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Meglio InStabili che impermeabili, e soprattutto che Santa Maria alla Fontana ci liberi dalla peste del 'facile' mediatico

Una scena del suggestivo nuovo spettacolo 'Černobyl’', prodotto da Elsinor e presentato al Teatro Fontana (foto di Marcella Foccardi)

 Senza offesa per nessuno, ci saranno pure tanti bei teatri, ma sono davvero pochi quelli in cui si respira l’aria sana della passione. E’ il caso del Fontana.

 Sarà perché ci lavorano tanti, a partire dai fondatori di Elsinor, che a teatro poi ci vanno pure come tutti noi, per vivere l’emozione artistica, e non solo per dovere professionale… 

 Sarà per l’acqua della fonte custodita dentro la chiesa monumentale dove sono ospitati questi teatranti, Santa Maria della Fontana, che tradizione vuole miracolosa per la vista. E sarà pure per la diversità originaria, che dovrebbe rendere tutti più compassionevoli o proprio bravi cristiani…

 Fosse, paradossalmente, anche solo per la gentilezza d’altri tempi che si nota nel bar gemello Panino Geb, un’isola davvero nell’Isola simbolo dell'esagerata ‘foodification’ di Milano, sta di fatto che non si può che provare simpatia per questi teatranti appassionati. 

 Basti citare la fresca nomina del nuovo direttore, che è una giovane simpatica ‘self-confident’ Ivonne Capece (1) e prende il posto di una ‘nonna’ d’ammirevoli disponibilità come Rossella Lepore, tra l’altro fresca di premio ‘miglior titolo di stagione 23/24’ grazie al rosso fuoco di ‘Brucia ancora’ e responsabile di una serie di annate di crescita. 

 Dopo il bla-bla di rito, alla conferenza stampa di presentazione, il 28 febbraio, c’è stato un sorprendente frizzante finale: la direttrice di ‘Spirito di Vino’ - così staccato, con insolita maiuscola enologica - è salita sul palco e ha annunciato il dono di una frizzante cassa di champagne per festeggiare.

 Ecco riassunto anche il sorprendente percorso del teatro, così, in un gesto d’amicizia, dopo la passerella di direttori, boss e politici di rito, che qui risultano pure più simpatici, perché persino l’amministratore mostra passione e competenza, gli assessori evitano di sparare troppe c…te, e anche i giornalisti restano in modalità understatement.

 Dell’orizzonte futuro, ché tanto si giudicherà poi dai fatti sul palcoscenico, a tutta prima è sembrata inquietante la citazione di un commento riferito da Capece, che poteva in qualche modo far pensare al peggio. Dopo l’ultimo ‘Come gli uccelli’, con i complimenti di rito, un addetto ai lavori ha osservato: ‘ormai qui al Fontana siete in grado di mostrare una progettualità che ci si aspetterebbe in un Teatro Stabile’.

 Aiuto! In Italia un progetto artistico degno di questo nome nasce più facilmente tra gli InStabili, e l’indipendenza non paga, anche perché basta puntare i piedi per difendere un’idea o un collaboratore, che si viene etichettati come ‘cattivi caratteri’.

Per fortuna, la nostra Ivonne 'infontanata' ha subito corretto quel vago sentore d’istituzionalizzazione e d'impermeabilità con un più sano: ‘ecco, ripensando a quell'osservazione mi sono ripromessa di riuscire sempre a far trovare in questo teatro quel che non ci si aspetta’. 

 Subito dopo, quando ha evocato l’idea di ‘allargare gli orizzonti di ciò che s’intende per teatro’, si è intuita una reazione di disagio da parte dei più tradizionalisti in sala, dato che Capece da anni si occupa così da vicino di nuove tecnologie, robotica e diavolerie del genere che l'epoca dell'Intelligenza Artificiale preannuncia come incombenti.

E poi, però, proprio Ivonne si è premurata subito di specificare: ‘il punto fermo, però, è che possa arrivare sempre l’esperienza emotiva’. 

 Capece ha promesso pure che eviterà d’inquinare le scelte della direzione del teatro con la sua poetica personale d’artista e di regista. Bene, considerando che i conflitti d’interesse tra le varie professioni dei direttori-registi-attori-produttori stanno soffocando più di un teatro 'pubblico', e non da ieri.

 Alla fine, se si ragiona sempre con l’orizzonte principale della ricerca della bellezza delle emozioni artistiche, tutto torna, per davvero, soprattutto agli spettatori appassionati.

 Bisogna poi fare i conti con la realtà di un'offerta teatrale che purtroppo, anche quest’anno segna ‘una fase involutiva, fisiologica e non solo comandata dall’esterno’ del cosiddetto ‘teatro artistico’, come aveva notato alla fine della stagione d'oro della regia critica e d’avanguardia lo storico Claudio Meldolesi

 ‘Il sistema teatrale ha assimilato qualche gene anticonformista nei suoi caratteri ereditari’, scriveva Meldolesi in conclusione del suo ponderoso ‘Fondamenti del teatro italiano’, ‘anche solo facendo accomodare i talenti creativi e innovativi dei teatranti maturi’, ma si è poi generalmente arreso di fronte alla svolta del ‘pubblico borghese che ha preso a rifiutare gli spettacoli difficili’.

