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Non lasciate ogni speranza, voi che entrate ancora in sala: ci sono nuovi protagonisti da tenere d'occhio. 1: Leonardo Manzan

Da 'Cirano deve morire' (foto Filippo Manzini)

 Cercare squarci di luce è una passione che gli spettatori attenti praticano bene. Perciò fa piacere condividere l’osservazione di un altro teatro, che esiste e resiste, incredibilmente, nonostante un sistema pubblico marcio, e si forgia ancora con la ‘militanza culturale’ autenticamente vissuta nelle compagnie. E che produce, per fortuna, sempre nuove leve.

 Volendo fare della facile sociologia, si può notare addirittura un certo fermento generazionale, con la presenza anche di forti individualità registiche e/o attoriali tra quelli che vengono definiti Millennials. Ma queste sono chiacchiere, e soprattutto quando si parla di talento perdersi dietro alle categorie ha poco senso.

 Molti di questi nuovi protagonisti della scena che faticano non poco a emergere in Italia, facilmente poi riescono ad affermarsi prima sul piano internazionale. 

 E’ un po’ anche il caso, per esempio, di Leonardo Manzan, che si conquista non casualmente la prima posizione in questa serie di connessioni con cui dramaholic.it tenta di raccogliere una piccola ideale rassegna di nomi da tenere d’occhio.

 Manzan, dunque, prima di tutto perché lo spettacolo con cui si è fatto conoscere, ‘Cirano deve morire’, ha anche il merito di mettere a tema, con precisione e senza ipocrisie, tutto quello che ha portato il nostro sistema teatrale alla stagnazione attuale, a partire dall’atteggiamento del pubblico borghese più o meno radical o liberal che sia.

Rappando Cirano-Manzan spiega quasi subito: ’Voi siete un pubblico beneducato che per distinguere giusto e sbagliato la sera viene a teatro, ascolta l’autore ispirato che dice che è giusto ciò che è giusto e sbagliato ciò che è sbagliato e allora applaudite di gusto contenti di aver imparato: che risultato!’

 Classe ’92, attore diplomato alla Grassi di Milano ma con punto di riferimento ideale Antonio Rezza, Manzan dopo Cirano si è conquistato la fiducia di una giuria internazionale - con il seguito di numerosi inviti da teatri europei - con il suo insolito ‘Glory Wall’, focalizzato sul tema della censura e giocato tutto dietro a una sorta di muro, che ha vinto la Targa per il miglior spettacolo alla Biennale di Venezia.

Correva l'anno 2020, l’ultimo del triennio sotto la direzione di Antonio Latella (eccellente anche come talent-scout, è noto).   

 Manzan si ritrova ad aprire questa nostra lista di belle giovani speranze per un futuro migliore della scena italiana, anche perché in fondo è il primo a presentare nel 2024 un nuovo spettacolo, che debutta giovedì 25 gennaio alle 19.30 nel Ridotto del Teatro Morlacchi di Perugia.

Il Ridotto è uno spazio aperto che il Teatro Stabile dell’Umbria utilizza per presentare ‘nuove esperienze e altre prospettive della scena’. In questo contesto anche fisicamente destrutturato rispetto alla sala tradizionale, con i consolidati compagni d’avventura e di creazioni Rocco Placidi e Paola Giannini (attrice anche comica molto pregevole), Manzan presenterà…’Uno spettacolo di Leonardo Manzan’!!! 

La nuova proposta, prodotta ancora da Teatro Vascello-La Fabbrica dell'attore, andrà poi in scena, dal 6 al 10 marzo, a Roma, al Teatro India, e girerà in tournée nella prossima stagione; viene lanciata con questa presentazione:

 ‘Dopo aver fatto incontrare il teatro con il rap e il dj set e dopo aver censurato il palcoscenico con l’installazione artistica di un muro di 12 metri, in occasione del suo nuovo lavoro, Manzan trasforma il teatro nella sala di un museo d’arte contemporanea. Allestisce un vernissage che si presenta così: “Ogni opera d’arte potrebbe intitolarsi autoritratto”. Per questo accoglie il pubblico in piedi su un piedistallo. “Benvenuti. È un vero onore essere qui.” Dice. Sottinteso: per voi.

 In questa mostra che diventa spettacolo, Leonardo Manzan espone sé stesso come opera d’arte e offre così un cabaret di assurdità, paradossi e provocazioni narcisistiche in una performance convintamente autoreferenziale. Uno spettacolo contro i luoghi comuni dell’arte contemporanea.

