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Quando ‘il milanese imbruttito’ non faceva proprio ridere: Testori riproposto nell’eterna capitale del ‘dio dané’

La locandina di ‘Regredior’ di Roberto Trifirò all’Out Off.

Questo inizio marzo all’insegna del centenario di Giovanni Testori presenta a Milano una sequenza di appuntamenti insoliti e fuori schema, che spettinano un po’ l’immagine laccata della città affluente e progressista, come pure l’antico pregiudizio contro ‘il secondo Testori’, il convertito integralista, l’intellettuale organico a Comunione e liberazione, l’opinionista che ha osato ereditare lo spazio che fu di Pasolini ‘corsaro’.

Al Teatro Franco Parenti, in primo luogo, fino al 5 marzo è in cartellone la nuova versione del classico testoriano forse più conosciuto, ‘La Maria Brasca’, che da ormai trent’anni resiste su quello stesso palcoscenico con la consolidata regia di Andrée Ruth Shammah. ‘Una donna indimenticabile che grida al mondo la potenza della passione, l’amore per la vita vissuta fuori da ogni costrizione, convenzione o compromesso’.

Questa è la sintesi che fa la stessa Shammah delle caratteristiche di un personaggio che fu portato al successo negli anni Sessanta da Franca Valeri al Piccolo Teatro, con la regia Mario Missiroli, e successivamente da Adriana Asti, nelle ripetute riprese al Parenti che datano ormai al 1992. Adesso, per il ruolo di protagonista, è il turno di Marina Rocco, attrice che ha conquistato anche una certa notorietà cine-televisiva, e si è affermata con una decennale militanza teatrale nella scuderia della stessa Shammah al Parenti e accanto a Filippo Timi.

Decisamente diversa sarà invece la proposta di rilettura di Testori che si terrà al Teatro Oscar, una sala milanese semicentrale, dove si notano le presenze di alcuni intellettuali cattolici cresciuti nel movimento di don Giussani e dell'attore comico del celebre Trio, Giacomo Poretti. Una grande storia si cela dietro al logo del premio hollywoodiano, che in questo caso sarebbe un acronimo in maiuscolo, OSCAR, e sta per Opera Scautistica Cattolica Aiuto Ricercati, ovvero un gruppo di coraggiosi scout antifascisti che furono molto attivi anche a nascondere ebrei, ricercati, perseguitati politici e renitenti alla leva repubblichina.

In questo luogo insolito, al riparo dai grandi circuiti, dal 3 al 5 marzo andrà in scena ‘A te come te’, firmata da Marco Martinelli e Ermanna Montanari per il Teatro delle Albe (con Ravenna Teatro e gli Incamminati): è una sorta di ‘reading’ teatrale di tre articoli sulla violenza contro le donne che Testori scrisse per ‘Il Corriere della Sera’ tra il 1979 e l’80. ‘Testi che’, spiegano i registi, ’potrebbero essere stati scritti oggi perché provano a far luce sull’oscura malìa che incantena il maschio alla sua lingua prevaricatrice: l’omicidio di una bambina, un matricidio, e infine la richiesta che Testori fa allo Stato italiano di una legge che difenda le donne dalle violenze’.  

Infine, ma certo non per ultimo, all’Out Off dal 9 marzo al 2 aprile va è in programmazione il primo allestimento di ‘Regredior’, un singolare ‘romanzo teatrato’ - secondo la definizione dello stesso Testori - che risale al 1992 e fu terminato nel ’93, con l’autore ormai in punto di morte. ‘Regredior’ si annuncia come un pugno nello stomaco alla ricca e distratta Milano (il 13.3 alle 18.30 si terrà una presentazione curata da Giuseppe Frangi, opinionista e critico d’arte nonché nipote e custode dell’eredità culturale di Testori).

La messa in scena di ‘Regredior’ è tutta nelle mani di un personaggio di casa all’Out Off, Roberto Trifirò, che firma la regia e sale sul palcoscenico come attore. ‘Il protagonista, Torquato, è un clochard lombardo – beckettiano, vicino alla vecchiaia – respinto e perseguitato dalla società perbenista’, spiega Trifirò: ‘passa le sue giornate “de cuntra al mur che poi l’è de marmu, della cà de Diu”, il Duomo di Milano, leccando la “pissa” dei passanti.

Attraverso il flusso tragicomico delle sue parole percepiamo le memorie frammentate della sua vita, – una sorta di autoanalisi e sincera confessione al pubblico della sua mente – e partecipiamo alle vicissitudini, reali e surreali, di quest’uomo che vive fino in fondo la sua condanna – feticista, la sua “maledissione e benedissione, come egli stesso la definisce, fino a conquistare la salvezza e la sua vittoria di reietto immergendosi nell’abbassamento e nella regressione. Una banda di teppisti – motociclisti, di “usseri del casso”, di angeli sterminatori metropolitani, lo massacrerà di botte, mettendo fine alla sua vita. L’empietà della “città -civis”, di una Milano che ha degradato la sua cultura e il suo tessuto morale, si manifesta brutalmente’.


Per concludere, le parole di Testori, anche queste così attuali, trent’anni dopo: ‘Milano è una città dolente e dolorosa, offesa e offendibile, al limite dell’indifferenza. Questo è il prodotto della babelica, ricca, idiota costruzione sociale basata sulla finanza, sull’arrivare. Milano è cresciuta in questo senso in modo eccezionale e ne sente l’offesa. I problemi di Milano non si possono risolvere solo urbanisticamente; l’uomo moderno, anche quello milanese, deve capire che non si può porre una città sotto l’egoismo’.

Marina Rocco con Filippo Lai in ‘La Maria Brasca’ al teatro Parenti

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