 Dal che, poi, non ci resta che dover constatare - spiegava ancora lo storico -, quanto nella crisi di qualità riemerga soprattutto la forza della tradizione italiana dei primattori…

Basta guardarsi intorno adesso, e le stesse parole si possono ripetere al presente, come in un imprevedibile loop degli anni post-Ottanta.

 A calice di champagne levato, per tornare al Fontana di oggi, l'elsinoriano doc Stefano Braschi, che era stato anche uno dei più bravi interpreti della prima e migliore proposta di stagione, 'Černobyl’', confidava che sarà improbabile rivederla in giro.

Putroppo, tra i decisori delle programmazioni teatrali, è stata generalmente considerata ‘difficile’, guardacaso, immeritamente, ché poi invece era potabilissima, attuale e pure divertente, se non a tratti quasi ‘furbetta’ (detto senza voler sminuire il lavoro di Michele Sinisi dal testo, intrigante e forse anche politicamente non proprio comodo, di Federico Bellini).

 Del resto, qualche anno fa, in pieno inverno, non si entrava certo come adesso al Fontana facendo la coda per finire quasi nelle ultime file, per una prima rappresentazione di richiamo, ma si doveva tener su il cappotto e stringersi con la sparuta compagnia di pochi spettatori, per restare magari incantati di fronte all’incursione hopperiana di Alessandro Serra con ‘Frame’, prodotto nei Cantieri Teatrali Koreja (sempre belli attivi con proposte non banali).

Forse oggi bisogna soprattutto spingersi fuori dalla Milano gentrificata per pescare nuove chicche d'emozione, spizzicando tra i vari Linguaggicreativi, Pactasalone, Pìm Off et alea 'di ricerca'. Ma questo deve essere visto soltanto come uno stimolo in più, per i teatri maggiori e anche per il Fontana - come succede già con i vicini 'isolani' di Zona K.

 Ecco il miracolo da chiedere alla Madonna della Fontana oggi: poter sconfiggere la peste del ‘facile’ mediatico che ammorba il teatro con l’agente virale delle sale piene. Coraggio, Ivonne, Rossella e sorelle e fratelli e amici: all’invocazione del ‘più bello per tutti’ si possono unire in tanti altri oranti, ma quel benedettino ‘et labora’ riguarda voi.  

L'artista e formatrice Ivonne Capece: sostituisce Rossella Lepore alla direzione del Fontana

NOTA 1: DA SBLOCCO 5 A LUCY E SCUOLA 900

 Ivonne Capece, regista, attrice, videoartist e performer, dal 2024 direttrice artistica del Teatro Fontana, sede di Elsinor Centro di Produzione Teatrale di Innovazione.

 Laureata in Filologia Medievale alla Federico II di Napoli, prosegue la sua seconda laurea a Bologna in Discipline Teatrali, laureandosi in Storia della regia con il Prof. Claudio Longhi.

Si forma con Pierpaolo Sepe, Carlo Cerciello, Antonio Latella, Michele Monetta, Yves le Breton, sviluppando una visione del teatro sperimentale, iconica e innovativa.

 Dal 2013 dirige a Bologna insieme a Micol Vighi la Compagnia teatrale e il centro di formazione e ricerca teatrale Sblocco5.

 I suoi lavori registici sono caratterizzati dalla ricerca nell'uso di tecnologie immersive e dalla sperimentazione tecnologica (quali Binaural Dummy Head, ologrammi, interazioni video, bracci robotici e intelligenza artificiale), rappresentando una delle realtà teatrali più all'avanguardia nella ricerca del rapporto tra tecnologia, robotica e arte.

 Tra i suoi lavori registici 'Frankenstein', produzione Elsinor Centro di produzione teatrale all'interno del progetto europeo Play-On (2022), spettacolo con uso di ologrammi e tecnologie sonore immersive; 'Graal', spettacolo/installazione con cellulari, finalista Biennale di Venezia Performance Internazionale under40 (2023); 'Lucy' finalista Biennale di Venezia Performance Internazionale Under40 (2022), spettacolo con braccio robotico KUKA in scena; 'Thinking Blind' finalista Biennale performance internazionale under40 (2021), spettacolo in cuffie wireless; 'Dux Pink' monologo con monitor sulle donne di regime e '20/20' con video proiezioni olografiche (entrambi co-prodotti con Regione Emilia Romagna, parte del progetto 'non ci sono', vincitore bando per la memoria 2020 e 2021).

 Il debutto come regista è nel 2016 con due spettacoli testoriani 'La Monaca di Monza' e 'I Promessi Sposi alla prova', segnalati nella rosa dei 10 migliori spettacoli della stagione milanese 2017/18 secondo MilanoTeatri.

 Dal 2022 è direttore artistico di LUCY. Festival di arti performative technologically oriented, festival realizzato con il sostegno di MIC, Unione Europea Next Generation EU, Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna e Forlì, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e in collaborazione con il Dipartimento delle Arti dell'Università di Bologna.

 È infine direttrice artistica di SCUOLA 900, progetto laboratoriale che propone esperienze didattiche con grandi artisti della scena nazionale e percorsi di alta formazione per attori, autori e performer.

(biografia dalla cartella stampa del Teatro Fontana)

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