

Identità, che parola sconvolgente nell'Europa di oggi: 'Parallax' e pochi altri appuntamenti imperdibili
09.03.2025
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Con il ritorno a Vienna di Milo Rau s’apre un periodo di grande impegno per il regista guru svizzero-tedesco, che coincide peraltro con una contingenza politica anche europea davvero particolare, con l'incertezza sul futuro dell'Austria dopo la vittoria elettorale della Fpö, il partito di destra xenofoba, con il passaggio anche del Belgio a un premier sovranista e l'incognita del voto in Germania dove è prevista l’avanzata del partito d’estrema destra AfD.
Rau sta ultimando il programma delle sue Wiener Festwochen, reduce da una lunga trasferta a Mosul con Ursina Lardi per preparare sul campo il prossimo spettacolo che avrà per titolo ‘Die Seherin - The Seer’. Ovvero, in italiano, La veggente, stando all'annuncio ufficiale di Biennale Teatro Venezia, dove Lardi verrà insignita del Leone d'argento e chiuderà con questo nuovo lavoro scritto insieme con Rau, il 12/13 giugno, la prima rassegna guidata da Willem Defoe (di cui s'intravedono i contorni di grande impegno e di celebrazione della Rivoluzione teatrale degli anni Settanta)
Rau sta seguendo anche l’allestimento di un altro suo spettacolo, già annunciato in apertura di festival viennese, con la prima mondiale il 18 maggio: s'intitola ‘Burgtheater’, come appunto la storica istituzione teatrale viennese, che è stato uno dei più importanti palcoscenici di lingua tedesca.
Il lavoro nasce da un testo maledetto, molto contestato e mai rappresentato del Premio Nobel per la letteratura Elfriede Jelinek, che ha per tema proprio la condiscendenza-complicità degli austriaci nei confronti del nazismo, e in particolare appunto di una delle più importanti famiglie del teatro europeo.
Un tema decisamente spinoso, oggi più che mai, quello delle radici profonde dell'ideologia poi sfociata nel nazismo, in tutti i popoli di lingua tedesca. L'argomento peraltro fu affrontato anche da Thomas Bernard negli anni Ottanta, con 'Heldenplatz', una delle opere teatrali più importanti dello scrittore austriaco.
Già subito dopo la vittoria di Donald Trump, Rau è stato in pratica l’unica personalità di primo piano del mondo del teatro a schierarsi tempestivamente in campo: nell’ambito del suo tour ‘Resistance, Now!’ ha dato vita addirittura a una sorta di contro-cerimonia per l’insediamento del nuovo Presidente americano, il 20 gennaio, con la contemporanea lettura, in inglese da New York e in tedesco da Mosul, della nuova opera anti-trumpiana, scritta a caldo sempre da Jelinek, ‘The Second Coming’ (che è una sorta di sequel di ‘Am Königsweg / The Burgher King’ di otto fa).
Questo lavoro che Rau stesso definisce ‘dark, prophetic play’ è stato subito tradotto in inglese da Gitta Honegger, e le due letture sono state trasmesse contemporaneamente dalla piattaforma televisiva collettiva Howlround, dove si possono ancora vedere in streaming: interpretavano il testo da New York, nel Martin E. Segal Theatre Center, l’attrice e attivista Nicole Arsani-Cox, e da Mosul, nella scuola di cinema fondata anni fa dallo stesso Rau, la nostra prossima Leonessa d’Argento Ursina Lardi.
E non è che l’inizio. Oltre al tema dell'arrendevolezza del teatro e della società borghese di fronte al nazismo, che è il cuore dello stesso spettacolo 'di e con' Janicek (la scrittrice-Nobel sarà in scena anche come interprete) che Rau presenterà a Vienna in apertura, anche l’altro nuovo lavoro che firmerà con Ursina Lardi, ‘La Veggente’, liberamente ispirato al Filottete di Eschilo, si gioca sui grandi temi relativi alla parola dell’inganno e a quella della verità, al linguaggio e alla vista.
Filottete è un riferimento particolare anche nella storia recente del teatro germafono: nel 1968 dalla Germania dell'Est presentò la sua versione militante di 'Philoktet' Heiner Müller, il più famoso drammaturgo di lingua tedesca dopo Brecht, salvo poi sul finire degli anni Settanta rivederla radicalmente, considerandola un'interpretazione 'stalinista'. Da quel che pare d'intuire la nuova versione di Lardi-Rau, con le parti filmate appena girate a Mosul (dove Rau aveva ambientato una sua Orestea nel 2018), fa leva sull'idea della funzione sociale del teatro come luogo di condivisione della sofferenza.
