La Grecia torna al ruolo guida anche nel post-teatro: prendete nota di quest'altro nome, Mario Banuschi
02.12.2024
Previsioni del tempo artistico: a Rovereto, dal 2 al 10 settembre, splenderà il sole dei Mediterranei
Agosto cucina e settembre scodella, come si diceva una volta. Ed è un piatto davvero ricco, anche sotto il profilo delle emozioni artistiche. Apre le danze, letteralmente, Rovereto con l’ormai tradizionale appuntamento di Oriente Occidente, che negli anni si è affermato come il più importante festival italiano del settore, nonché uno dei più prestigiosi d’Europa.
Il 43° Oriente Occidente, che porta il titolo ‘It’s time, it’s time, it’s time’ (ispirato allo slogan lanciato dalla giovane attivista per il clima Vanessa Nakate), è il secondo capitolo che Oriente Occidente dedica al tema dei Mediterranei, un viaggio - come spiega un puntuale comunicato - ‘tra la pluralità e la diversità di questo spazio geografico che sempre più rappresenta un centro di equilibri politici’.
Il titolo vuole essere ‘una chiamata all’azione: viviamo una stagione di urgenze, non c’è più tempo da perdere e le arti performative si aggiungono alla voce delle proteste attraverso creazioni attente e di denuncia delle emergenze climatiche e sociali che caratterizzano il nostro tempo’.
Gli eventi saranno quasi 40, in otto giorni di festival per 211 artisti e artiste coinvolte da 16 diverse nazioni dei tre continenti affacciati sul Mediterraneo. La ricchissima programmazione (vedi il programma completo) si articola nei vari luoghi simboli della città, a partire dal Teatro Zandonai, che verrà riaperto il 2 e 3 settembre per il coreografo Marcos Morau con il suo gruppo catalano La Veronal.
Direttamente dal Grec di Barcellona, Morau/La Veronal, che negli anni si sono affermati per un teatro-danza di prim’ordine e di grande forza, porteranno allo Zandonai ‘Firmamento’, nuovo lavoro rivolto a un pubblico di adolescenti ‘e a tutti quelli che non hanno perso la curiosità dell’adolescenza’.
Il 2 settembre, alle 18.30, primo appuntamento nella Piazza del Mart, con il Teatro dei Venti proporrà la sua rilettura di ‘Moby Dick’, che nel 2019 ha raccolto vari riconoscimenti.
All’agenda di rilievo del Festival si affiancano, tra l’altro, gli appuntamenti all’interno del Mart, che si aprono sempre il 2 settembre con ‘Genoma scenico • Metodo’ di Nicola Galli, che propone al pubblico un gioco in cui ognuno potrà costruire il suo unico e irripetibile spettacolo di danza.
Arriva poi dal Giappone, sempre al Mart, la giovane straordinaria coreografa Yoko Omori, che porta tra le sale del museo il suo ultimo progetto ‘Plain-Chan’, dalle 22 del 3 settembre.
Grande attesa per il debutto, il 4 settembre all’Auditorium Melotti, del nuovo spettacolo di Sharon Fridman, altra prestigiosa coproduzione di Oriente Occidente: il coreografo e ballerino di origine israeliana, che dal 2006 vive e lavora in Spagna, presenta un nuovo duetto ‘Go figure’, che vedrà in scena un performer con disabilità e uno senza.
Il 5 settembre a Urban City e il 6 in Piazza Erbe, in pieno giorno, la norvegese Ingri Fiksdal con la sua compagnia rappresenterà in prima italiana il suo visionario ‘The Syncopators’, perfomance tra jazz e critica distopica dell’idea capitalistica del tempo.
Sempre il 5 settembre, alle 20.30, nell’Auditorium Melotti, la coreografa greca Kat Válastur, berlinese d’adozione, muove dal mito di Ifigenia di Euripide e dalle prove arcaiche dei camminatori nel fuoco della Grecia settentrionale, per mettere in scena un rituale femminista contemporaneo che trasforma il sacrificio in un atto di ribellione e autodeterminazione.
Ancora il 5, alle 22, negli spazi sotterranei del garage del Mart, sempre dopo le 22, appuntamento con ’Radio Vinci Park’, di François Chaignaud e Théo Mercier, una performance che unisce la musica barocca live del clavicembalo di Marie-Pierre Brébant al rombo del motore, i movimenti della danza alla forza di uno stunt-man in moto.
Il giorno dopo (6 settembre, ore 20.30, Auditorium Melotti), a mettere al centro della scena le questioni di genere, questa volta attraverso i pregiudizi sul maschile, sarà Nadia Beugré, coreografa belga afrodiscendente, cresciuta tra Costa D’Avorio e Francia che arriva al Festival con ‘L’Homme rare’ (vedi foto a seguire di Olivier Miché).
Il 7 doppio appuntamento con linguaggi innovativi: lo spettacolo di danza urbana ’The ranch is empty’ (alle 18, itinerante e partecipato, a partire dal Museo della Città) che il collettivo di artisti italo belga Poetic Punkers - associato della Compagnia Abbondanza/Bertoni - anima a partire dalle suggestioni delle foto di Sebastião Salgado. E alle ore 20.30, al Teatro Zandonai, un’altra prima di rilievo, il lavoro ‘Le chant des ruines’ della coreografa belga Michèle Noiret, ‘un trattato sulla catastrofe’ ecologica, allestito in collaborazione con David Drouard, con in scena cinque danzatori e l’ausilio di riprese video live di grandi dimensioni.
Donne e post-colonialismo sono al centro dell’intenso assolo di Dorothée Munyaneza, artista franco-ruandese che sarà sul palco di Oriente Occidente con ‘Toi, Moi, Tituba…’ un lavoro dedicato alla storia di Tituba, donna, nera e considerata strega, che pone numerose domande sulla relazione tra violenza, genere e colore della pelle (8 settembre, ore 20.30, Auditorium Melotti).
Sempre l’8 (ore 18.30 e 19.30, al Mart), il coreografo romano Enzo Cosimi presenta tre lavori - un assolo, un duetto (con la danzatrice roveretana Alice Raffaelli) e una video installazione - riuniti sotto il titolo ‘Pier Paolo Pasolini/Elogio alle barbarie’.
Il 9 settembre, dopo quattro appuntamenti con la performance itinerante ‘Riflessi. Le pieghe dell’acqua’, esplorazione urbana curata dall’artista roveretana Francesca Bertolini, gran colpo di chiusura delle danze con ’Sol Invictus’, ultimo lavoro del coreografo franco-algerino Hervé Koubi, una festa a ritmo sfrenato con ben 17 performer in scena (ore 20.30, Teatro Zandonai).
Contano tanto anche sulla musica le ultime due serate del Festival. Al Giardino delle Sculture del Mart, l’8 settembre alle 22, il trio Monsieur Doumani, acclamato in tutto il mondo per le riletture innovative e divertenti della tradizione musicale cipriota, presenterà il suo quarto album, ‘Pissourin’.
A chiudere il Festival sarà Baba Zula, in arrivo dalla Turchia dopo un tour mondiale che ha toccato Tokyo e New York, Nuova Delhi e San Paolo, per far ballare la città per un’ultima serata di grande festa (9 settembre, ore 22, Giardino delle Sculture del Mart).