Una parodia dell’autofiction che riflette sul problema del culto di sé in assenza di sé, sul dramma di chi dice io senza nessuno che gli risponda tu e sulla mediocrità che si autocelebra. Un tentativo disperato di ristabilire il principio dell’eccezionalità dell’artista e negare la democrazia nel campo dell’arte. Perché c’è un motivo per cui lui è sul piedistallo e voi no.

Un invito agli artisti a prendersi con arroganza la scena per uccidere il personaggio protagonista del teatro di oggi: il perdente di talento.

Uno spettacolo di Leonardo Manzan. C’è altro da aggiungere?’

Screenshot della schermata sul sito del Teatro Stabile dell'Umbria

Da aggiungere ci sarebbe tanto altro, ma per stringere al massimo si può dire che Manzan, almeno dallo spettacolo più noto ‘Cirano deve morire’, sa proporre un suo proprio linguaggio, nuovo, diverso e contemporaneo, seppur in qualche modo anche più povero, rispetto persino ai modelli innovativi di post-teatro con l’uso del video (Milo Rau, Christiane Jatahy, ecc.).

 Anche Manzan pratica poi un teatro per così dire impegnato, di radicale critica del presente, ma lo fa in modo del tutto anti-ideologico, fuori sia dalla tradizionale linea sociale e politica, sia dalle nuove parole d’ordine del filone Lgbtqia+.

Celandosi dietro la patina dell’irriverenza, cerca di non rendere troppo evidente e quindi retorica la scelta stessa di temi legati proprio allo stato dell’arte nel mondo di oggi. 

 Infine, basti una piccola notazione: lo stile paradossale di Manzan funziona sempre così bene che spacca il pubblico nettamente in due, ogni spettacolo è come un giudizio universale, e di apocalittico c’è anche il risultato in linea con la massima: ‘i tiepidi io li vomiterò dalla mia bocca’.

Per esempio, trova dei critici che, ancora adesso, a cinque anni dal debutto di Cirano, se la prendono e reagiscono a mezzo stampa per l’intemerata che li riguarda. 

 Ecco il brano in questione: 

 CIRANO Bene! vediamo stasera chi c’è, da quali speciali esemplari è composto il parterre. Ma è una di quelle grandi occasioni! Ci sono tutti: ci sono i giusti, ci sono i buoni, c’è la gente che piace alla gente per bene, e la gente per bene che piace alla gente che piace... e poi ci sei tu, mi dispiace, tu non piaci a nessuno nemmeno a tua madre. 

 ROSSANA Oh, I’m so sorry... 

 CIRANO Chi vuole farsi sotto? Chi raccoglie la sfida? Forse il critico seduto in prima fila? Come? Si è perso, non si sa dove sia? Sta ancora leggendo le note di regia?
 Non vorrei distrarti dai tuoi interrogativi, ma dimmi, tu lo leggi quello che scrivi? “Questo è il contemporaneo! La scena è in fermento, la materia è tanta...” 

 Ma non ti accorgi che in scena c’è sempre un divano degli anni Cinquanta?
 “Il tema del corpo è importante è profondo è bello...”
 Ma poi se ti leggo mi scordo che fa parte del corpo pure il cervello!
 “Ricerca del rito, ricerca del mito, ricerca del linguaggio, ricerca della forma...” Un’attrice si morde una mano e scrivete: performa. 

Io quando vi leggo mi abbiocco. Mi risveglio, ci provo... e mi abbiocco. Mi sveglio e di nuovo ci provo... e mi abbiocco. Poi mi sveglio e bestemmio se penso che siete pure entrati a scrocco!
 Ma andate... ad abitare lo spazio... lo spazio altro... il solo che vi resta: lo spazio vuoto voi ce l’avete in testa. 

 Che imbarazzo! Stasera recensiscimi sto... naso! Allusione oscura te la spiego. Ti sto dando finalmente l’occasione di una stroncatura! 

 ROSSANA You just need a stage, here it is. Com’on! Who’s the first? 

 CIRANO Ma voi siete il pubblico che ho sempre sognato, gli impiegati del teatro, gli originali tutti uguali dal premio Histryo alle Biennali, io non vi capisco, anni di Scuole Civiche per andare nei teatri provinciali a raccontare le vostre sedute di analisi a quattro abbonati in dialisi. Voi attori spocchiosi con i genitori danarosi dai fondi erosi in larga parte dagli esosi corsi per fare le comparse. Di mestiere vi lamentate, la disoccupazione ve la meritate, ve la meritate! Lo spazzino della notte fa un servizio migliore di voi impiegati a ore del torpore. 

Attenzione, un signore ha un malore... c’è un critico in sala? Può dargli il colpo di grazia con una recensione? 

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