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Un elenco Piccolo e illuminante di buone letture per la prossima stagione

Antonio Latella, foto Masiar Pasquali

 In occasione della presentazione della prossima stagione del Piccolo Teatro, si poteva provare una certa piacevole emozione ‘liminale’ (per dirla con un aggettivo esibito dal direttore del Piccolo Claudio Longhi più di una volta, durante la sua introduzione) dinanzi alle bacheche con appoggiati sopra i libri scelti dai registi e da qualche attore degli spettacoli annunciati in cartellone, un volume per ciascuno, con relativo cartellino colorato recante il nome del famoso suggeritore.

 Verrebbe la tentazione di usare di questo slittamento, 'semantico' e forse pure liminale, verso la lettura, soprattutto di romanzi, del gioco proposto ai protagonisti di una stagione teatrale impostata sulla riaffermazione ‘della centralità della verbalità’.

Non è il caso di aprire così il discorso sul cosiddetto ‘teatro di parola’, che stando allo sguardo di Longhi, con un evidente filtro sia generazionale sia di scuola ronconiana(1), torna al centro delle scene dopo l’onda lunga del post-post-drammatico.

(1) Il filo rosso di questa singolar tenzone risale addirittura a una presa di posizione di Pier Paolo Pasolini, nel 1968, anno chiave in cui il regista, e intellettuale profetico, andava definendo la sua linea di ‘reazione’ al movimentismo montante. E ancora negli ultimi giorni Luca Ronconi, scomparso nel 2015, parlava con sollecitudine della necessità di questa svolta indietro, alla parola. Peraltro, quarant’anni prima, lo stesso Ronconi consacrò i grandi maestri del ‘teatro povero’, riunendoli da mezzo mondo in una storica Biennale di Venezia del ’75 (2).

(2) E’ quella profonda trasformazione che ha poi prodotto (con la sollecitazione anche dell’arte visiva, ormai sconfinata verso la performance e la scena), tutto il meglio del teatro successivo, via via fino al cosiddetto post-drammatico e/o neo-tragico contemporaneo (3).

(3) Di cui peraltro, alcuni straordinari esempi - purtroppo per niente o poco noti nei teatri pubblici italiani - come Jan Lawers di Need Company, potrebbero dare validissime lezioni anche di ‘teatro di parola’. Per non dire del teatro-danza. Fine della note, per fortuna!

 Tornando in tema, le scelte di libri da leggere mostrate al Piccolo offrono vari spunti di considerazione e sono un modo inconsueto di prendere nota di quel che ci si può aspettare da una stagione che si aprirà con la ripresa de ‘Il Barone Rampante’ da Italo Calvino, il 27 settembre.

Oltretutto, avvicinandosi l’estate e le vacanze, durante le quali si possono cogliere meglio le occasioni di lettura, sicuramente questa biblioteca provvisoria presenta validi consigli.

Prima di tutto colpisce l’elenco degli autori più segnalati:

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Fëdor Dostoevskij 4, con quattro diversi romanzi

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- ‘I fratelli Karamazov’ è la ponderosa opera scelta dalla prima (e unica donna) tra i ‘registoni’ d’Italia, Emma Dante, impegnata di nuovo al Teatro Studio Melato con ‘Re Checchinella’, ancora da ‘Lo cunto de li cunti’ di Basile;

- ‘L’idiota’ è sponsorizzato dal Valter 'tre-vite' Malosti, pluri-regista, nuovo direttore dell’Emilia Romagna Teatro e ora pure attore in scena, nel suo stesso ‘Antonio e Cleopatra’ da Shakespeare;

- ‘Umiliati e offesi’ è il titolo che piace a Carmelo Rifici, colonna del Piccolo e del Lac di Lugano, in scena con un cast da 3 righe di nomi per ‘La pulce nell’orecchio’ di Georges Feydeau

- ‘Delitto e castigo’, infine, porta il timbro di Roberto Sturno, alter-ego di Glauco Mauri, impegnato a teatro con ‘Interno Bernhard’.

