" /> Lassù tra le montagne si balla all'insegna della natura: Bolzano Danza fa 40 con un programma festoso e superlativo

Non sono ballerine le promesse: e il 'festival epico' annunciato, di danza e cultura umana, alla fine è davvero andato in scena

Cristina Caprioli in un ritratto di Jens Wazel

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Caprioli, o dell'arte della rarefazione

Con l'effetto nebbia voluto del suo 'Flat Haze' in sala d'Armi E all'Arsenale, perfomance quotidiana di lunga durata, ultra-minimalista anche nelle musiche, il Leone d'Oro alla carriera Cristina Caprioli ha contribuito tanto anche all'interessante aggancio tra la Biennale maggiore, di Arte, e quella della Danza. Facendo in qualche modo anche da contraltare agli inquietanti video 'endo-chirurgici' degli artisti-antropologi Veronica Pavel & Lucien Castaing-Taylor, negli otto grandi schermi dell'installazione 'De Humani Corporis Fabrica', in Sala d'Armi A.

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E non era neanche l'ultima di Wayne

Il direttore di Biennale Danza, al quarto anno, convinto che fosse l'ultimo del suo ciclo, ha dato vita davvero al 'festival epico' che aveva promesso, con una straordinaria capacità di far vedere come la danza contemporanea non sia affatto ferma sulle punte, ma quanto invece pesti - e molto bene - i piedi al teatro stesso: non solo per fruibilità, ma anche per varietà di proposte e profondità culturale. Ora che Wayne McGregor è stato confermato per altri due anni, se non avesse un Arsenale a disposizione, ci sarebbe da chiedersi: non è che ha già sparato tutte le sue cartucce?

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E tutti dissero 'wham!' per W.H.a.M.

L'evento finale al Palazzo del Cinema del Lido, 'We Humans are Moviments', firmato dallo stesso McGregor con una compagnia mista tra i suoi ballerini e gli allievi di Biennale College, è stato davvero uno spettacolo straordinario. Non ha mai deluso le aspettative legate all'eccezionalità della location. Bisognerà riuscire a digerire la meraviglia per valutarlo in pieno. E, comunque, a prescindere da qualunque giudizio di merito sulla coreografia, con la scelta di un taglio 'pure dance', nell'insieme è stata un'esperienza 'pure emotion', indimenticabile per gli spettatori appassionati.

We Humans are Movement di Wayne McGregor per La Biennale di Venezia (foto di Andrea Avezzù)

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Fa tanto ridere Lost Dog, che non morde?

Nella gamma di proposte davvero ad ampio spettro e tanto diverse tra loro, c'è stato spazio anche per la prima di 'Ruination: The True Story of Medea' di Lost Dog, compagnia inglese di teatro danza decisamente eccentrica. Lo spettacolo, andato in scena nel teatro Malibran, dove si pensa che sia stata la casa di famiglia di Marco Polo, ha fatto viaggiare gli spettatori in territori davvero 'esotici' per i tradizionalisti del balletto o della prosa. Aldilà di qualunque critica, va ricordato un inizio strepitoso, tutto da ridere.

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Trajal, Hawtorne e lo 'slut-shaming'

L'alto tasso d'ingaggio culturale militante di questa Biennale Danza 2024, s'intuiva già dall'intrigante saggio introduttivo della scrittrice e attivista Claudia Rankine sulla chiamata al movimento del 'mondo indifeso'. E ha tenuto banco anche nelle interessanti conversazioni post-spettacolo degli artisti. Per esempio, Trajal Harrell (Leone d'Argento) ha evocato un concetto del post-femminismo contemporaneo, lo 'slut-shaming' che subiscono le donne, a proposito della rilettura alla sua maniera (insieme sempre altissima eppure immediata, sottilmente eterea ma ficcante), del classico americano 'La Lettera Scarlatta' di Hawtorne.

N.G.

Chi ha invocato l'Arcangelo di Berlinde?

Per dirla con una suggestione che il nuovo Presidente della Biennale dovrebbe facilmente accogliere, si vede proprio che su questa Danza di McGregor vegliavano dall'alto. I fortunati spettatori di 'W.H.a.M.' e degli altri pezzi migliori in cartellone (dicono sia stato straordinario, per esempio, Shiro Takatani) potevano cogliere l'occasione anche dell'incontro con l'Arcangelo dell'artista Berlinde De Bruyckere - una/un belga di Gand non manca mai! Della sua nuova mostra 'City of Refuge III', di grande impatto negli spazi sacri dell’Abbazia di San Giorgio Maggiore, a margine della Biennale, colpivano persino le teche coi dettagli dell'Arcangelo.

Berlinde De Bruyckere 'Angelo Glass Dome V' (2024) per 'City of Refuge III' (Foto Mirjam De Vrient)

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