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Woody-William nel Sotterraneo, Neri per Cechov

 Per l’occasione potremmo chiamarlo Woody ‘William’ Neri, e non solo per una questione d’iniziali del nome di battesimo. Stiamo parlando dell’attore e mattatore di ‘Shakespearology’, a cui è toccato il compito d’inaugurare in scena a Milano il trittico di spettacoli scelti per presentare al pubblico del Piccolo Teatro il lavoro di Sotterraneo, collettivo teatrale chiamato a far parte degli Artisti Associati a via Rovello, ovvero delle nuove tessere di un progetto di rinnovamento che Claudio Longhi sta cercando di costruire nell’istituzione fondata da Grassi e da Strehler. Ma non perdiamoci nei bla-bla di politica teatrale, limitandoci a registrare i generosi applausi di una platea entusiasta che appariva davvero meno ‘borghese milanese’ e agée del solito.

 Torniamo un attimo al nostro ‘doppia W’ Neri: si presenta in scena mostrando una certa somiglianza alla persona-mito di Shakespeare, così come ci è stato consegnato, con tanto di collare inamidato, dalla pur scarna iconografia tradizionale (che non si sa poi quanto sia attendibile, ma questo è un altro discorso che porta molto lontano). Una volta fatto scattare il relais, pian piano rinchiude lo spettatore nella trappola del Sotterraneo e lo trascina, da protagonista-entertainer, dentro a un mondo di battute, paradossi, citazioni e cambi di registro.

Attore consumato e sperimentato, con un curriculum di due o tre pagine e non pochi link con quella scena teatrale che i suoi conterranei ‘sotterranei’ (toscani fiorentini) deridono garbatamente, Neri ha modo di dar prova anche della bravura come cantante e chitarrista. Diciamo pure che a questo livello, il nostro Woody mostra un notevole coraggio, passando da Tom Yorke dei Radiohead a Domenico Modugno, ma questo è un discorso che andrebbe affrontato a parte: quel che vien da notare in prima battuta di Neri alla chitarra dopo ‘Shakespearology’, è che ‘il destino inscritto nel nome’ evidentemente riguarda l’ascendenza con Guthrie, Woodrow Wilson detto appunto Woody, e non certo con Allen.      

 Così persino i più tenaci dramaholics faticano almeno una buona mezz’ora prima di riuscire a riconoscere, dietro al mirabolante pseudo-William S., lo stesso interprete che ancora pochi mesi fa si calava così bene nello smarrimento e nella frustrazione del cechoviano Zio Vanja, in una nuova versione teatrale intitolata ‘Zio Vanja - un’indagine sulla ferocia’, presentata al teatro Fontana.

A onor del vero, per comprendere quanto davvero non sia tutto oro quel che luccica, trattasi di un’altra prova non facile per Neri, dato che il lavoro di regia di Simona Gonella ha portato il testo in una direzione singolare e peraltro molto femminile, con la scelta di introdurre l’inedita figura della narratrice in scena, sulla base degli appunti di Stanislavskij, affidandola al talento straordinario di Anna Coppola, che è impegnata in una doppia parte, e recita pure la vecchia balia… Lanciata nel giugno del 2022, questa produzione Elsinor/Teatro Metastasio è ancora annunciata in cartellone nel 2023, e tornerà in scena anche a Milano. Complimenti a Woody, e in bocca al lupo della ferocia a Neri.


 Nella foto di Francesco Niccolai, Woody Neri in ‘Shakespearology’ di Sotterraneo 

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