure questo un notevole spettacolo visto nel 2024 di recupero dalla precedente programmazione del Teatro Franco Parenti.

 Sempre in casa di Andrée Ruth Shammah, per tornare alle maledette-benedette sorelle, gli spettatori milanesi più attenti hanno potuto commuoversi e indignarsi con ‘Le mie tre sorelle’ di Ashan Khatibi, un iraniano di talento scappato alle grinfie del regime, come la sua magnifica protagonista Sadaf Baghbani. Khatibi ha fatto poi il bis nel'24, raccontando la sua stessa storia di perseguitato.

 Ex-aequo per ex-aequo, come spettacolo straniero prodotto in Italia, bisogna ricordare anche il virtuoso monologo di Francois Kahn su ‘Il Cane di Kafka’, di Pacta salone e Alkaest, virtuoso anche solo per la doppia fedeltà, all’inquietante testo kafkiano e alla lezione di Grotowski.

 Ci sarebbero ancora sorelle da considerare: quelle ‘Tre sorelle’ particolarmente innovative di Muta imago, premiate di fatto con il prestigioso invito a Biennale Teatro di Venezia. 

 Banalizzando, da qui si potrebbero estrarre vari altri premi, per esempio all’attrice Monica Piseddu, che si è immolata pure per Daria Deflorian ne ‘La vegetariana’.

Ma così si va sul facile-facile, e sulla stessa china va menzionato il fascino irresistibile e indimenticabile di Clotilde Hesme, vista a un metro di distanza al 104 Paris interpretare la ‘Hamlet’ così significativa di Christiane Jatahy , sperando proprio che Claudio Longhi le porti per qualche data a Milano. 

 Restando alle sorelle dei Muta imago, per questo Cechov postmoderno Claudia Surace e Riccardo Fazi hanno fatto leva su un cast tecnico tra cui ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta premiale: per le musiche originali eseguite dal vivo Lorenzo Tomio, per il disegno scene Paola Villani, per luci e direzione tecnica Maria Elena Fusacchia

 Ma alla lezione del nuovo a tutti i costi, nel caso dei Cechov, si potrebbe subito contrapporre l’impeccabile allestimento del grande vecchio Peter Stein con ‘Crisi di nervi’, tre meravigliose e divertentissime prime prove del grande autore russo, messe in scena con rara eleganza per il Teatro Minotti.

 Restando sui carichi da novanta, qual è stato in assoluto lo spettacolo più ‘dramaholico’ del 2023/24?

Ancora un dettaglio di 'Album' di Kepler 452 (foto di Elisa Vettori)

 Per non dover sbrigare un garbuglio, lasciamo da parte la danza contemporanea, che ha offerto indimenticabili occasioni anche sotto il profilo teatrale, con diversi nomi italiani da mettere nel calderone degli ex-aequo. 

 Va poi tolto di mezzo, per non scendere sul terreno della provocazione, il sorprendente ‘Durante’ di Pascal Rambert, anche se sarebbe doverosa una bella menzione speciale per l’alto valore culturale e politico del breve monologo di Arlecchino sanguinante, interpretato da Marco Foschi.

 Per non perdersi in vetuste distinzioni di nazionalità, infine, tra le tante belle proposte ‘straniere’ portate a Milano da Longhi, certo ‘La Obra’ di Mariano Pensotti è stata anche una grande lezione di come si può fare bene, per davvero, con rinnovato spirito d’impegno civile, quel teatro di costruzione a incastri che spesso sa tanto di fasullo.

Esattamente come ‘Lacrima’ di Caroline Guiela Nguyen’ e, prima ancora, ‘Rohtko’ di Łukasz Twarkowski, hanno mostrato a tutti i bolsi divoratori italiani di grandi budget come si può per davvero praticare oggi un teatro in grado di concorrere ancora con gli altri media, insieme alto, ‘cazzuto’ e di autentica vocazione popolare.

 Infine, e per fortuna!, si devono scartare, in quanto candidabili al 2025, i soliti nomi imbattibili di riconosciuta levatura internazionale, che in ordine rigorosamente alfabetico potrebbero andare da Pippo Delbono con ‘Risveglio’, gioiello del sempre pregevole Emilia Romagna Teatro, per la commozione che crea ovunque con tanta grazia; a Kornél Mundruczó con Proton per ‘Parallax’, uno strepitoso ‘pugno nello stomaco’ all’Europa di oggi, che ha turbato persino il pubblico dell’Odéon-Berthier di Parigi e farà tremare il Piccolo teatro; da Milo Rau, tornato un po’ sopra al solito standard, con il nuovo ‘Medea’s children’ choccante e toccante, visto a Venezia; ad Alessandro Serra che con ‘Tragùdia’ ha affrontato così poeticamente la prova d’amore dell’Edipo e la sfida al mito fondatore del teatro.

 Questo è un bel mazzo da cui salterebbe fuori sicuramente anche il miglior attore: Jared McNeil ‘bravo-da-paura’ per Serra, piuttosto che Peter Seynaeve (già protagonista adulto di ‘Five Easy Piece’) per Rau, visto da vicino a Venezia.

 Anche l’eventuale scranno della Piseddu sarebbe a rischio, se si guarda tra i cast di questo breve elenco: non è che ogni anno si può ripetere, come un ritornello, il nome di Chiara Michielini (seppur vengono i brividi a rivedersela lì anche solo quando fa Tiresia in 'Tragùdia') o scoprire adesso il talento di una quarantenne da Wiki in magiaro, come Emőke Kiss-Végh (a proposito di Proton e ‘Parallax’, è da Oscar il rilancio della ‘grande vecchia’ Lili Monori).

 Sarebbe però una forzatura bruciar subito così, anche se sono pur sempre produzioni del 2024, titoli e nomi che domineranno i cartelloni ancora per una stagione.

 Restando un passo indietro sul calendario, allora, che cosa si può scegliere? Beh, i pochi fortunati che hanno potuto viverla, ricordano come esperienza unica di teatro e di realtà, non solo di teatro-realtà, quel gioiello assoluto che è ‘Album’ con Nicola Borghesi, dei soliti eccellenti Kepler 452. 

 E’ un impasto davvero ben riuscito d’intelligenza e di umanità, con una forma perfetta, inconsueta, essenziale. Una prova da sottolineare tre volte, anche perché è evidente che sia a priori ‘in perdita’, dato l’impegno che comporta, a fronte di venti-trenta spettatori paganti. Ecco, anche per questo, nell’Italia del teatraccio da marketing, ‘Album’ merita il plauso.

 E, soprattutto, è un piccolo alert per segnalare agli appassionati compagni d’emozioni di Trento, La Spezia, Casalmaggiore (Bologna), Udine e Roma, che ‘Album’ è già programmato lì nel 2025.  

 P.S.: buon anno e buone visioni a tutti; un personale grazie a chi ha condiviso e scambiato opinioni con il sottoscritto, con tante scuse per le idee rubate e sincera gratitudine.

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