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'Amopera', incantano i Klangforum in chiave Need

Nella foto di Valerie Maltseva, una scena di 'Amopera'.

Ma i musicisti, nel sonno, sognano di suonare? Secondo Jan Lauwers, sì. E dunque è naturale che un gruppo di musici si accoccoli sulla ribalta, abbracciandosi in un unico corpo dormiente, sognante, forse, ad eseguire un silenzioso interludio. Così come sembreranno naturali, anzi necessarie, molte altre potentissime immagini di ‘Amopera’, nuovo lavoro del collettivo di musica contemporanea Klangforum, andata in scena in prima mondiale lo scorso 5 novembre ad Erl, per la regia del genio fondatore di Needcompany. Più che uno spettacolo, un’esperienza, un viaggio trasognato e piuttosto scanzonato in un territorio, quello dell’opera contemporanea, poco esplorato dai più, perché tramandato come foresto. Niente di più lontano dal vero, e orbene tutti “all’opera”, in quel melodioso luogo dell’anima governato dall’amore che ogni regola sovverte, e ogni cuore strapazza a suo modo, tra dolcissimi tormenti e spaventose estasi. 

Un excursus che abbraccia sapientemente più di cent’anni di opera moderna, tra rimandi raffinati e suggestioni preziose, e che trova nei brani di Recital I (for Cathy) di Luciano Berio, complesso e plurimo atto d’amore del compositore per la moglie musa, le Muse tutte e la tradizione lirica, il suo manifesto programmatico ed il suo cuore martellante. Guide sciamaniche di questo avvincente cammino sono il baritono Holger Falk e la soprano Sarah Maria Sun, straordinari nella versatilità della loro interpretazione, sempre tesa in una fugace linea d’ombra fra l’apollineo e il dionisiaco. Muscolari e ieratici, dolenti o frenetici, restituiscono all’opera la naturalezza e primordialità del proprio linguaggio, dalla valenza universale, lontano assai dalla pesantezza del Gesamtkunstwerk. Trascinati dalla forza di questi due grandi artisti, si sospira, si piange, si freme, ma anche, insospettatamente, si ride parecchio.

 Presi per incantamento dalla grazia profonda che Lauwers infonde nelle sue creazioni, anche i musicisti e il direttore Bas Wiegers, accompagnati dai mitici performer della Needcompany, si lasciano travolgere dalla magia del gesto teatrale, a cominciare dal trombettista che a inizio spettacolo si strugge in un pianto disperato, e si placa solo dopo aver indossato la maschera classica del clown, con tanto di naso rosso di gomma. Scalzi o in calzini colorati, a torso nudo o mascherati da animali, ma pur sempre virtuosi di melodie celesti, i Klangforum sorprendono ed inteneriscono nel loro complice contrappunto alle vicende dei due protagonisti, quasi una partitura visiva parallela ma interconnessa a quella musicale. Sino allo struggente finale che trascolora il lamento antico de ‘Le voci sottovetro’ di Salvatore Sciarrino nel canto neoclassico de ‘The Rape of Lucretia’ di Benjamin Britten, mentre sulla scena la proiezione di due cerbiatti svanisce sfuggente come il ricordo di un amore andato e quello stesso naso rosso viene consegnato alla soprano in fin di vita come salvifico testimone di un destino circolare, dolente eppur vitale, che è quello dell’opera stessa.

Arnalda Canali

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