" /> Lassù tra le montagne si balla all'insegna della natura: Bolzano Danza fa 40 con un programma festoso e superlativo

Pene d'onor perduto di Latella-Zorro e altri nuovi piccoli scandali di 'genitalità' a teatro

Gunnar Golkowski, protagonista del primo 'Zorro' a Gottbus, che non aveva scandalizzato nessuno

 Piccolo Teatro, sede storica di via Rovello a Milano, febbraio 2025. In una delle scene apicali di ‘Zorro’, un attore scende dal palcoscenico con in mano il suo pene, fa qualche passo tra le file di spettatori e non fa in tempo nemmeno ad aprir bocca che già due signore si erano alzate e avevano imboccato l’uscita. 

 Un gesto di reazione così immediato che non distrae troppo la platea dal seguito della scena: l’attore a pisello sguainato racconta tutto fiero e impertinente d’aver appena sentito una spettatrice commentare con il marito accanto: ‘Amore, ho comprato due biglietti per la prima fila, si vede benissimo!’

 Per riportare così i genitali maschili in palcoscenico, nella Milano borghese del Piccolo (giusto con una piccola avvertenza generica, seminascosta dalla congiunzione: ‘Lo spettacolo prevede l’uso di luci stroboscopiche e scene di nudo’), ci voleva il ri-allestimento in Italia di una pièce tedesca di Antonio Latella e Federico Bellini, scritta nel 2020/21 per il teatro di Cottbus, in Brandeburgo, dove, per la cronaca, nessuno si era scandalizzato di nulla.  

 Nel lontano 2017, un mondo fa anche nel primo teatro pubblico italiano, con Sergio Escobar supportato da Stefano Massini a imbastire la programmazione, era stata Emma Dante con ‘Bestie in scena’, nella grande sala intitolata a Strehler, a mostrare un intero cast di 14 attori e attrici, tutti nudi e crudi per 75 minuti (giusto con qualche gesto di pudore, quando si coprivano con le mani i genitali, addirittura a un certo punto l’una/o all’altra/o). Ma il tamburino stabiliva ufficialmente l’insolito ‘divieto ai minori di 16 anni’.

 Questo bell’azzardo di ‘Zorro’, dove non manca pure una sana pisciata dal vivo sull’insegna luminosa del teatro stesso, riprodotta in scenografia (e dove la temperatura del rapporto con gli spettatori tradizionali sale clamorosamente dopo un monologo di rimprovero per l’indifferenza nei confronti dei poveri), volendo segna soltanto il primo rialzo del tasso di genitalità in scena. 

 Dal 13 marzo è infatti atteso al Piccolo ‘Parallax’ di Kornél Mundruczó: spettacolo-rivelazione dei festival di Vienna e di Parigi l’estate scorsa, è una magnifica costruzione teatrale contemporanea sulla deriva populista e sovranista dell’Europa, con un dichiarato intento di critica storico-politica e culturale. Le risorgenze d’un antisemitismo inquietante, l’intolleranza nei confronti delle diversità, l’ipocrisia di un perbenismo sociale fasullo…

 …tutto messo a nudo così bene, con un racconto di storie vere, senza predicozzi. Attenzione, però, che come a specchio di questo svelamento, c’è il nudo effettivo, quasi per l’intero secondo tempo, con la ricostruzione più realistica mai vista a teatro di un’orgia omosessuale con nuove droghe e condom berlinesi e sex-toys relativi, sederi e piselli bene in vista, simulazioni di rapporti orali e anali. 

 Impossibile cavarsela con un’avvertenza all’italiana, e così alla fine della presentazione sul sito del Piccolo, in neretto stavolta si legge: ‘Consigliato a partire dai 18 anni per la presenza di scene di nudo integrale e di atti sessuali espliciti’. 

 Con un richiamo del genere ’N.B. nello spettacolo sono presenti scene sensibili, pertanto la visione è consentita esclusivamente a un pubblico con età maggiore di 16 anni’, il Teatro Bellini di Napoli segna la programmazione, dal 6 all’8 marzo, di ’S 62° 58', W 60° 39’, il nuovo spettacolo dei Peeping Tom.

