Sveglia, milanesi! Sarete anche i numeri uno per qualità della vita, ma una bella lezione d'umanità ci vuole
20.11.2024
A proposito di cenoni
Quest’anno pensateci bene, prima di mettervi in ghingheri per uscire a festeggiare in qualche ristorante, di grido, di routine o di strada: sembra che il delirio epicureo ormai sia destinato a produrre solo food victims in quantità, o così almeno ci suggerisce la stagione cinematografica appena conclusasi.
Il cibo in quanto grande metafora sociale ha sempre affascinato la settima arte, producendo diversi capolavori, e un buon numero di film indiscutibilmente piacevoli. Più o menu tutti hanno stilato una propria lista, o forse sarebbe più corretto, hanno composto il proprio personale menù, invigorito dal tocco di acidità politica degli anni 70, impreziosito dalle raffinatezze storiche anni 80, speziato dal multiculturalismo di fine secolo ed infine addolcito dalle romanticherie anni Dieci.
Poi è stata la volta dei programmi televisivi, un’era altamente indigesta intrisa di sadismo e revisionismo, che ha molecolarizzato ogni metafora, sifonato qualsivoglia curiosità e scotto a bassa temperatura ogni possibile emozione, incrementando però l’acquisto di ingombranti e costosissimi elettrodomestici, nonché le vendite di medicamenti antireflusso. Il cibo è diventato food, mettere su l’acqua per la pasta un cooking show, non si sono più fatti i biscotti ma si progettano elaborate strutture dolciarie che ridicolizzano le creazioni dei migliori archistar. E il cinema se ne è stato, al cospetto di tanta sfrontata opulenza, un po’ ripiegando ad Oriente, per recuperare una versione più nobile di tutto quanto il processo, produttivo, assimilativo e digestivo, e un po’ ricamando alla solita maniera su eroi belli e dannati, che fanno sì fuoco e fiamme, ma letteralmente davanti ai fornelli.
Ma, un po’ di colpo e tutto in una volta, lo stato dell’arte è finalmente cambiato, opulenza è diventato sinonimo di spreco, le cucine sono tornate ad essere un complicato e faticoso luogo di lavoro, saper abbinare ingredienti ed inventare sapori si è rivelato uno di tanti modi per raggiungere una decente consapevolezza della nostra relatività e, se siete tra quelli che instagrammano tutto quello che mangiano, beh, peggio per voi.
Per saperne di più, non perdetevi tre ottimi film di questa fine stagione: ‘Boiling Point’ di Philip Barantini, ‘La Brigade’ di Luis-Julien Petit e ‘The Menu’ di Mark Mylod.
Infine, per i palati più esigenti e gli stomaci più forti, non dimenticate ‘The triangle of Sadness’ di Ruben Ostlund e ‘Bones and All’ di Luca Guadagnino.
Come diceva la grande Julia Child interpretata dall’immensa Meryl Streep, Bon appétit!