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Ma guarda che simpatico barboncino, è Pirandello in scena con Paolo Rossi

Paolo Rossi con Emanuele Dell’Aquila e Alex Orciari (foto Laila Pozzo)

 Si sente un vecchio reduce, Paolo Rossi. E, in effetti, a tutta prima appare così, quasi stanco, più silenzioso del solito e in attesa di sedersi addirittura sul divano, con vari strati di camicie e gilet sotto la giacca marrone a tre quarti, copione alla mano, occhialini da presbite vaganti intorno.

 Come se fosse finito in una ridotta, a ricaricarsi dopo tante battaglie, invece che sul palcoscenico della Sala Grande del Teatro Parenti, il 27 dicembre, per un’insolita prima milanese durante le feste natalizie, di un ancor più insolito ‘Da questa sera si recita a soggetto! Il ‘Metodo Pirandello’.

Finirà, è subito il caso di anticiparlo, che l’ultimo eroe di un mondo dello spettacolo grandiosamente combattivo, addestrato e ammaestrato da Dario Fo, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Carlo Cecchi e un po’ pure da Giorgio Strehler, chiamerà a sorpresa l’intero pubblico sul palco dopo gli applausi: ‘su venite a ballare tutti insieme, qui con noi, e poi così, uno per volta, chi vuole, si può fare anche un selfie, come si dice adesso, giuro che lo lascerò fare…’  

 Sorpresa? Lo spettacolo comincia con una tirata quasi tutta in triestino di Laura Bussani, cabarettista-musicista piuttosto nota sulla scena della sua città (è tra le protagoniste di quel Pupkin Cabarett che ha rinverdito i fasti di un certo intrattenimento comico mitteleuropeo): scende in mezzo alla platea e spiega quel che succederà, cercando di far provare i movimenti di una sorta di coreografia che coinvolgerà tutti.

 A un certo punto, platealmente in ritardo, entrano due spettatori di colore, molto di colore perché pure tanto alti e tanto vestiti di bianco, e sembra una gag, ma pare proprio che sia tutto vero. ‘Pensavo che entrassero ad arrestarti’ si limita a mormorare Rossi nel microfono, forse per invitare la folle Laura a tagliar corto.

 Comincia poi sul palco una sorta di lezione sul metodo Pirandello, ma è un pretesto per farsi rivolgere qualche domanda generica dal pubblico e sparare un po’ di battute d’attualità. 

A metà della lezione, si fa per dire, il pubblico era stato invitato a tirarsi su in piedi e a muovere le braccia e il tronco per interpretare una sorta di ‘Macarena’ pirandelliana, e in quel momento l’unica che ha esitato un attimo ad alzarsi dalla poltrona, dal centro della fila H sul corridoio centrale, è stata la padrona di casa, Andrée Ruth Shammah.

 Non perché fosse perplessa, vedendo la sua amata casa teatrale trasformarsi per un attimo in una sorta di villaggio turistico anni Novanta: solo che stava preparando il cellulare per girare un video che immortalasse un così raro momento di partecipazione e divertimento che ha coinvolto tutte insieme le più svariate generazioni di spettatori presenti.

 Paolo Rossi, che come un motore diesel ha sempre bisogno di andare in temperatura e poi non si fermerebbe più, vanta una presa sul pubblico e un seguito così composito che è veramente straordinario. 

 Come tutti i reduci, è anche un po’ bugiardo, e la spara grossa, per esempio, quando dice che ha scelto di tornare a Pirandello perché dopo la morte di Berlusconi non sapeva più dove girarsi per trovare materia di satira. E che, sacrosante parole, ormai i personaggi della scena pubblica sono indistinguibili dalle maschere di Crozza, cioè che forse Crozza non esiste proprio e loro sì, così lo sono per davvero.