(Grazie al grande vecchio Mauri, di cui è stato annunciato il ritiro dalle scene, è entrato nell’elenco dei libri del Piccolo anche lo struggente ‘L’ultimo nastro di Krapp’ di Samuel Beckett).

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Peter Brook 3, e con tre diversi libri

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- ‘Lo spazio vuoto’, il più classico pamphlet del regista scomparso l’anno scorso, è indicato da Andrée Ruth Shammah, in momentaneo prestito dal suo Teatro Franco Parenti, per la ripresa del suo storico ‘I Promessi sposi alla prova’ da Giovanni Testori;

- ‘La porta aperta’, una raccolta di conferenze tradotta in Italia nel 2005, è invece la scelta brookiana dell’attore Filippo Nigro, di cui il Piccolo ripropone ‘Every Brilliant Thing’, che ha la regia di Fabrizio Arcuri;

(il quale Arcuri si conferma intellettuale di una certa singolarità, proponendo al pubblico di leggere ‘L’arte sopravvivrà alle sue rovine’ di Anselm Kiefer);

- ‘Il punto in movimento’, che riunisce scritti sparsi da Brook nei primi 40 anni di carriera, è segnalato da Emanuela Giordano e Giulia Minoli, che presenteranno l’ultimo capitolo del documentario teatrale sulla legalità ‘Se dicessimo la verità’.

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David Foster Wallace 3, con due titoli

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- ‘Infinite Jest’, il capolavoro di DFW, impegno originale da 1079 pagine più 388 note, porta sia il cartellino del grande Antonio Latella (quest’anno, purtroppo, nessun ‘Amleto’ da guru: con Sonia Bergamasco ‘Locandiera’, Latella punta a fare il pieno al botteghino, ma curerà anche la piccola 'Bottega Amletica Testoriana’ del Piccolo) sia dei Sotterraneo (alle prese con l’impervia riscrittura di ‘Fahrenheit 451’ tradotto in ‘Il fuoco era la cura’); 

- ‘Caro vecchio neon’, il monologo post-mortem di un impostore, un racconto contenuto nel volume ‘Oblio’, è stato invece scelto da Liv Ferracchiati, che presenterà una sua versione de ‘Il Gabbiano’, dal titolo guardacaso poco cechoviano e molto DFW, ‘Come tremano le cose riflesse nell’acqua’. 

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Thomas Mann 2 titoli

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- ‘I Buddenbrook’ ripescato dal regista Andrea Baracco, anche lui impegnato con la compagnia Mauri Sturno per ‘Interno Bernhard’; 

- ‘Tonio Kröger’ porta il sigillo dell'impegno di Francesco Alberici: proporrà uno spettacolo che ha per tema la realtà sociale, cioè il lavoro precario, pur con il titolo giocoso’ Bidibibodibiboo’.

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Thomas Bernhard 2 (per non parlare dei 2 in scena)

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Senza considerare i due titoli in scena per l’Interno con Mauri, ovvero ‘Il riformatore del mondo’ e ‘Minetti’, nelle librerie erano esposti di Bernhard:

- ‘A colpi d’ascia’, consigliato da Federica Fracassi: sarà impegnata con Fanny&Alexander nell’invero ardua trasposizione teatrale di ‘Trilogia della città di K.’ di Agota Kristof;

- ‘Antichi maestri’, forse per la proverbiale nausea così ben aggettivata dal protagonista (è tutto ‘abietto, ridicolo, orrendo, sgradevole, insopportabile, ripugnante, disgustoso, ignobile, abominevole’), piace a Pascal Rambert, che proseguirà con ‘Durante’ la sua trilogia meta-teatrale inaugurata con ‘Prima’.

- continua, per le letture più imprevedibili -

Un angolo della bacheca di libri al Piccolo Teatro Grassi il 24 maggio

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