Chi non l’ha visto nei primissimi passaggi ai festival di Reggio Emilia e di Torino danza, ha una bella occasione per recuperare questo lavoro finora passato sotto un relativo silenzio, nonostante la riconosciuta bravura ai limiti della magia che la compagnia belga ha mostrato con i precedenti ‘The missing door’, ‘The lost room’ e ‘The hidden floor’ (presentati insieme in ‘Triptych’, o solo i primi due in ‘Diptych’).

Una scena di 'Truptych' dei Peeping Tom (foto di Virginia Rota dal sito della compagnia)

 L’edizione originale integrale di ’S 62° 58', W 60° 39’ - prodotta per la Biennale Danza di Lione - prevedeva una ventina e più minuti per il monologo finale in cui lo straordinario performer Romeo Runa, mostrando e manipolando il pene, si rivolge delirando prima contro l’autore Franck Chartier e poi direttamente al pubblico, alla fine addirittura inseguendo una signora a caso dalla platea ai corridoi d’uscita.

 Difficile prevedere quanto sia rimasto di questo ambizioso e provocatorio primo schema, di replica in replica ridimensionato, già alle seconde rappresentazioni: non si sa ancora nemmeno se abbia superato la prova del ‘pene d’onor perduto’ il rapporto stesso tra i due fondatori della compagnia (Chartier e Gabriella Carrizo, che insieme hanno mietuto premi e successi: ora sembra che lavorino soltanto ciascuno per conto proprio, da separati in casa). 

 Volendo improvvisare una casistica, al nudo maschile integrale esibito negli spettacoli dei registi maschi, facilmente reagiscono ancora davvero maluccio le signore, non solo del maturo pubblico tradizionale borghese. ‘Zorro’ di Latella e Bellini, per esempio, è stato liquidato addirittura come ‘uno spettacolo sconclusionato che certifica - anche - l'irrilevanza del teatro contemporaneo’, proprio per ‘le facili battute’ di cui s’è detto, da una giovane critica che pure sarebbe una scrittrice che non disdegna la leggerezza. 

 E dire che per questo nuovo ‘kabarett’ di ‘Zorro’, si parla, più che del pisello e dei lazzi da commedia dell’arte, dello stile teatrale europeo, con esplicito omaggio al maestro del pop-cult postmoderno tedesco, René Pollesh. Insomma, come di un autentico gioiellino

 Se si vanno a leggere le critiche delle più influenti giornaliste di settore in Francia, anche ‘Parallax’ non è stato affatto accolto così bene, soprattutto a sinistra, vedi per esempio Joëlle Gayot su ’Le Monde’ e Lucile Commeaux su ‘Libération’.

Lasciamo perdere, poi, la quasi unanimità di stroncature al finale sopra le righe del povero Runa, nel lavoro sempre visionario e immaginifico dei Peeping Tom, che peraltro stavolta è sembrato anche agli appassionati troppo ego-riferito allo stesso Chartier. 

 A proposito di tasso di genitalità a teatro, l’Italia appare sempre anni luce indietro rispetto al mondo tedesco e del nord Europa. Nemmeno pensabile che una Scala o una fondazione lirica delle nostre italiote, possa produrre uno spettacolo come ’Sancta’ di Florentina Holzinger, di cui l'altr'anno hanno scritto i giornali di tutto il mondo dopo la prima all'Opera di Stato di Stoccarda.

Holzinger ha presentato, nella sua ripresa della provocatoria opera espressionista degli anni Venti ‘Sancta Susanna’ di Paul Hindemith, nugoli di suore completamente nude che pattinano su una rampa mobile al centro del palcoscenico o risalgono una parete d'arrampicata, una sacerdotessa lesbica che dice la messa, scene di sesso reale e blasfeme masturbazioni, piercing dal vivo e abbondanti quantità di sangue e urine…

  A Stoccarda per le prime rappresentazioni avevano addirittura allestito, in una sala accanto all'ingresso, un servizio di supporto psicologico per gli spettatori, e hanno poi dichiarato d'aver dovuto soccorrere e consolare una ventina di persone.