Non è solo dal toccante 'Everywoman' post-Covid che si data la collaborazione di Rau con la straordinaria attrice d’origine svizzera. Lardi, una delle punte di diamante dal 2012 della Schaubühne di Berlino, è abituata a lavorare con il fior fiore dei registi: in questo momento sono ancora nella programmazione del teatro berlinese, oltre a 'Eberywoman' con Rau, anche altri due suoi recenti spettacoli, 'Bad Kingdom' di Falk Richter e la nuova versione del 'Matrimonio di Maria Braun' fassbinderiano per Thomas Ostermeir.
Con Rau, a dire il vero, Lardi ha fatto il primo salto come co-autrice ormai una decina d’anni fa, quando allestirono insieme ‘Compassion. Storia della mitragliatrice’, che sul sito ufficiale del regista, IIPM (International Institute of Political Murder), viene definito ‘doppio monologo semi-documentario, basato su interviste con lavoratori delle ONG, volontari, sacerdoti e vittime delle guerre in Africa e in Europa’.
In quell’occasione la straordinaria capacità di verità della Lardi, con uno stile freddo-glaciale di recitazione, fu scoperta anche nell’Europa non germanofona e nemmeno i critici dei giornali moderati e di destra si sono potuti esimere da elogi imbarazzanti nei suoi confronti.
Nella stessa sala principale dell’Arena del Sole di Bologna in cui fu ospitata proprio la prima italiana di ‘Compassion’ (co-prodotto da ERT Emilia Romagna Teatro e altri teatri europei), è atteso un selezionatore di Wiener Festwochen per la prima, giovedì 27 febbraio, di ‘A Place of Safety - Viaggio nel Mediterraneo centrale’ di Kepler-452.
Pressoché unico caso italiano di teatro di realtà che si confronta con il tema dei soccorsi in mare ai migranti, così incandescente anche solo dal punto di vista politico, è uno spettacolo complesso e impegnativo. Per il precedente ‘Il Capitale’ a Kepler-452 è arrivato l’invito al prestigioso Find di Berlino, il festival delle nuove drammaturgie di casa Schaubühne, e non può essere che con questo ‘A place of Safety’ si guadagnino solo una qualche segnalazione alla Casarini da whatsapp!
Battute a parte, il varo del nuovo spettacolo kepleriano colpisce particolarmente perché mette in luce la singolare distrazione politico-culturale che si nota sempre di più nel mondo del teatro istituzionale italiano.
Si prediligono, purtroppo con la complicità delle cricche dei vari esperti, comode vie di fuga dalla realtà di un teatruncolo dell’Intrattenimento pseudo-cult, o celebrazioni anodine di un passato di Grandi figure, peraltro mai messe veramente in discussione e perlopiù tradite in primo luogo sul piano estetico.
Oggi in Italia sembra che non ci sia nemmeno il coraggio di armare qualche sana vecchia polemica contro gli ‘Engagés’, e in favore di una funzione più tradizionale del teatro: l'unica ideologia ancora vigente, nonostante lo sfacelo prodotto dal neo-liberalismo, è il presunto marketing.
In ogni caso, tornando all'esempio di Rau, pare che tiri sempre più dritto per la sua strada militante e vedremo appunto come declinerà, aldilà dei suoi stessi spettacoli, questa nuova fase al festival di Vienna del 2025 e quante altri nuove produzioni di forte impegno politico e sociale riuscirà a promuovere, come nel '24 ha voluto tenere a battesimo 'Parallax', per citare solo il primo clamoroso esempio.
Intanto ‘Resistance Now! Tour' macina tappe: dopo l’uscita anti-Trump di fine gennaio, e il discorso del giornalista Robert Misik alla grande manifestazione democratica di Monaco dell’8 febbraio, c’è una certa attesa per l’Opening speech del 12 marzo al Forum for Performing Arts di Berlino, dove è invitata anche Florentina Holzinger che ha affiancato Rau nel varo della prima 'rivoluzione' viennese ormai un anno fa.
L’esempio di Rau, che ha scelto con decisione la strada militante, fa impressione proprio il momento storico in cui cade questa sua accelerazione verso una vera e propria azione teatrale d’intervento politico, sempre con i piedi ben piantati nel suo ormai canonico ‘teatro documentario di realtà’ - di cui peraltro si potrà vedere l’eccellente nuovo pezzo ‘Medea’s Children’, a Milano Triennale Teatro l’1-2 marzo.