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Meno Foschi di così...I due gemelli veneziani da Goldoni e D'Arbes a oggi

Foschi-Zanetto con il servo Arlecchino (Marco Manchisi) ne ‘I due gemelli veneziani’ di Malosti.

 Spettatori milanesi, non c’è solo l’Arlecchino Servitore di due padroni di Giorgio Strehler! Questa città, parlandone dal punto di vista teatrale, è stata così segnata, e lo è ancora, dalla prima operazione-capolavoro di Strehler (anno 1947, sulla scia di un sorprendente Truffaldino che Max Reinhardt aveva presentato nel 1928 a Salisburgo) e, in fondo, dallo stesso regista fondatore del Piccolo, che ci sono spettatori seriali in grado di non mancare per decenni all’appuntamento pre-natalizio con l’Arlecchino (dal 1 dicembre, l’edizione del 75mo ‘compleanno’, con Enrico Bonavera che ha raccolto il testimone di Ferruccio Soleri, è di nuovo al Piccolo).

 Ma il genio di Carlo Goldoni non si può certo ridurre a una sola opera, e oltretutto alla sua rivisitazione in chiave di commedia dell’arte, che peraltro Goldoni stesso intendeva superare. Il padre fondatore della moderna commedia, immerso totalmente nel proprio lavoro, alla Shakespeare, di autore-regista-produttore, con tanto di critico e rivale pure lui (Carlo Gozzi), ha sfornato opere e meccanismi comici perfetti a ripetizione. Tra questi, ‘I due gemelli veneziani’, scritta appositamente da Goldoni per far risaltare, con un doppio impegnativo ruolo, il talento di Cesare D’Arbes, attore anche lui nato a Venezia, tra i più famosi e applauditi di metà Settecento, che aveva già raggiunto un grande successo con Pantalone. 

 Gli spettatori milanesi in questi giorni non dovrebbero perdere la ghiotta occasione, che è offerta dal Teatro Carcano fino al 6 novembre, di vedere una versione de ‘I due gemelli veneziani’ firmata dal regista, nonché nuovo direttore dell’ERT emiliano-romagnolo, Walter Malosti. Lasciamo ai critici e agli studiosi il giudizio sull’ambiziosa operazione, compiuta da Malosti con Angela Demattè, di allargare anche attraverso altri lavori dello stesso Goldoni la portata dei ‘I due gemelli’, mettendo in risalto un personaggio minore e le tre figure femminili, introducendo ex novo addirittura Pulcinella. Amen.

Sono circa trecento anni che si discute  dei limiti drammaturgici dell’Elevato veneziano (avvocato d’origine, massone appassionato fin ad arrivare, si dice, al Grado 33°) e, a proposito d’attualizzazione e manipolazioni della messa in scena, c’è stato persino chi ha deciso d’ambientare negli anni Settanta del Novecento la storia settecentesca di Zanetto e Tonino, gemelli diversi che più diversi non si può.

Marco Foschi nei panni di Tonino.

 Sia quel sia, come diceva Goldoni stesso, ‘la Commedia è Poesia da rappresentarsi, e non è difetto suo che ella esiga, per riuscir perfettamente, de’ bravi Comici che la rappresentino, animando le parole col buon garbo d’un’azione confacevole’. Questa insolita commedia, cucita su misura per il doppio ruolo di D’Arbes, con una tale fortuna che è stata a lungo il suo cavallo di battaglia, si regge pur sempre soprattutto sul talento del prim’attore, chiamato a un continuo cambio di registro, dall’impacciato Zanetto allo scafatissimo Tonino, e costretto persino a dover darsi la morte, e spirare, facendo però, anche in questo stesso momento tragico, sbellicare dalle risate il pubblico.

Conoscendo e stimando da anni Marco Foschi, classe 1977, uno degli attori di maggior talento della generazione di mezzo, non c’erano dubbi che potesse essere perfetto dentro le vesti di Tonino, ma una piacevole sorpresa è la straordinaria vis comica che sfodera nei panni di Zanetto, bergamasco delle valli che va in città a cercar moglie e finisce schiacciato dalla trappola degli equivoci. Non stupiscono affatto quei ‘bravo!’ urlati dal pubblico in sala per la prima milanese al Carcano, quando Marco Foschi è uscito un attimo da solo sul palco nel rito degli applausi.

Il che, nella città dell’Arlecchino di Strehler, a pochi passi dall’abitazione che fu del Nobel Dario Fo, in una riscrittura complessa come quella di Malosti, non era così scontato. Il pubblico milanese, peraltro, avrà presto una nuova occasione di vedere Foschi impegnato in un difficile gioco di specchi teatrali, perché è stato scelto tra gli attori per cui l’autore francese forse più importante, Pascal Rambert, lavorerà con un testo originale, ‘Prima’, scritto su misura per un pugno di protagonisti, al Piccolo Teatro Grassi, dove è annunciato in cartellone addirittura per un mese di fila, da fine aprile 2023.   

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