Holzinger, che pure da una provocazione all’altra fa sempre il tutto esaurito alla monumentale Volksbühne di Berlino, è un nome pressoché al bando in Italia: di recente s’è visto giusto il suo ‘Tanz’ - sempre con nudi integrali e scene esplicite - alla raffinata rassegna germanofona Transart, in quel di Bozen-Bolzano. 

 Non è l’unico caso: dopo l’invito a Biennale Teatro Venezia per una superlativa versione di ‘Interviste con uomini schifosi’ di David Foster Wallace, con scene di sesso dal vivo interpretate da due porno-attori, nessun teatro italiano ha poi chiamato la pur bravissima autrice e regista lituano-americana Yana Ross, che nel frattempo ha presentato, da Berlino a Reims, da Vilnius a Zurigo, un altro pugno di spettacoli cult di primissimo livello. 

 Non è sfuggita all’implacabile legge della pruderie familistica all'italiana nemmeno una nuova stella di casa come Federica Rosellini, giovane attrice tra le più in vista. Chiamata a Venezia, sempre da Biennale, per l’allestimento originale di un lavoro premiato, ‘Veronica’ di Giacomo Garaffoni, Federica si è presentata in scena disinvoltamente nuda come mamma l’ha fatta, con altre quattro attrici altrettanto ad alto tasso di genitalità in vista.

Nonostante il risultato decisamente conturbante, tra 'Le vergini suicide' e 'Frankenstein', con le lodi di qualche critico più raffinato, e nonostante una Rosellini generosamente esposta, da dibattito sottovoce sull'estetista ('che perfetta french-bikini wax', commentava una spettatrice alla vicina), ‘Veronica’ è finita subito chiusa lì, all’Arsenale di Venezia, nell’estate del ’23, per quella cinquantina di addetti ai lavori che hanno potuto vederla.

 Ecco, onestamente la Biennale di Venezia fa davvero mondo a parte, rispetto ai grandi teatri istituzionali italiani, anche da questo punto di vista. Quest’anno, tra l’altro, alla guida del Teatro è stato chiamato Willem Dafoe, che non nasconde la sua nostalgia per gli anni d’oro della Rivoluzione teatrale.

E’ stata, come ben noto, anche tutta una stagione di nudi integrali e addirittura di rapporti fisici diretti con gli spettatori, di nuove frontiere della performance alla Living Theatre. Vedremo cosa ci riserverà Dafoe, per cominciare, con la sua ex signora Elisabeth LeCompte insignita del Leone d’Oro, che riprende un happening di satira anti-reaganiana, ‘Symphony of the Rats’.

 Ma il botto lo dovrebbe poi fare il Leone d’Argento alla Biennale Danza, la performer-attivista brasiliana Carolina Bianchi, che si presenterà il 18/19 luglio con un nuovo lavoro contro la mascolinità tossica, ‘Brotherhood’. Facile prevedere altro che un pisello e una battuta alla 'Zorro'.

Con la precedente pièce sulla violenza contro le donne, (passata anche in Triennale Teatro, a Milano, l’unica sala dove nessuno si fa problemi pseudo-moralistici), la Bianchi aveva scioccato gli spettatori mostrandosi persino in una sorta di endoscopia ginecologica in diretta sotto l’effetto della droga dello stupro.

Subito dopo la prima al festival d’Avignone erano esplose le polemiche: ‘signora mia, così è troppo…’ Già, le performance estreme fanno sempre centro.

'Sancta' di Florentina Holzinger (foto di Matthias Baus dal sito staatsoper-stuttgart.de)

Iscriviti
alla newsletter

Ultimi Articoli

Iscriviti
alla newsletter

-->