 In realtà, per venire al povero Pirandello in salsa Paolo Rossi, il pubblico si piega in due dal ridere ed esplode nell’applauso più entusiasta quando entra in scena il barboncino che accompagna l’attrice in ritardo (l’ex campionessa di pattinaggio su ghiaccio Caterina Gabanella, di casa a Merano) e si scopre che si chiama appunto Fausto Pirandello, il cane, gran giocherellone ‘e per fortuna che non è un doberman’…

 Si può poi apprezzare una lunga citazione testuale, dal blocco di genere dramma sentimentale di ‘Questa sera…’, ripresa dalla novella ‘Leonora addio!’, in cui la gelosia di lui si manifesta con una violenza che se oggi uno provasse a riferirla agli operatori dell’1522, arriverebbero polizia o carabinieri a sirene spiegate.

 Terzo spunto d’approfondimento, lo sketch con un malcapitato spettatore nei panni di Pirandello che va a vedere uno spettacolo di cabaret a Berlino, nello stesso locale dove andava anche Bertolt Brecht, e forse addirittura insieme con il maestro del teatro epico marxisteggante, solo che il nostro povero Fausto non capisce più niente perché perde la testa per la cantante, un po’ come l’aveva buttata via invano dietro a Marta Abba

 ‘Da questa sera di recita a soggetto! Il Metodo Pirandello’ porta anche in primo piano, come ovvio, il tema del teatro e del meta-teatro, del linguaggio e delle sue ambiguità, addirittura spostato perfettamente ai tempi nostri, al mondo digitale, ma è abbastanza chiaro a tutti che non si tratta di una mera dimostrazione d’intelligenza o di cultura.

 In fondo, il mito di Paolo Rossi è ancora e sempre il comico triestino Angelo Cecchelin, uno che ripeteva lo stesso sketch dialettale contro il potere e prima o poi veniva arrestato come sovversivo, più e più volte dai fascisti, ma poi anche dai Titini e persino dagli Alleati.

 E allora, forse, vale quel che diceva alla fine una matura signora in platea fila F, più o meno intorno al 20, che non ha osato salire sul palco a festeggiare il suo beniamino, ma guardava con ammirazione i ragazzi che si fotografavano con lui: ‘questa è una bella risposta alle polemiche con cui si sono presentati i nostri nuovi governanti. Volevate i Pirandello, eccoveli qua’.

 In effetti, quando muore in scena, Paolo Rossi, prima di resuscitare per concedersi ai selfie, butta lì come ultime parole famose: ‘ogni popolo ha il governo che si merita’. 

 E a un certo punto, nella prima parte, ricorda che Pirandello chiese al governo fascista di concedergli di avere una sala teatrale ma che oggi, anche volendo, bisogna aspettare che finiscano di prendersele… 

 Non può non scattare il relais, a questo punto, con le prime esternazioni di Sangiuliano sull’esistenza di ‘una cultura di destra da rivalutare che la sinistra ha sempre voluto nascondere’.

 ‘Un pensiero di destra, forte e autorevole, c'è sempre stato’ dichiarò il neo-ministro. ‘Se vogliamo fermarci al Novecento, basta ricordare Pirandello, D'Annunzio, Longanesi, Prezzolini, tutta l'esperienza della Voce, L'Acerba, ovviamente Giovanni Gentile e lo stesso Benedetto Croce, che possiamo ascrivere al campo conservatore’.

 Ma questi sono soltanto ricami, che non aggiungono e non tolgono nulla al nuovo spettacolo di Paolo Rossi, un talento di Monfalcone così grande che può rivaleggiare giusto con le navi da record che escono dai cantieri della sua città, ma anche l’ultimo di una scuola milanese straordinaria che fu. E’ in scena al Teatro Parenti fino al 7 gennaio, anche la sera di Capodanno, poi in tournée.

 Accanto a Rossi, che ha steso il canovaccio con Carlo Giuseppe Gabardini (attore-scrittore, già drammaturgo di un precedente analogo show su Moliere) oltre al cane Pirandello, le già menzionate e belle strane Laura e Caterina, ci sono i soliti musicisti (Emanuele Dell’Aquila e Alex Orciari) che fanno anche un po' da spalla, più lo stand-up comedian Alessandro Cassutti, che recita la parte del professore ‘esperto’ di Pirandello. 

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